L'odio? Vale una vita di Pierluigi Battista
Politici, stipendi bassi per amor di Patria; la musicalità degli alani Allusioni, minacce, veleni: così duellano gli intellettuali L'odio? Vale una vita ROMA EDERICO Zeri, da molti anni, ritiene di avere motivo di odiarmi, con tutte le conseguenze del caso, avendogli io fatto un torto nell'anno 1980». C'è qualcosa di commovente nell'impudica sincerità con cui Claudio Strinati, replicando su Repubblica alle critiche di Zeri a proposito della mostra romana su Caravaggio, disseppellisce per il pubblico immarcescibili rancori che risalgono alla notte dei tempi. Come per il protagonista dei Duellanti in cui l'ossessione non si stempera con il passare degli anni e dei deceimi ma conserva vivissima la sua virulenza come il primo giorno, lo stesso accade per chi ritiene che ciò che accade oggi trovi le sue ragioni profonde e inconfessabili in un'epoca lontanissima eppure determinante per fissare il destino di tutta una vita. L'odio tra gli intellettuali si alimenta sovente di questi sentimenti e risentimenti. Scrittori che si adontano per una stroncatura e giurano eterno odio allo stroncatore. Professori che si guardano in cagnesco per un concorso che non è andato nel verso voluto. Critici d'arte in guerra permanente per un'attribuzione o un'expertise. Architetti che si sbranerebbero per una committenza strappata con metodi poco ortodossi. Sodalizi letterari che si infrangono per un parere editoriale negato. Tutta una ragnatela di allusioni, di proclami minacciosi, di lotte sotterranee che movimentano la psicologia collettiva del «ceto dei colti» e che esercitano la loro venefica influenza come marchi indelebili, torti mai perdonati, pulsioni vendicative che non aspettano altro che l'occasione per sfogarsi. Nella Donna della domenica Frutterò e Lucentini fissarono con il personaggio dell'americanista Bonetto, ansimante su un domestico vogatore mentre ripassa mentalmente la micidiale replica a un suo stroncatore, il prototipo dell'intellettuale abitato da rancori insanabili. «Zeri, nel 1976...», continua imperterrito Strinati nella sua controffensiva. Dall'81 si passa al '76: cinque anni nella psicologia del rancore sono solo un attimo, l'anello di una catena ininterrotta. Il tempo non passa per l'intellettuale-duellante. Pierluigi Battista
Persone citate: Bonetto, Claudio Strinati, Lucentini
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