E Cuneo, di colpo si svegliò leghista

Questo voto è un sasso nella palude della nostra terra» Questo voto è un sasso nella palude della nostra terra» La scrittrice Gina Lagorio: «Bossi è come Bertoldo Tra tante bugie gli elettori hanno creduto a lui» E Cuneo, eli colpo si svegliò leghista binieri sono a mezzo servizio, gli uffici postali chiudono, le scuole pure perché, si sostiene, che bisogna accorpare le classi. E, allora, vai con la protesta». Dice così, Cornino, lui che è suonatore di tromba, proprio come se annunciasse: vai con il liscio. Nel '92 lei promise che avrebbe fatto «la Coldiretti leghista». Oggi che avete vinto, si sente di riproporre il giuramento? «No, il futuro dell'agricoltura sta proprio in un sindacato unico e noi, con la Coldiretti, abbiamo un dialogo proficuo. E' tramontata la logica d'asservimento al potere dell'organizzazione». Chi, quella logica, se la ricorda bene è Nuto Revelli. Lui ha raccontato nei suoi libri vite grame di contadini, storie della povertà e dell'abbandono. Oggi parte proprio di lì, dal «voto bianco con sfaccettature tremende», per spiegare la valanga della Lega: «Fino a non molti anni fa, quando s'avvicinavano le elezioni, c'era chi si preoccupava d'avvertire i contadini che, se vinceva il comunismo, gli avrebbero portato via la terra o non gli avrebbero più pagato la pensione. Io li ho conosciuti questi agricoltori. Ho visto la loro paura e la loro nausea della politica: "Roba sporca - ragionavano -. La facciano gli altri". E così gli altri, magari anche il parroco, la facevano». Mica secoli fa, «cose che accade¬ vano sino agli Anni Ottanta. Poi i comunisti smisero d'essere la carta vincente da calare quando faceva comodo». E oggi? «Oggi il timore ha lasciato spazio alla protesta». Come giudica questa Lega che sembra sovrapporsi, nella mappa e nella forza del voto, alla sgretolata de? «E' diventata il rifugio degli scontenti. Questo ritornello patriottico-nordista ha un fascino, come la storia di Roma lontana. Verità, mica invenzione. Basta guardare i nostri collegamenti con il resto d'Italia». Nuto Revelli filo-leghista? «Per carità, io sono contro, ma non ho timori. Arrivo a dirle: meglio Bossi Foto a sinistra: lo scrittore Nuto Revelli Sopra: l'ex parlamentare de Natale Carlotto che Fini. Questo voto, a leggerlo bene, è addirittura un segno di maturazione, un sasso nella palude. Come se, per la prima volta, certe persone abbiano incominciato a far politica». Sono osservazioni che fanno ac cendere il volto pallido di mi gran de vecchio della politica cuneese, Natale Carlotto, ex potente direttore della Coldiretti, senatore de per varie legislature: «Il successo leghista è frutto di una legge elettorale che impone un'ammucchiata di partiti e turba l'elettore, specie se anziano. Pensi che ho avuto prò blemi anch'io di fronte alla scheda con i nomi di due ex democristiani che si contrapponevano». Doroteanamente non rivela come abbia risolto il dilemma, ma sostiene: «Qui la gente ha scelto Lega perché altrimenti avrebbe dovuto votare per un centrosinistra che arriva sino a Rifondazione o un centrodestra che comprende anche Fini. Nessuna eredità de, solo una delega temporanea». «La gente non è ancora abituata al bipolarismo - sillaba come pronunciando un esorcismo il sindaco di Cuneo Elio Rostagno -. Il punto è che siamo l'ultima provincia dell'impero e la gente non lo tollera più». «Contestazione, protesta - gli fa eco dal bianco palazzo della Coldiretti l'attuale direttore Alfredo Cantamessa - il senso di questo successo della Lega è tutto qui. La dimostrazione è che, per lo più, sono stati eletti "gatti nel sacco", candidati che nessuno conosceva». Gatti nel sacco i leghisti in lizza? In realtà la gente ha votato per un signore che qui è venuto a fare un paio di comizi e poi non si è fatto più vedere. Per la scrittrice Gina Lagorio che ha casa e radici a Cherasco, questo tale ha «la faccia, il carattere ed il linguaggio degli stessi che l'hanno votato»: si chiama Umberto Bossi. «E' un Bertoldo che ripete, adesso, le cose che mio nonno sosteneva tanti anni fa quando versava le tasse: forza, diceva, andiamo a pagare all'Italia». L'emarginazione e l'abbandono non sono, per molti, diversi da quel tempo. E, allora, venga pure «la ribellione» che si esprime con l'oratoria «un po' becera» dell'Umberto, «in mezzo a tante bugie, ambiguità, alleanze indecenti. Meglio Lega che An, nella Cuneo che non ha mai fatto parlare Fini». Renato Rizzo Fu Nelle foto: rio Colombo eletto nell'Ulivo e Raffaele Costa leader dei liberal democratici Luciano Borghesan TORINO. Piemonte diviso in due. Non esattamente a metà, comunque spaccato: a Torino e provincia l'Ulivo ha fatto l'en plein, nel resto della regione il successo è andato al Polo per le libertà con una maggioranza di eletti significativa anche se non ha sfiorato il cento per cento dei consensi come è accaduto al centro-sinistra sotto la Mole Antonelliana. Trenta parlamentari eletti con l'Ulivo nel Piemonte uno, contro tre del Polo e uno della Lega Nord, ottenuti nel proporzionale della Camera o con i resti per il Senato. Al contrario nel Piemonte due il Polo, tra Camera e Senato, ha conquistato 21 seggi contro gli undici dell'Ulivo e i quattro del Carroccio. Il primo partito in terra subalpina, resta come nel 1994, Forza Italia che a Torino e provincia con il 19,1 per cento batte il pds e nel resto della regione con il 24,5 per cento supera la Lega Nord, secondo partito della circoscrizione. La media tra Piemonte uno e Piemonte due consegna dunque la leadership a Forza Italia: 21,7 per cento (meno 5,6 rispetto alle regionali di un anno fa),