Troppi attentati, al lavoro sotto scorta

Reggio Calabria: la 'ndrangheta ha nel mirino i lavori per realizzare l'invaso sul Menta Reggio Calabria: la 'ndrangheta ha nel mirino i lavori per realizzare l'invaso sul Menta Troppi attentati, al lavoro sotto scorta La diga difesa da 60 agenti REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sessanta poliziotti vegleranno da oggi in modo che i lavori per la realizzazione della diga sul fiume Menta, a Roccaforte del Greco, proseguano al riparo degli attacchi degli uomini della 'ndrangheta. La decisione è stata presa dal questore di Reggio Calabria, Ennio Gaudio, che ha anche disposto che a coordinare i servizi - un continuo pattugliamento dentro e all'esterno del cantiere sia un funzionario che risiederà in pianta stabile nella zona. Il singolare provvedimento è la risposta decisa assunta dallo Stato per arginare gli effetti devastanti di un'aggressione che le cosche dell'Aspromonte hanno da tempo scatenato nei confronti di quest'opera, una delle più importanti in Calabria non soltanto per la sua funzione (porterà sollievo alla secolare «grande sete» di Reggio e di molti centri del circondario), ma soprattutto per i suoi costi, lievitati nel tempo a più di 230 miliardi. A costruire la diga è la «Ferrocemento», un'impresa romana tra le più importanti, che in Calabria ha deciso di spendere il suo nome e la sua avanzatissima tecnologia. Un'opera complessa, quindi, che prevede la realizzazione di grandi infrastrutture all'interno della diga, con la costruzione di una centrale termoelettrica che dovrà regolare l'immissione e la distribuzione dell'acqua nelle reti idriche che si devono realizzare nei sedici Comuni della zona ionica di Reggio. Ma un'opera di questa im portanza non poteva non scatenare gli appetiti delle cosche della 'ndrangheta, che hanno lanciato un'offensiva cominciando ad allungare loro tentacoli. E questo ha coinciso con il moltiplicarsi di segnali inequivocabili prima, seguiti da intimidazioni, poi, e quindi da richieste estorsive sempre più consistenti e pressanti, alle quali però i responsabili della «Ferrocemento» hanno deciso di rispondere sempre negativamente. E' stata un'escalation di terrore che non si è fermata davanti a nulla: ad essa, infatti, sarebbe collegata in qualche modo la strage di Embrisi, avvenuta il primo novembre scorso, quando cinque piccoli imprenditori legati alla costruzione della diga furono assassinati in un bar. Una scia di violenze che ha avuto il suo momento culminante il 12 aprile, quando il direttore del cantiere di Roccaforte del Greco, l'ingegner Enzo Reggiani, cosentino, è caduto in un'imboscata lungo la strada che collega Gambarie a Sant'Eufemia d'Aspromonte. E' stato un puro miracolo se Reggiani, sebbene colpito da alcuni pallettoni, si sia salvato. Le sue condizioni, apparse subito gravissime, sono migliorate con il passare dei giorni. Davanti all'aggravarsi della situazione la «Ferrocemento» aveva fatto capire che ben difficilmente avrebbe potuto proseguire i lavori in Calabria a meno che lo Stato non rispondesse con durezza alla mafia. Così è stato e, perciò, la polizia sposterà un consistente distaccamento a Roccaforte per garantire la sicurezza al cantiere e anche, e soprattutto, per fare capire ai boss che le istituzioni non intendono mollare. Non è comunque la prima volta che in Calabria un cantiere viene controllato e tutelato dalle forze dell'ordine. Alcuni anni fa, infatti, accadde un altro caso emblematico: i carabinieri per alcuni mesi scortarono il pullman che trasportava in fabbrica i dipendenti di un'azienda di imbottigliamento di acque minerali che era finita nel mirino delle cosche. Diego Minuti Dalle cosche minacce e agguati I boss vogliono controllare un'opera che vale 230 miliardi Sessanta poliziotti scortano da ieri gli operai impegnati nella costruzione di una diga in Calabria

Persone citate: Diego Minuti, Ennio Gaudio, Enzo Reggiani, Reggiani