Dirige l'orchestra con le sopracciglia I musicisti guidati dalle espressioni del viso di Sandro Cappelletto

Dirige l'orchestra con ie sopracciglia Londra: il giovane maestro russo Kreizberg, infortunato a un braccio Dirige l'orchestra con ie sopracciglia I musicisti guidati dalle espressioni del viso lenti, è rimasto entusiasta: non solo la serata era salva, ma aveva assistito, senza preavviso, all'evento. Non sappiamo «come» Toscanini diresse «Aida» al Teatro di Rio de Janeiro dopo la fuga del direttore annunciato, ma il fatto che un oscuro violoncellista di 19 anni salvasse l'attesissima replica fu sufficiente per decretarne il trionfo. Il pubblico ama chi osa. Kreizberg ha sofferto moltissimo: l'abitudine, l'istinto lo spingevano al gesto, al movimento, ma la vertebra urlava, imponeva l'immobilità. L'orchestra ha cercato vorticosamente un sostituto, il russo tenacissimo ha insistito, pensando a Yitzhak Perlman, il magnifico violinista che entra in scena, ogni volta e su ogni palcoscenico del mondo, accompagnato dalle sue stampelle, per poi suonare con agilità meravigliosa. Ce l'ha fatta: occhi chiusi e labbra strette, socchiuse in avanti, significava «pianissimo», occhi spalancati, gote gonfie, testa basculante avanti-indietro, destra-sinistra uguale «forza ragazzi», è Berlioz, il Sabba, la Marcia al supplizio. E se i violoncelli non appoggiavano abbastanza l'arco per caricare il suono, ecco lo stringere i denti e le pupille infuocarsi di rabbia, le ciglia allungarsi come serpi sibilanti. Un'immagine satanica, adatta al demonismo della partitura. Circostanza più favorevole davvero non potrebbe darsi, ma come se la sarebbe cavata con un «Adagio» soavissimo di Mozart? Gli orchestrali sono abituati a tutto. Se sul podio sale un disastro a cui qualcuno ha dato in mano una bacchetta, si guardano tra loro, si lanciano verso l'ignoto dandosi appuntamento alla «corona», alla prima pausa. Ma anche i geni possono essere incompresibili: Wilhelm Furtwaengler dava un attacco talmente intorcinato, così poliedrico era il disegno delle sue lunghe mani candidissime, che i Berliner Philharmoniker avevano deciso di iniziare la Quinta di Beethoven quando le dita del maestro, avviata finalmente l'ultima discesa, sfioravano il quinto bottone della camicia del frac. Poi, non si muoveva quasi più, come il Karajan dell'ultimo periodo: lui, nemmeno le ciglia sbatteva e le palpebre sigillavano gli occhi, mentre il suo unico interlocutore restava l'altrove, forse l'eterno. Però le orchestre suonavano come dei. La meravigliosa serata del giovane russo aprirà una nuova epoca. Niente più direttori funamboli della bacchetta, da ora in poi torneremo al gesto misuratissimo, come facevano i sacerdoti egizi maestri di chironomia. Un lento, ieratico cenno delle mani, l'intensità profonda dello sguardo e il canto volava nei templi di Osiride. Problemi ne avrà solo chi si ritrova con sopracciglie rade. Potrà tuttavia provvedere ad un trapianto rinforzante. Sandro Cappelletto

Persone citate: Beethoven, Berlioz, Karajan, Kreizberg, Mozart, Osiride, Toscanini, Wilhelm Furtwaengler, Yitzhak Perlman

Luoghi citati: Londra