Al Regio arriva la rivoluzione acustica di Carlo Grande

il caso. Si può ritoccare un'opera d'arte in nome della musica? Il capolavoro di Mollino cambia volto il caso. Si può ritoccare un'opera d'arte in nome della musica? Il capolavoro di Mollino cambia volto Al Regio arriva la rivoluzione acustica ~»1 TORINO I L tocco dell'architettoI acrobata che amava lo 1 sci, i voli spettacolari, la jLI fotografia e l'automobilismo si distingue ancora nella grande sala, nel fantasioso gioco dei foyer e delle scalinate. Ma tra qualche mese il Teatro Regio disegnato nel 1973 da Carlo Mollino non sarà più lo stesso. Per migliorarne l'acustica, la sala verrà profondamente ristrutturata: verrà ristretta, perderà (insieme con i palchi) la moquette. «Estroso e gemale», scrivono di Carlo Mollino Luciano Re e Augusto Sistri nella preziosa Guida all'architettura moderna di Torino, appena ripubblicata da Lindau: «Uno degli architetti più noti e meno conosciuti d'Italia». La sua ultima opera (insieme con la Camera di Commercio, che non ebbe miglior fortuna) è stata da molti criticata, anche se quando intervenne le fondazioni erano già state gettate e il discutibile inserimento nel tessuto storico della città era già deciso. Ora, comunque, si cambia. Ma è giusto ritoccare un'opera famosa in tutta Europa nel nome della tecnica, della funzionalità? Secondo lo storico Carlo Olmo, nell'architettura non esistono manufatti intoccabili: «Persino San Pietro è stata modificata in base alle nuove liturgie e al Concilio Tridentino. Il progetto di Mollino era di grande interesse scenico e impiantistico, ma oggi l'acustica ha fatto progressi enormi. Si può misurare la diffusione di una semicroma centimetro cubo per centimetro cubo, come ha fatto Renzo Piano al Lingotto». D'altra parte, prosegue Olmo, ci sono molti teatri tecnicamente obsoleti. Ma non è un motivo sufficiente per modificare ciò che è diventato patrimonio sto rico della società. E' l'eterno scontro di ogni cultura: conser vare l'identità o cedere alle spinte di mutamento? Fare come il viaggiatore delle calviniane Città invisibili, che per non deludere gli abitanti doveva osservare le vecchie cartoline e lodare la città antica, «avendo però cura di contenere il suo rammarico per i cambiamenti entro regole precise»? «Intanto - dice Olmo - escludiamo le posizioni ideologiche: si possono mettere le mani sulle memorie collettive solo se il progetto è di qualità. Le scelte del singolo progettista non devono essere prevaricanti». Anche per Mario Fazio, tra i fondatori di «Italia Nostra», la mano dell'architetto non deve essere pesante: «Gli edifici-simbolo delle città non vanno toccati: per migliorarne la funzionalità, spesso la tecnologia consente interventi quasi invisibili. La Scala venne ricostruita com'era e dov'era. Anche il Carlo Felice si doveva salvare, non demolire». Il teatro genovese venne rifatto da Aldo Rossi, che per il soffitto si rifece proprio alla volta del teatro milanese, opera del Pier- marini: «Ho lavorato con tecnici tedeschi molto bravi - spiega Rossi -. Abbiamo fatto prove a Monaco di Baviera, in un laboratorio dove costruiscono modelli su grande scala. Con l'aiuto di riflettori si scoprivano le zone dove c'erano cadute acustiche. L'acustica non è una scienza: è soggetta a interpretazioni personali. Nel '700 si usavano soffitti in legno, stoffe e velluti particolari, ottenendo un'acustica perfetta». Rossi non aveva consultato direttori d'orchestra o cantanti (di Claudio Abbado, che a Berlino sta provando YEléktra con i Berliner Philharmoniker, riportiamo qui di fianco le valutazioni), ma evidentemente ha eseguito un lavoro a regola d'arte: «Hanno criticato l'esterno del teatro ricorda -, nessuno si è mai lamentato per l'acustica». Carlo Grande Z3. mg Da sinistra l'architetto Carlo Olmo, Claudio Abbado e Aldo Rossi. Nel disegno l'interno del Teatro Regio

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