In Veneto trionfa la Liga bavarese di Massimo Gramellini

In Veneto trionfa la Liga bavarese LA NUOVA FRONTIERA DEL CARROCCIO In Veneto trionfa la Liga bavarese «Macché Lombardia, è qui il fortino di Bossi» TREVISO EL Veneto dei miracoli è riuscita a risorgere persino la de. Quella bavarese, s'intende. Ma un po' anche quella italiana: la saggia, ecumenica e non ancora marcia Balena Bianca degli Anni Sessanta. Solo che la nuòva Balena grida «Nooord!» e si chiama Lega, «Liga, per favor». Il popolo è il medesimo: microimprenditori, operai e artigiani che vivono dentro i paesi, parlano in dialetto e vanno a messa, guadagnano con accortezza e peccano con discrezione. Identiche sono le percentuali elettorali, un 30% che diventa 60 nei Comuni più ricchi e 42 nell'intera provincia di Treviso, la capitale economica e da ieri anche politica della Baviera d'Italia, dove più ci sono aziende più Bossi becca voti e su nove collegi maggioritari addirittura otto sono andati alla Lega, «Liga, per favor». Il capo dei «bavaresi» assomiglia al vecchio Strauss fin dalla stazza: centoventi chili e una risata di pancia che ti stende: Giampaolo Gobbo detto Scottex, dieci piani di morbidezza, un bicchiere o una lattina perennemente fra le mani, presidente della Liga Veneta dopo la fuga di Rocchetta, «il traditor». Al posto della birra, che comunque non disdegna, Scottex Gobbo preferisce «un'ombra de vin», che al secondo giro diventa «un'ombreta» e al terzo si accompagna volentieri a una fetta di strudel, pronunciato alla tedesca e strizzando l'occhio alla commessa del bar, che ovviamente ha votato Lega («Liga!») pure lei. Lo hanno fatto in tanti, un veneto su tre, e stavolta non si può misurare questo mezzo plebiscito con i soliti metri della rivolta fiscale e del razzismo, come invece ha subito fatto Gustavo Selva, l'inviato di Fini solennemente trombato nel maggioritario, emblema del mancato sfondamento di Alleanza Nazionale nella zona più ricca del Paese. Vittorio Filippi, il sociologo non certo leghista della Confindustria di Treviso che dja anni studia ombre e luci del miracolo Nord-Est, ammette senza reticenze quella realtà che Polo e Ulivo non vogliono accettare: «Questo non è più un voto di protesta, ma di identità. La Lega eredita dalla democrazia cristiana il ruolo di partito etnico, ancorato alle parrocchie e al territorio. Un voto non ideologico e interclassista, che non conosce strategie diverse dal buonsenso. Nessuna smania di separatismo: il veneto è troppo istituzionale per queste cose. Scegliendo Lega, decide di battere sul tavolo un pugno disperato: non vogliamo essere una regione-fabbrica, il Sud-Est asiatico italiano. La Lega è la vera anima del nostro modello economico diffuso. Infatti ormai prende più voti qui che in Lombardia». Una conferma impressionante: nei Comuni della Susegana, la zona a più alta densità imprenditoriale d'Europa (un'azienda ogni otto abitanti), Bossi &• Gobbo sfiorano il cinquanta per cento dei consensi, quasi raddoppiando i voti ottenuti due anni fa in tandem con Berlusconi. La spiegazione è già scritta sulla faccia placida e sommessamente incravattata di Gianni Ballocchio, uno dei mille «paron» del miracolo degli Anni Novanta. La sua azienda di Castelfranco Veneto costruisce ed esporta componenti elettroniche: ha diciassette dipendenti e tutti hanno votato come lui. «Ho fatto vedere ai miei uomini i nostri conti. Vorremmo capire perché a parità di stipendio un operaio del meridione paga il 10% di Iva di meno sul metano . da riscaldamento. Perché questo Stato, che ci considera razzisti se votiamo Lega, è poi lo stesso che fa delle leggi per cui un macchinario che nella mia fabbrica è considerato insicuro viene ritirato dal forni¬ tore e rivenduto tranquillamente a una fabbrica del Sud. Vorremo capire perché i due Poli si ostinano a proporci il federalismo fiscale, che è un imbroglio per non fare quello vero: le leggi scritte e votate da noi». Scottex Gobbo si sta votando a maggioranza assoluta l'acquisto di una torta mandorlata e vi affonda subito i molari con voluttà federalista: «I Poli de Roma si devono rassegnare: noi siamo la Re-al-tà. L'espressione vera del nostro popolo. Sì, noi sia-mo ve-ri. Ci vota il piccolo imprenditore che subisce lo Stato e non il grande che lo usa, tipo Benetton. Ci vota il parroco di campagna e non quello di Curia. Il droghiere di paese e non quello di città, più sensibile al fascino delle mode televisive. Mentre la nostra tv rimane il bar. Fini ha riempito la piazza di Treviso più di Bossi, ma oltre la piazza non c'era rimasto più nessuno. Noi invece abbiamo i circoli, i bar, le pasticcerie». E dà un morso alle mandorle e un ganascino alla guancia dell'onorevole Michielon, trionfalmente rieletto nel collegio di Montebelluna, la patria degli scarponi: «Andavo nelle fabbriche e dicevo alla gente: noi non abbiamo né 100 tesi come il Polo né 88 come l'Ulivo. Ne abbiamo una sola: il federalismo. Non dovevo aggiungere altro». Gobbo li ringrazia tutti, i suoi elettori, con «un'ombra» anzi «un'ombreta» di spumante: «Sto godendo fisicamente, orcocan. Il Modello del Nord-Est, dicevano. Ma il Nord-Est non esiste, perché Trentino e Friuli non pagano le tasse a Roma come noi. S'è parità, questa? Come se un fratello lavorasse con un altro che si droga. Il veneto non ha avuto i De Mita. I nostri politici rubavano, senza dare nulla. Così il veneto, poverin, sì è fatto da solo senza l'aiuto di nessuno. Però è un ottimista e per un anno ha creduto a Berlusconi, ma poi ha pensato: torno da quegli altri. Avranno la canottiera, ma almeno sono veneti. Almeno sono veri». Veri come Luca, Luca Vettor, uno di quei tanti ventenni del benessere che secondo i sondaggi avrebbe dovuto plebiscitare An e invece ha votato Lega, nelle urne e anche nella votazione simulata che ieri mattina alcuni insegnanti di Treviso, evidentemente stupiti dal risultato, hanno fatto ripetere nelle classi: «Prima Lega, seconda Rifondazione, terza An, ma lontana. Il voto a Fini è conformista, legato a una moda e a un leader. Noi non votiamo Lega solo per Bossi, ma anche per l'Idea. E per un ragazzo c'è qualcosa di romantico nel votare un partito solitario, che già da prima si sa che perderà». Ma che sul territorio vince, eccome. Ecco Scottex Gobbo e la sua «ombreta de vin», due compagni ormai inseparabili, posare sotto la bandiera firmata Umberto Bossi per la foto della vittoria insieme a Michielon e a Giampaolo Dozzo, un altro stra-votato, a cui chiediamo se il baricentro della Baviera leghista si sta spostando a Est: «La Liga Veneta è un elefante, la Lega Lombarda un'antilope. Loro fanno grandi balzi. Ma le impronte più grosse le lasciamo noi». Massimo Gramellini Giampaolo Gobbo detto Scottex l'uomo del successo e della sconfìtta di An. Il sociologo Filippi: «Non un voto di protesta ma di identità e interclassista» A sin. la città di Treviso Qui accanto: Giancarlo Pagliarini Sopra: Erminio Boso