Baraghini: «Farò libri a centolire» di Bruno Ventavoli

IL C A S 0. La nuova sfida di Stampa Alternativa IL C A S 0. La nuova sfida di Stampa Alternativa Baraghini: «Farò libri a centolire» Y~1 ETTORI, autoproducetevi e I moltiplicatevi. Marcello Baraghini, l'inventore dei I I millelire, lancia la nuova "1 novella, varca l'ultima provocatoria frontiera. Sta per inventare i libri a cento lire. Un prezzo minimale, simbolico, per l'ultimo anello «dell'evoluzione della specie», per l'ultima sferzata di energia creativa all'universo di carta. «Saranno consegnati direttamente dall'editore al lettore, attraverso una distribuzione militante - dice la mente, il cuore di Stampa Alternativa. - Non entreranno in conilitto con le librerie, saranno venduti nel mercato parallelo dei banchetti, delle fiere, delle conferenze. Saranno volantini culturali, un'utopia». L'ultima alchimia di Baraghini sarà un foglio A4 con 32 pagine stampate in corpo miniaturizzato. Il cosiddetto «foglio-matrice» costerà 100 lire (meno di una sigaretta, meno di un chewing gum). Chi vorrà, potrà ripiegare il foglio con quattro movimenti, tagliarlo lungo la linea tratteggiata e magari spularlo. Otterrà così un libricino di centimetri 5,5 x 4. La prima puntata della collanina sarà, naturalmente, un pamplilettino autoreferenziale Come si fa un libro a centolire. Seguiraimo titoli di Stampa Alternativa fuori catalcgo, o testi fulminanti troppo esili per finire in un millelire, o autori esordienti che non potrebbero uscire nelle varie collane perché senza mercato. «Con i millelire ho rivoluzionato l'editoria - continua Baraghini -. Con i centolire andrò oltre, alle radici del mio sogno: darò il via a un meccanismo che ci prescinda. Il lettore che acquista il "centolire" non prende solo un libro, una storia. Raccoglie il testimone di una sfida da trasmettere. Perché a sua volta potrà rivenderlo, ridiffonderlo». La sua stamperia, e Baraghini la evoca tranquillamente, è il terrore di ogni editore: la macchina fotocopiatrice. Quando Baraghini presentò a Belgioioso nel '92 la tetterà sulla felicità di Epicuro a mille lire, fu guardato dapprima con scettica sufficienza. Poi si scoprì che per conquistare i lettori pigri, i non let- II mito Monroe come una malattia Affetto da sindrome di Marilyn? Oppure più semplicemente ammiratore della grandissima diva? Per un motivo o per l'altro ho appreso con grande soddisfazione la notizia [La Stampa 14 aprile) sulla mostra al Lingotto, dedicata alla bellissima e dolcissima diva di Hollywood, Marilyn Monroe. E ha ragione Gian Maria Madei) a quando dice che Hollywood ci ha dato moltissime dive che, in vita come in morte, sono entrate nel mondo del cinema. E poi ricorda Greta Garbo, Bette Davis, Ingrid Bergman, Grace Kelly, Elizabeth Taylor. Ma una scia è entrata nel mito collettivo, Marilyn Monroe. L'ambigua, dolcissima, tenera e grandissima Marilyn amata da uomini di tutto il mondo. «Attorno a Marilyn - dice Madella crebbe il delirio dei sensi e degli affetti, visto che se avesse dovuto accettare tutte le proposte di matrimonio che le giunsero subito dopo la notizia del divorzio con Joe Di Maggio, avrebbe dovuto sposarsi ogni mezz'ora». E c'è chi ricorda la Diva vestita d'oro, un leggero laminato che la sarta le aveva cucito addosso e che aderiva talmente al suo corpo da sembrare incollato sulla pelle. Quel vestito la bella Marilyn lo aveva indossato in occasione di un banchetto organizzato in suo onore da una nota rivista americana. L'abito - dice ancora il biografo Madella - era naturalmente scollatissimo e le luci del lampadario diffondendosi e scintillando sulle sue celebri curve ne rivelavano ogni particolare segreto, ancor più che fosse stata nuda. Eppoi più tardi, ma troppo presto, perché ancora giovane e bella, la morte. L'orazione funebre, per quanto a me risulta da una recente lettura, venne pronunciata dall'amico e maestro Lee Strasberg, il quale concluse così: «Altre erano belle fisicamente come lei, ma c'era evidentemente qualcosa in più in i 1 Trentadue pagine in miniatura, da tagliare, spillare e poi leggere E anche una nuova collana di testi estremi per distruggere tabù tori, o i lettori squattrinati, quello del prezzo di copertina era un sentiero da battere. E il mercato fu sommerso da una miriade di supereconomici, dalla Newton Compton ad altri emuli. Ultima, fortunata, iniziativa sulla strada dell'abbattimento dei prezzi, i Miti Mondadori. ((Anche Segrate ha seguito la nostra idea - dice Baraghini -. Abbiamo stimolato il nuovo ovunque. Ma non basta. 1 grandi editori hanno raccolto la provocazione solo sol fronte del prezzo. L'hanno usata come una gigantesca operazione di marketing, dosando mi po' di Hikhmet e un po' di Wilbur Smith, un po' di Porci con le ali e un po' di Scott Turow. Quello che manca ancora è una sfida sui con¬ tenuti. Io giro sugli autobus, sui treni negli scompartimenti di seconda classe, e trovo tanta gente culturalmente incazzata, che non trova risposte ai loro bisogni di lettura. Il massimo della trasgressione, ora, sembra riproporre Che Guevara in tutte le salse. Bisogna inventarsi qualcosa oltre la cultura del consenso, dell'omologazione». E Baraghini ha pronta mia sfida anche sul piano dei contenuti. Sta per varare una collana di libri (intorno alle qumdicimila lire per oltre centocinquanta pagine) che si intitola programmaticamente «Eretica». Raccoglierà testi che nessuno ha voluto pubbb'care, e che nessuno potrebbe mai pubblicare. Fedele alla sua linea di con¬ troinformazione, di controcultura, di eresia intellettuale, che gli ha procurato processi e querele in trent'anni di stampa. Dopo i manuali per coltivare la droga, «contro» la famiglia, a favore di aborto e divorzio, ora dragherà negli ambiti più scandalosi e rimossi. I primi titoli rasentano subito l'estremo. Rebibbia Rhapsody il drammatico dialogo, dietro le sbarre, tra Echaurren e il terrorista n3ro Giusva Fioravanti; un testo bello, intenso, che parla di vita, d'amore, di tutto, respinto da molti editori per non dar spazio a uno «stragista». E poi: il Diario di un pedofilo di William Andraghetti, la confessione di un pedofilo che si srotola dagli incontri ai processi, al carcere, alla scarcerazione. Una vicenda cruda, terribile, angosciante. Forse troppo? «Certo è una cosa estrema - risponde Baraghini, sempre funambolo sul paradosso. - Ma sono convinto che è giusto affrontarla. I problemi sconvenienti, scottanti, non si può continuare a rimuoverli, trattarli come tabù. Il sonno del dialogo genera sempre mostri. Io stesso, da bambino, negli oratori, ho incrociato un pedofilo. Non ne sono rimasto traumatizzato perché ne ho parlato. Dobbiamo cominciare a raccontare il Paese reale, anche nei suoi dettagli più sconcertanti, dolorosi, ambigui». Bruno Ventavoli

Luoghi citati: Belgioioso, Hollywood, Segrate