«Questi sono comunisti che mi piacciono»

«Questi sono comunisti che mi piacciono» LO ZAR TRIONFANTE «Questi sono comunisti che mi piacciono» // leader russo: Ziuganov invece è un fanatico B: SHANGHAI ORIS Eltsin arriva all'Hotel Jin Jiang Tower di Shanghai in perfetta forma. Tanto sembrava provato dalla fatica a Pechino, il giorno prima, quanto sprizza vitalità il giorno dopo. E, visto che il generale Korzhakov, capo della guardia presidenziale, sembra distratto, Boris ne approfitta. Basta una domanda lanciata a breve distanza nel sontuoso atrio dell'albergo di Stato perche il Presidente si fermi sorridente a scambiare qualche battuta. La vigilanza, colta di sorpresa, arriva in ritardo. Quella mssa addirittura dopo quella cinese. Boris Nicolaevic, che impressione ha ricavato dalla riforma cinese? «Non sono venuto qui per studiare la riforma cinese, naturalmente. Lei sa che c'era un programma molto fitto. Abbiamo firmato quindici documenti di intesa. Ma in fondo avevo visto solo Pechino, nel 1992, e quando mi hanno proposto di vedere anche Shanghai ho accettato con piacere. Certo, quello che ho visto mi sembra molto interessante. A me pare che qui stiano cercando di costruire un socialismo di mercato con i tratti cinesi. Insomma, mi capisce? Tengono conto delle caratteristiche, della storia del loro Paese. Be', anche noi, in Russia, stiamo facendo il mercato, ma mica copiamo il capitalismo! Anche noi partiamo dalle nostre caratteristiche specifiche...». Certo è che lei sembra trovarsi bene con questi comunisti cinesi. Può dirci che differenza c'è tra loro e i comunisti di casa, quelli di Ziuganov? Eltsin si cimenta in una delle sue proverbiali successioni di smorfie che anticipano, come il lampo il tuono, una battuta di quelle che resteranno nell'aneddotica presidenziale. Come previsto la battuta arriva, accompagnata dal gesto del dito indice puntato contro la tempia e il polso ruotante attorno all'asse del braccio: «C'è una bel¬ la differenza: quelli sono dei fanatici, questi sono dei pragmatici!». Ma il viaggio dall'aeroporto al centro di Shanghai, attraverso il quartiere nuovo di zecca di Pudong, la principale zona di sviluppo della città, ha impressionato anche Naina Eltsina. Quello che a Mosca è quasi impossibile - avvicinare la famiglia presidenziale - qui a Shanghai diventa facilissimo. Nell'albergo Jin Jiang, al centro del vecchio quartiere delle concessioni coloniali, si può incontrare in ascensore la moglie del Presidente russo e chiacchierare tra un piano e l'altro, anche perché un guasto ha mosso fuori uso tre dei sei lift centrali e gli ascensori si formano a tutti i piani del colosso, che ne ha 42 in tutto. Così c'è tempo. Che ne dice della «perla dell'Asia»? «Sono impressionata - rispondo Naina -. Si costruisce dappertutto. Anche Pechino, devo diro, è irriconoscibile, ma Shanghai è incredibile. E poi si avverto una grande disciplina, lavorano con coscienza, fanno sul serio». E, signora, non ha paura che suo marito si stanchi troppo? «Certo che sono prooccupata. Ma chi può fermarlo? Anche oggi non è stato formo un solo minuto...». Ed è nell'ascensore, naturalmente, che si può trovare anche il capo dei pretoriani del Cremlino, Aleksandr Korzhakov. Circola voce che Eltsin ha in programma nel mese di maggio ben quattordici viaggi elettorali fuori di Mosca. E' vero? «Non è vero - borbotta il fido Sasha -, ma è vero che progetta di visitare quattordici regioni». Be', non fa molta differenza. Vuol dire una regione ogni due giorni. Un bel ritmo, da sfiancare anche un giovanotto. E il Presidente non è poi né così giovane né così sano. Non le sembra troppo? «In effetti mi sembra troppo». Giulietta Chiesa Il presidente russo Eltsin <.zn la moglie Naina all'arrivo a Shanghai ifotoap]