LA SINISTRA CHE SVEGLIA I MERCATI
LA SINISTRA CHE SVEGLIA I MERCATI LA SINISTRA CHE SVEGLIA I MERCATI ANCHE due anni fa, quando vinse il Polo, la borsa reagì molto positivamente, i titoli di Stato si apprezzarono, il cambio della lira guadagnò posizioni sul marco. La differenza con quanto è avvenuto ieri è tuttavia sostanziale. Allora la reazione dei mercati costituiva l'ultima fiammata di un ciclo positivo che, dopo i traumi della crisi valutaria del '92, si era sviluppato in seguito alla concreta azione di risanamento avviata dai governi di Amato e di Ciampi. Su questo ciclo si innestò la vittoria del Polo, accreditato di essere portatore dei valori di fermezza amministrativa e di moderazione politica che connotano la destra europea. La reazione di ieri ha tutt'altra natura e tutt'altro significato politico. Per quanto singolare la circostanza possa apparire, lo stesso Polo, nel corso della pur grossolana campagna elettorale, aveva contestato alla parte avversa la contiguità, o addirittura l'intesa, con il mondo finanziario, il potere bancario, una consistente parte della grande impresa: insomma mia contiguità con gli mteressi del capitale. Errore, beninteso, non soltanto dialettico, dal momento che in questi due anni, ben diversamente da ogni altra destra democratica europea, il Polo ha dato ampia dimostrazione di leggerezza nella gestione dell'economia (esordì con misure espansive quando 0 ciclo di ripresa era già ben consolidato), di avversione per le politiche di razionalizzazione del sistema economico (possono essere ricordate le ostilità per le privatizzazioni, la promessa corporativa di bloccare le licenze per proteggere 0 piccolo commercio, un europeismo tanto fervente quanto riferito ad una Europa del tutto diversa da quella che sta nascendo), di incapacità nel creare il consenso adeguato attorno a misure che comportano costi sociali, di inclinazione a difendere centri di potere come il Banco di Napoli. La coalizione dell'Ulivo, per quanto segmentata e composita, è quella che non solo ha sostenuto tutte le azioni che si compendiano nell'aggiustamento dei conti pubblici, ma annovera tra le sue file esponenti di prestigio internazionale che hanno saputo assicurare operazioni come l'accordo sul costo del lavoro ed altre politiche coerenti con la partecipazione dell'Italia all'unione monetaria. Di qui l'apparente paradosso di mercati che, diversamente da quanto accadde due anni fa, hanno tanto vistosamente reagito all'esito elettorale non a conclusione di un ciclo, ma risvegliandosi da un torpore attendista che, in particolare per la Borsa, durava da parecchio tempo. Così, a conferma della rottura di ogni rispondenza tra le etichette politiche ed i reali contenuti, l'Italia ha aggiunto alle tante singolarità che la distinguono quella di essere il Paese • forse l'unico - nel quale una vittoria elettorale del centro-sinistra, per di più favorita da un partito che si richiama apertamente al comunismo, riscuote il deciso gradimento dei mercati finanziari e monetari. E' un prezioso patrimonio che le forze vincenti dovranno curare di non disperdere soprattutto perché è la premessa per poter condurre a compimento l'aggiustamento dei conti statah per la più facile via della riduzione dei tassi di interesse sul debito. Una spinta forse decisiva per poter correre l'ultimo tratto che ancora ci separa dalla certezza di poter partecipare all'unione monetaria europea.
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