Torino, 28 a zero Centrodestra ko
Nuto Revelli: «Meglio Umberto di Fini Nuto Revelli: «Meglio Umberto di Fini Torino, 28 a zero Centrodestra ko TORINO. «Alzati che si sta alzando la canzone popolare...», la voce di Ivano Fossati si unisce a quella di altri mille. Sono le 22 di ieri. Piazza Carignano sta raccogliendo il popolo dell'Ulivo. E' la festa della vittoria, e qui, a due passi dalla Mole, del «cappotto». Un giovane alza un cartello: «28 a 0». Nove seggi al Senato (4 in città), diciannove alla Camera (8 nel capoluogo). La provincia di Toiino sarà rappresentata per intero dagli uomini di Prodi. Il Polo del Piemonte 1 arriverà in Parlamento solo grazie ai seggi conquistati a Montecitorio con il sistema proporzionale (3) e a Palazzo Madama in base ai resti conteggiati sui collegi senatoriali (2). Per L'Ulivo vanno a Roma deputati e senatori che hanno superato o sfiorato il 50 per cento dei consensi nei testa a testa. La prima in assoluto è Livia Turco, pds, da anni impegnata in battaglie politiche per le donne, ha ottenuto il 52,8 a Grugliasco-Collegno, dove due anni fa il compagno di partito Luciano Violante riuscì con fatica (43,7) a conquistare l'unico seggio nella provincia di Torino per i Progressisti. Un altro segno della rivincita: nel '94 nei 314 Comuni della cintura torinese il Polo era riuscito a imporsi con ben 10 deputati su 11. Che cos'è successo? L'onda nazionale ha condizionato anche l'orientamento locale. Ma qui c'è qualcosa di più. Hanno influito le scelte dei candidati a favore della coalizione di Prodi, ingigantiti dagli errori del centro destra. Lo dice, involontariamente, la ri-senatrice Maria Grazia Siliquini (Ccd), ripescata per il Polo con Jas Gawronski: «I cittadini hanno votato chi ha lavorato per loro. Li ringrazio». Molti dei parlamentari uscenti, in effetti, non sono stati ripresentati nei collegi dove erano stati eletti: è il caso di Furio Gubetti e Lelio Lamella. Di Alessandro Meluzzi, trasferitosi - come candidato - al Sud. Lo psicologo della «nuova era beriusconiana» aveva battuto Sergio Chiamparino, il segretario del pds torinese, nella sua tana, nel quartiere operaio di Mirafiori, ma non ha saputo gestire il rapporto-delega con il territorio. E Chiamparino in borgata Vittoria ha raggiunto il 51%. Il 21 aprile '96 paga i conti del 27 marzo '94? Un altro elemento è stata la presenza di una Lega agguerrita, viva, tenace. Ha fatto una campagna vera, con uomini conosciuti localmente, deputati uscenti ma anche consiglieri comunali, da Matteo Brigandì a Mario Borghezio, a Pietro Molino, capitanati dall'ex ministro Roberto Maroni. Il Carroccio ha sfiorato il 14%, dimostrando che i suoi voti al Polo nel '94 li aveva portati. Eccome. In contropartita, nei due anni, molti dei suoi candidati - gli stessi Lamella e Gubetti, come l'ex deputata moncalierese Giovanna Briccaxello - erano migrati nel Polo, e domenica gli elettori li hanno bocciati. L'Ulivo festeggia, e con lui le maggioranze in Comune e Provincia, i sindacati, anche categorie come la Confesercenti. Però, dietro la vittoria non mancano le ombre. Gli strateghi delle urne - all'interno del pds ma anche dei popolari - le stanno individuando alla vigi ha di una nuova campagna, nel '97, per rieleggere Valentino Castellani sindaco. La Quercia tiene, ma rispetto al voto per le regionale (mi anno fa) ha perso il 6 per cento in città, probabilmente a favore di Rifondazione comunista (cresciuta al 13%), che a Palazzo Civico è all'opposizione. Anche il ppi non sorride: ha toccato appena il 5% con l'apporto di Prodi e di Maccanico. Valerio Zanone, capolista (non eletto) nel proporzionale dei «popolari per Prodi», spiega che «il destino della lista era segnato in partenza dal meccanismo aberrante dello scorporo: a Torino l'assegnazione all'Ulivo di tutti i collegi uninominali della Camera ha escluso dall'assegnazione dei seggi proporzionali sia i popolari e democratici, sia il pds». Ma non si rammarica più di tanto. «E' importante l'affermazione globale - dice -, e ora ho ritrovato la solidarietà dei veri liberali». Può darsi che sia proprio il Piemonte 1 del «pienone prodiano» e della grande industria il luogo dove l'Ulivo verificherà il suo futuro di reale centro-sinistra.
Luoghi citati: Collegno, Grugliasco, Piemonte, Roma, Torino
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