Dionne, mistero d'una rinascita

Dionne, mistero d'una rinascita Dionne, mistero d'una rinascita TORINO. «Oh, non potete trovare nel mio repertorio molte canzoni ritmate. Le mie canzoni vengono dal cuore per scaldare la gente ferita nel cuore»: parola del mago Burt Bacharach, scopritore di Dionne Warwick nel lontano 1962, autore di quasi tutto il suo repertorio e anche lui sulla cresta dell'onda per il perverso rincorrersi dei revival. Lo ha intervistato a Londra un settimanale rock di tendenza, «New Musical Express» perché questa volta, la riscoperta tocca all'easy listening, di cui la coppia Bacharach/Warwick è stata l'esponente più elegante e sofisticata, precedendo lo svacco alla Barry White. Gli epigoni, si sa, debbono sempre calcare un poco la mano per distinguersi. Da questa parte della Manica, Dionne Warwick rendeva poi visibile la poetica del Maestro in un concerto ad inviti al teatro Regio, tenutosi l'altra sera, per annunciare con la sua grazia (quasi distratta tant'è innata), il Salone dell'Auto che si apre domani. Intanto, miracolo: è ringiovanita di dieci anni dall'anno scorso, quando l'abbiamo vista a Milano in concerto proprio con Bacharach. Via la corta zazzera sale pepe per una pettinatura longuette in ebano; via le rughe e via perfino la coloritura rauca e bruna che le stava appesantendo la voce. Diavolo d'un angelo nero, che cosa avrà mai fatto? Anche le corde vocali, ha portato dal chirurgo plastico? Accompagnata dall'impeccabile Orchestra Filarmonica del compianto Petruzzelli di Bari e dal proprio gruppo ritmico, del quale fa parte alla batteria anche il figlio ventisettenne, Warwick è parsa anche meno ingessata rispetto al proprio standard. «Voglio che vi rilassiate, che vi abbandoniate, e se avete voglia di cantare e di ritmare, fate pure», ha esordito. Il pubblico non era proprio quello che si spella le mani in queste occasioni, ma Dionne con incurante attitudine ha iniziato il suo show; ed è stato subito «Don't Make Me Over», il primo brano che Bacharach scrisse per lei dopo averla scoperta mentre faceva la corista in uno studio di registrazione. Fraseggio elegante, quasi svagato; molto mestiere ma ben sorvegliato nelle tonalità tenute più basse, e in quel non facile trascorrere da un brano all'altro, in una sorta di infinito medley con il quale la Easy Listening Lady ha ripercorso nello stile più classico, con arrangiamenti molto soft, la felicissima stagione con Bacharach. «Anyone Who had a Heart», «Message to Michael», «Walk On By», «A House Is Not a Home», «Yu'll Never Get To Heaven» e molti altri titoli ancora, saltando soltanto «Promises Promises», altro brano popolarissimo d'epoca. La seconda parte è stata tutta dedicata ad «Aquarelo do Brasil», un disco che Dionne ha inciso di recente: anche qui brani arcinoti. Come «Brasil», riletto con spirito tipicamente americano, e poi bossa nova d'autore un pochino annacquata nello stile pop, ma ben servita da una bravissima corista brasiliana che ridava i giusti colori a quelle atmosfere. Poi, ancora «That's What Friends Are For», che la riportò alla ribalta negli Ottanta, e un gran finale con ampio sfoggio di vocalità che avrebbe conquistato anche una pietra. Successo grandissimo. [m. ven.] In concerto al Regio appare ringiovanita di almeno dieci anni Dionne Warwick: molto mestiere, fraseggio elegante, quasi svagato

Luoghi citati: Bari, Home, House Is Not, Londra, Milano, Torino