Berluscon: farò il capo dell'opposizione di Augusto Minzolini

Il Cavaliere: abbiamo preso più voti dell'Ulivo. Ma poi telefona a Prodi: «Complimenti» Il Cavaliere: abbiamo preso più voti dell'Ulivo. Ma poi telefona a Prodi: «Complimenti» Berlusconi; farò il capo dell'opposizione «Non mi arrendo, sarò la sentinella della libertà» MELANO. In un bar di Arcore, davanti ad mia Coca Cola, Michele, il cuoco personale di Silvio Berlusconi con il viso affranto se la prende con il destino. «Il cavaliere scuote la testa - è una tale brava persona che questa cosa non se la meritava proprio...». Dentro la villa il maggiordomo che riceve i cronisti per la conferenza stampa più triste di Berlusconi, quella della sconfitta, in questa giornata particolare è vestito di nero e ha la fissa dei discorsi macabri. «Avete visto quel film che parla della condanna a morte? - chiede - c'è la scena in cui siringano il veleno. li in America fanno sul serio, lì ti danno l'ergastolo davvero mentre da noi te lo tramutano in trent'anni di carcere». Questa è l'aria che si respira là dentro. Arcore è in lutto. Da Roma Hnzo Savarese, uno dei pochi di Forza Italia che è sopravvissuto al massacro elettorale, chiede a Berlusconi di farsi da parte e lancia Martino come leader del Polo. Fini, invece, descrive ai suoi un Cavaliere «abbacchiato». E in questa confusione l'unico che non perde la calma è Giuliano Ferrara, l'uomo che ha resistito a tante tempeste. «Mettiamoci in testa una cosa spiega il direttore del Foglio - gli altri governeranno per 5 anni. Inutile illudersi sulle loro divisioni: in quello schieramento ci sono le culture che hanno governato il paese per trent'anni. Io conosco quel mondo, tra D'Alema e Bertinotti, c'è un comune sentire che alla fine assicurerà la sopravvivenza del governo Prodi. Ecco perché il centro-destra deve prepararsi a una grande traversata. C'è bisogno di dare vita ad una forza liberale moderata, bisogna dargli una base culturale e per far questo ci vuole una grande personalità che parta dall'opposizione per conquistare il governo fra 5 anni. Non so se Berlusconi ha la voglia di farlo e se ne ha le capacità. Ma dopo di lui c'è il deserto: Martino non va, Tremonti non è stato eletto, Scognamiglio non ce lo vedo. Eh sì, c'è bisogno di una personalità». Eh sì, il problema del dopo-Berlusconi è posto, ma per il momento non ha soluzione. Fini, il delfino, è stato trombato dal suo stesso insuccesso elettorale e per la successione - come dice Ferrara - c'è il deserto. Forse è proprio questa situazione che fa sorridere di nuovo il condannato, cioè il Cavaliere. Se ne è stato recluso per 15 ore, maledicendo il mondo, ma ieri quando è ricomparso nella saletta delle conferenze stampa, Berlusconi è riuscito a stamparsi sul viso l'immancabile sorriso. «Siete venuti ad Arcore per vedere in che condizioni sto?» ha chiesto ai cronisti. E' davvero ineffabile il personaggio, riesce a trasformare una conferenza stampa convocata per confessare Uiid sconfitta in una tribuna per dire agli italiani: non mi avete voluto, peggio per voi! Per un quarto d'ora, Berlusconi spiega che non ha da rimproverarsi niente, che Forza Italia ha avuto «un successo strepitoso». Poi, senza fare una piega, comincia a dire una serie di «se avessi vinto io avrei fatto questo o quello». E, infine, preannunciato dalla solita frase di rito - «vorrei dire una cosa ma non la dico per non essere male interpreta- to» - arriva lo show. «Vedete se avessi vinto - confida io non sarei tornato a Palazzo Chigi. Per governare ci vuole una struttura più adatta, computerizzata, dove puoi vedere tutto. Quello è o non è un palazzo del Cinquecento. La verità è che gli italiani hanno perso una grande occasione. Per ammodernare questo Paese c'era bisogno di un rivoluzionario come me, quelli che sono arrivati vogliono solo gestire l'esistente. Se mi rifarò tra due anni come presidente della Repubblica? Non credo. Nella storia ci sono le grandi occasioni: uno più uno e click...». Berlusconi schiocca le dita e chiude il discorso con un sonoro: «... e il gioco è fatto. Fra due anni non so come starò, non so se avrò ancora la tempra di oggi. Ci sono dei momenti che non tornano...». Forse in quella frase malinconica, in quelle parole lasciate in sospeso intrise di rimpianto, c'è il Berlusconi che ha perso. Eh sì, per descrivere la sconfitta di un personaggio come lui, di uno che è capace di nascondere la verità anche a se stesso, bisogna interpretare gli stati d'animo. Con lui se si usa il metro della politica non si arriva a niente, non si va da nessuna parte. Il Cavaliere, infatti, è pronto a negare anche l'evidenza: è pronto a rimarcare il fatto che nel proporzionale il Polo ha preso più voti dell'Ulivo, ( 16 milioni 280 mila contro 16 milioni 230 mila) ma se qualcuno gli fa presente che quella è la prova che il centro-destra ha sbagliato i candidati, per non essere accusato di essersi comportato in alcuni casi come Caligola che fece senatore il suo cavallo, taglia corto: «Anche i loro candidati erano deboli», dimenticando che sta parlando dei vincitori. Dice che non ha «autocritiche da farsi», ricorda che non ha determinato lui «il momento delle elezioni», rammenta che se si fosse votato dopo «il ribaltone il Polo avrebbe preso ii 53%, ma chi aveva responsabilità istituzionali fece finta di niente». Insomma, la sconfitta non è colpa sua, semmai «del fango che gli hanno tirato addosso o di quelle macchine di diffamazione permanenti che sono certi processi». Berlusconi risparmia anche Fini, colpevole solo di aver creduto alle previsioni di chi voleva dare l'immagine fuori dalla realtà di una «Forza Italia trascinata da An». E alla domanda fatidica, «se si farà da parte», il Cavaliere risponde: «Non vedo in giro talenti capaci. Il leader del Polo sono io, ne sono il coordinatore e l'animatore. Mi ritengo una risorsa del Paese. Uno che potrebbe ammodernarlo. Volevo farlo dal governo, ma anche il ruolo del capo dell'opposizione è importante. Forse farò il capogruppo. La cosa che mi fa felice è che non c'è più il conflitto d'interessi, ma non credo di tornare in Mediaset». Niente da fare, sembra incredibile ma lui si assolve. E, comunque, l'uomo dice che è meglio «dimenticare il passato». Per il futuro Berlusconi promette che farà «un'opposizione vigile ma costruttiva, che non si metterà mai di traverso, né porterà la gente in piazza». «Sarò - ripete - una sentinella della libertà per impedire che la sinistra instauri un regime». Né reclama una presidenza delle due Camere: «Noi non la chiediamo ma la sinistra dovrebbe essere coerente. Noi non gliel'abbiamo data, ma la sinistra ce l'ha sempre rimproverato». In 24 ore la sconfitta gli è volata via e il Cavaliere torna a rigirarsi le cose come vuole pronto a dire che se nel Polo dopo di lui c'è il «deserto» non è colpa sua. Augusto Minzolini Il cuoco Michele affranto in un bar di Arcore «E' una così brava persona... questa cosa non se la meritava proprio» «Se avessi vinto non avrei fatto il presidente del Consiglio» li leader di Forza Italia Silvio Berlusconi

Luoghi citati: America, Arcore, Roma