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«Prodi mantenga le promesse» «Prodi mantenga le promesse» L'Ulivo ora dovrà mantenere le promesse fatte. Monsignor Luigi Bettazzi, il vescovo di Ivrea che poco prima delle elezioni aveva pubblicato un volume intitolato provocatoriamente «La sinistra di Dio», ha commentato il successo elettorale della coalizione guidata da Romano Prodi sostenendo che «adesso si tratterà di rispettare gli impegni presi. Chi andrà al governo dovrà, infatti, lavorare per il bene della nazione alla luce di una linea solidaristica». «La tesi che avevo illustrato nel mio volume spiegava che la cosiddetta "sinistra di Dio" - ha dichiarato il vescovo - si rivolge sia alle sinistre che alle destre per richiamare i politici dei due schieramenti alle promesse fatte: maggiore solidarietà e maggiore attenzione al bene comune dell'Italia». Bettazzi spiega che la sua posizione verrà illustrata in un «articolo scritto quando ancora non era certa la vittoria di nessuno. Sarà un richiamo per tutti i neo eletti». li neodeputato Dario Ortolano giunge Ortolano - che arrivano da sinistra e che sono un premio alla nostra coerenza politica». Certo che questo successo pone problemi a Rifondazione. «Ma si tratta - spiega il segretario - di problemi di crescita legati al fatto che siamo diventati un partito di massa». La ricetta? Quella tradizionale del vecchio pei: «Estendersi sul territorio ed espandere la rete organizzativa nei quartieri popolari e nei Comuni della cintura». Ma non sarà il ritorno alla classica sezione: «Pensiamo piuttosto alla nascita di circoli ricreativi e culturali». Adesso i militanti sono 45005000, troppo pochi per un costante e capillare lavoro nei quartieri. L'obiettivo è aumentarli «per essere più combattivi». E la crescita di Rifondazione qualche problema lo crea pure all'Ulivo. Il patto di desistenza con il centro-sinistra ha rischiato di non funzionare proprio in uno dei colleggi più «rossi» della provincia: quello che comprende Collegno e Grugliasco. Il senatore uscente Luciano Manzi ha raccolto un «misero» 37 per cento, con una perdita massicia di voti rispetto al 1994. Un caso politico? O un problema di uomini «vecchi»? Ortolano minimizza: