Per Clinton una partita a carte lunga 10 ore

Per Clinton una partita a carte lunga 10 ore Per Clinton una partita a carte lunga 10 ore Da Mosca agli Usa, e all'arrivo rimane in aereo perfinire la sfida WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Galeotto è stato Leon Panetta, il capo di gabinetto, assatanato giocatore di partitelle domestiche. E' stato lui, il cordiale ex parlamentare della California con una vaga assomiglianza con Peter Sellers, a introdurre Bill Clinton al gioco delle carte e il Presidente è diventato carto-dipendente. Clinton - hanno confermato i suoi collaboratori - ha passato giocando a carte tutte o quasi le dieci ore del suo viaggio di ritorno da Mosca. Quasi 5200 miglia (circa 8.400 chilometri) percorse con le carte in mano, giocando una bellicosissima partita di «cuori», tanto bellicosa che, quando l'aereo presidenziale è finalmente atterrato alla base militare di Andrews, il Presidente è rimasto a bordo ancora parecchi minuti perché voleva finirla. Bill Clinton «Hearts», cuori, non è un vero e proprio gioco d'azzardo, anche se può essere giocato un tanto al punto. E' una specie di briscola a non prendere, dove i cuori sono la briscola. Il gioco consiste nel liberarsi delle briscole prendendo il meno possi¬ bile. Chi fa più punti perde. E' stata la portavoce Ginny Terzano a confermare l'esplodere della passione presidenziale per il gioco delle carte, ma si è rifiutata di dire chi avesse vinto la partita. Con una lenza come l'italo-americano Panetta al tavolo, è improbabile che Clinton abbia potuto avere la meglio. Ma non c'è dubbio che il presidente si è divertito un sacco: non voleva più smettere. Si tratta di un importante mutamento delle abitudini e anche della personalità presidenziale, se si considera che il passatempo preferito di Clinton, golf a parte, erano le parole crociate. Tutti i giornalisti che coprirono la campagna presidenziale del '92 ricordano l'allora candidato democratico passare ore intere con la matita in mano, alzando la testa dal quadrato con gli scacchi bianchi e neri solo ogni tanto, per chiedere un suggerimento su come risolvere il problema dell'8 verticale piuttosto che del 13 orizzontale. Gli esperti di psicologia presidenziale sono portati a concludere che l'abbandono delle solipsistiche parole crociate a favore del collettivo gioco delle carte segnala un Clinton più sicuro di sé, portato a misurarsi con gli altri, probabilmente perché rassicurato sulle prospettive presidenziali dopo i primi due tempestosi anni alla Casa Bianca. Da parecchio tempo a questa parte, Clinton non ha commesso errori di rilievo e i sondaggi continuano a collocarlo in testa nella corsa presidenziale. Insomma, Clinton si sarebbe accostato al tavolo verde anche perché convinto di avere in mano ottime carte per il poker del prossimo novembre contro Bob Dole. Paolo Passarmi MAR EGEO Avrebbe sbarcato clandestini vicino a Castellorizo, l'isola di «Mediterraneo» CASA B E ANCA Il Presidente, stregato dal «tavolo verde», ha giocato per tutto il viaggio con il suo capo di Gabinetto

Luoghi citati: California, Mosca, Washington