E CADUTO UN DOGMA di Igor Man
La saga ili un perseguitato E' CADUTO UN DOGMA Stato ebraico. Un dogma è caduto. Nel novembre del 1988, dopo la seduta di Algeri, che non senza travaglio decise, in piena Intifada, il riconoscimento di Israele segnando, così, la fine della guerra di liberazione (più sognata che praticata), gli americani chiesero ad Arafat di emendare «in conseguenza» la Carta nazionale. Il vecchio Abu Animar proclamò che l'articolo 21 era da considerarsi «caduco». Successivamente, irritato dalla «petulanza» della Destra israeliana, parafrasando l'Ecclesiaste dichiarò che c'è un tempo per ogni cosa, e dunque la revisione della Carta poteva attendere. Quel tempo è venuto e possiamo scrivere, senza tema di cader nella retorica, che quella del Cnp è davvero una decisione storica. Certamente l'abolizione del paragrafo 21 era già nei fatti, l'aveva cancellata, quella promessa-giuramento, invero terribile, l'abbraccio fra Rabin e Arafat sul prato in technicolor della Casa Bianca. Ma la Storia è fatta anche di atti formali e ieri, formalmente, i guerriglieri (in pensione) dell'Olp hanno sepolto per sempre il Kalashnikov, issando (magari a malincuore, qualcuno di loro) il famoso ramoscello d'ulivo che Arafat agitò all'Onu nel lontano 1974, meritandosi la copertina di Time. La decisione del Cnp è importante perché rilascia una cambiale in bianco a Israele, in particolare a Peres e questo in un momento tosco, con la pace bambina in grave pericolo. E' importante, altresì, perché dimostra una volta ancora che Arafat è un leader credibile: incarna e rappresenta la Palestina degli irredentisti, quella storica, quella della dispora. Ed è lui a decidere, lui: al-Walid, il padre. I soliti mugugnatoti e gli oppositori che invecchiano alla corte eli Assad, accusano Arafat di «metodi antidemocratici» di aver «manipola to» il Cnp eccetera. C'è del vero in queste accuse ma è altrettanto vero che l'emergenza pretende decisioni immediate, costi quel che costi. Ora tocca a Israele stare ai pat ti, rispettare l'applicazione degli accordi di Oslo. Esiste tuttavia il pericolo che Peres, travolto dalla deriva libanese, finisca col subire il plagio dei generali spaccatutto, rinnegando la parola data. E' un pericolo remoto, meglio: superato - assicurano a Gerusalemme. Dobbiamo assolutamente credere che ciò sia vero. Perché se cadesse ogni impegno a pagare, verosibilmente con la vita, sarebbe per primo Arafat. E senza di lui Israele non potrà mai sperare nella pace. Quella pace per la quale è caduto Rabin. Igor Man
Luoghi citati: Algeri, Gerusalemme, Israele, Oslo, Palestina
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