Medico assolto Non è reato farsi timbrare il cartellino
Medico assolto Medico assolto Non è reato farsi timbrare il cartellino MILANO. La corte d'appello di Milano ha riformato una sentenza con la quale il tribunale di Conio aveva condannato il 7 ottobre di due anni fa la dottoressa Francesca Morabito, della Usi comasca, accusata di falso ideologico per avere incaricato un collega di timbrare per lei il cartellino delle presenze. I giudici di secondo grado hanno osservato che la decisione di far timbrare il cartellino a un collega può essere deprecabile, ma in sé non ha rilevanza penale in quanto non prova la volontà assenteista di chi ricorre all'espediente. Il fatto che ha determinato il rinvio a giudizio della dottoressa Morabito avvenne il 30 luglio 1993 alla Usi 11 di Como, dove la donna svolgeva mansioni di medico chirurgo. Alle 17,10 la Morabito fece timbrare il cartellino d'uscita da un'infermiera. Il suo coinvolgimento nacque dal fatto che già in altre occasioni erano avvenuti episodi analoghi con altri dipendenti e la Usi aveva deciso di svolgere accertamenti. Furono raccolte cinque testimonianze di persone che all'ora registrata non avevano visto la Morabito accanto alla macchina timbratrice. Ma non furono mai trovati testimoni che videro uscire prima la dottoressa e in realtà il periodo vuoto era di due ore in quanto fino a pochi minuti dopo le 15 la Morabito era stata vista in servizio. Altri testi ricordano che qualche volta il medico in questione andava al bar per assumere medicinali. La corte ha valutato queste circostanze e ha modificato la sentenza di primo grado, sostenendo che in un atteggiamento come quello contestato all'imputata può essere ravvisabile l'elemento necessario per avviare un procedimento disciplinare, ma non è giusto conferirgli rilevanza penale perché non c'è la prova della volontà di hodare il datore di lavoro. lAnsa]
Persone citate: Conio, Francesca Morabito, Morabito
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