I cinquantasei giorni di Aznar, premier a metà
A due mesi dalle politiche la Spagna senza governo per i mercanteggiamenti dei catalani A due mesi dalle politiche la Spagna senza governo per i mercanteggiamenti dei catalani I cinquantasei giorni di Aznar, premier a metà MADRID NOSTRO SERVIZIO A otto settimane dalle politiche del 3 marzo (che vinse con appena 200.498 voti di scarto sui socialisti di Gonzàlez), ad otto giorni dall'incarico conferitogli da Juan Carlos di formare il nuovo governo, il leader dei popolari José Maria Aznar è ancora in alto mare. La maggioranza è di 176 deputati alla Camera, l'unico ramo del Parlamento che conta in Spagna, e lui ne ha solo 160, 156 suoi e 4 degli autonomisti delle Canarie. Intanto Jordi Pujol, ex banchiere, presidente della Catalogna e leader dei centristi-autonomisti catalani di CiU (solo il 4,6 dei suffragi), i cui 16 deputati sono indispensabili per ottenere fiducia e governabilità, continua a cuocerlo a fuoco lento, spillandogli miliardi, sfruttando magistralmente la sua condizione di ago di una bilancia che vende a peso d'oro. Il ritornello dei negoziati tra popolari e catalani, in questi infiniti 50 giorni, è sempre lo stesso: prima incontri tra i colonnelli dei due schieramenti, il numero tre di Aznar Rodrigo Rato ed il portavoce di Pujol Joaquim Molins, da cui escono parole incoraggianti; poi gli incontri che contano (tre, l'ultimo dei quali sabato scorso, sempre segreti e sempre senza conferenze stampa: «Un negoziato trasmesso in diretta renderebbe impossibile ogni accordo, ma il prezzo della opacità è la confusione», com mentava acido ieri «El Pais») tra i due big. Ed ogni volta la sessantaseienne vecchia volpe catala na, un leader che già militava nell'antifranchismo cattolico clandestino quando il 43enne Aznar doveva ancora nascere, se ne esce alzando sempre di più il piatto di una partita a poker che lascia sempre più «in mutande» Aznar. «Per il momento, non c'è accordo», dichiarava ieri Pujol. Intendiamoci, il governo si farà. Ma a che prezzo: almeno 3 mila miliardi per la Catalogna. Come da copione, i negoziati hanno subito ieri una brusca (ma solo tattica) battuta d'arresto: Molins, che doveva incontrare il solito Rato in serata, ha comuni cato che la prossima riunione si terrà mercoledì. Perché? «Il do cumento presentato giovedì dai popolari non corrisponde quanto discusso». Spiega «El Mundo»: «La divergenza è su mila miliardi di lire». Ma i guai per Aznar non finiscono qui: non vi è accordo neppure su quando si terrà alla Camera la fiducia. Le date, che finora si davano quasi certe, il 29 o il 30, sono state scartate dall'inflessibile Molins «CiU deciderà se votare o no a fa vore di Aznar non prima di mag gio». Insomma: prima i soldi, poi l'appoggio esterno. Eppure Pujol, che già nel '93 appoggiò, sempre dall'esterno, il governo Gonzàlez (in cambio della cessione del 15 per cento dell'Irpef) ha già ottenuto con tropartite economiche che lasce rebbero soddisfattissimo perfino Bossi: un altro 15 per cento del Il capo del Partido Popular José Maria Aznar festeggiato dopo la vittoria alle elezioni e, qui a fianco il leader catalano Jordi Pujol
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