La grande pace dell'Amur Eltsin firma in Cina il patto sui confini

4 Smilitarizzati 7500 km di frontiera, aderisce tutta l'ex Urss la grande pace dell'Amar Eltsin firma in Cina ilpatto sui confini SHANGHAI DAL NOSTRO INVIATO Qualcosa come 7500 chilometri di frontiere asiatiche dovrebbero da oggi coesistere in pace. 1 Presidenti di cinque Stati hanno firmato un accordo storico di smilitarizzazione delle loro frontiere ponendo le basi per una normalizzazione che, nelle intenzioni, dovrebbe essere di durata secolare. Jiang Zemin, presidente della Cina e capo del comunismo cinese in via di capitalizzazione, ha ospitato nella più esplosiva città della nuova prosperità cinese i presidenti delle ex Repubbliche comuniste della ex Unione Sovietica che si allacciano sulla Muraglia: Emomali Rakhmonov di Tagikistan, Askar Akaev di Kirghizia, Nursultan Nazarbaev di Kazakistan e Boris Eltsin di Russia. Per stabilire che nessuno dei contraenti attaccherà gli altri, che non ci sal'.inno esercitazioni militari provocatorie nei pressi dei confini e che, in prospettiva, verranno concordate misure coordinate per ridurre gradualmente." ogni forma di presenza militare sui confini. E' la prima volta che un trattato del genere viene firmato in Asia. Shanghai torna alla ribalta continentale dopo lo storico comunicato congiunto sino-americano che, il 27 febbraio 1972, condusse alla normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Pechino e Washington con la visita di Richard Nixon. Se si aggiunge che Mosca e Pochino hanno, per conto loro, sistemato ormai quasi definitivamente le questioni rimaste in sospeso per oltre 150 anni lungo i 4259 chilometri che le separano e uniscono, si può concludere che ci troviamo di fronte a una nuova configurazione di equilibri asiatici destinata a influire positivamente sul clima politico dell'intero continente. Se non l'osse che il presidente Eltsin si è fatto ieri prendere la mano da un eccesso di entusiasmo, caricando qua e là la «partnership» con la Cina di toni esplicitamente antiamericani. Jiang Zemin - che pure avrebbe piii di un motivo di contrasto con Washington - non gli ha fatto eco, ma Eltsin è andato giù con pesantezza insolita per¬ fino per lui. Incontrando gli uomini d'affari di Shanghai nell'Hotel Mandarin, appena arrivato da Pechino, ha sparato una dietro l'altra una serie di possenti bordate che a Washington, in condizioni normali (cioè non elettorali), avrebbero provocato di certo risposte abbastanza aspre. «Non c'è coppia al mondo ha esclamato il leader russo che possa eguagliare quella tra Russia e Cina (...), non c'è nessun'altra accoppiata che possa rendersi reciproci servigi dello stesso livello. Qualcuno dovrebbe tenerne conto». E, affinché non restassero equivoci, Boris Eltsin ha poi aggiunto: «Io non invito alla guerra fredda. Noi rispettiamo gli accordi con gli Stati Uniti, riduciamo le armi nucleari come convenuto, naturalmente su basi di parità, ma (...) riflettano altri Paesi sul significato dell'ac¬ coppiata Russia-Cina. La Russia finalmente si è svegliata e nessuno potrà fermarla. La Cina, dal canto suo, s'è già svegliata da un pezzo. E sarebbe opportuno che nessuno andasse a cercare pulci sul grande corpo della Cina». Il riferimento, evidente, è alle polemiche sinoamericane in tema di diritti umani. Eltsin sembrava ieri parlare come se avesse dovuto in¬ goiare qualche rospo sotto pressione degli Stati Uniti. Non si spiegherebbe altrimenti questa esplosione di acrimonia in un momento, per giunta, a lui particolarmente favorevole. A meno che tanta retorica antiamericana non sia semplicemente un artificio congiunturale di carattere pre-elettorale: per guadagnare voti nell'opinione pubblica nazional-patriottica. [g. e] 4 Eltsin stringe la mano al presidente cinese Jiang [foto rfutf.r)