LA DOMENICA DEL CODINO di Massimo Gramellini

LA DOMENICA DEL CODINO PALASTAMPA LA DOMENICA DEL CODINO Fiorello in concerto il 21 con una grande orchestra IA FACCIA ALLEGRA DELL'ITALIA Ri OSARIO Fiorello strikes again. Ricordate la trionfale serata in piazza Vittorio? Mezza Torino ammaliata dal mito del karaoke, l'altra mezza tappata in casa a storcere il naso. Son passati men di due anni, e il karaoke è un ricordo, e tanto è cambiato nella vita del Gran Codino. Ha litigato secco col suo pigmalione Cecchetto, si è messo in proprio, s'è fidanzato e sfidanzato con Anna Falchi, con «Lo spazzolino da denti» ha tentato di far concorrenza a Pinocchietto Bonolis ed è stato spazzato via dall'audience malevola, quella stessa Dea Bendata & Capricciosa che l'aveva innalzato a vette difficili da mantenere. Adesso, Maurizio Costanzo l'ha voluto con sé restituendolo ai fasti dello share. E Fiorello dopo il mito deve imparare ad essere realtà stabile televisiva. Ci riuscirà, è quasi certo: ne sa una più del diavolo. Intanto si mette in gioco, fa i concerti e vassapere se la gggente che accorreva ad adorarlo - gratis nelle piazze karaokiste è pure disposta ad andarlo ad applaudire - a pagamento - nei palazzetti. Lui ci prova. Domenica 21 aprile, biglietti a 55,45 e 35 mila lire, inizio alle 19 - orario preserale, per venire incontro alle esigenze del pubblico minorenne - Fiorello è al Palastampa. Con uno spettacolo di sketch, canzoni, balletti, fiorellate assortite. Lo accompagna la grande orchestra del Maestro Vince Tempera. Lo stesso Maestro che, in altre occasioni, affianca Guccini. Quando si dice la versatilità. Gabriele Ferraris GIORGIO FALETTI Giorgio Faletti affronta un vero «Tour de force». E non soltanto perché questo è il titolo dello spettacolo che il cabarettista e cantautore astigiano presenta domenica 21 aprile al Colosseo (via Madama Cristina 71, ore 21); ma anche, e soprattutto, per il doppio ruolo (giustappunto di cabarettista e di cantautore) che l'infaticabile Giorgio ha deciso di ricoprire. Faletti ha firmato sia i testi, sia musiche del recital (ci sono anche alcuni brani inediti) e proporrà una carrellata di personaggi classici e nuovi, al ritmo di un cartone animato: dall'improbabile stilista di provincia a un altrettanto improbabile colonnello dei servizi segreti, dal matto del paese che diventa zio al pensionato siciliano alle prese con un mondo che non capisce. Accanto all'antica verve comica, ritroveremo in «Tour de force» il Faletti cantautore. Accompagnato da una band formata dalla vocalist Cristina Orsi, dal tastierista Walter Cattaneo, dal chitarrista Silvio Piccini, dal bassista Livio Cattaneo e dal batterista Ivan Cattaneo, Faletti eseguirà canzoni Adifferenza dei comici pecorecci del Bagaglino e dei tanti Stranamori, l'incombente Fiorello è l'unica videostar berlusconiana in grado di sfondare a sinistra. Se ne avrà una riprova a Torino, dove fra quelli che andranno ad ascoltarlo ci sarà anche gente che se vede Barbareschi per strada si sente male. Lo stesso fenomeno, sull'altro versante, si verifica soltanto con Benigni: il pubblico del Polo detesta Paolo Rossi, diffida di Chiambretti e Grillo, ignora i fratelli Guzzanti, ma riempie i teatri per farsi sbertucciare dal toscanaccio comunista, perché - come ci ha detto una portinaia trasteverina di centrodestra, modello Sora Leila •- «con quella faccia, può dì quel che vole». Ecco, anche Fiorello: con quella faccia. Aperta, allegra, non appesantita da troppe letture ma neppure dalla convinzione, tipicamente berlusconiana, che non servano a nulla. Fiorello, infatti, è persino modesto. Rappresenta quello che la sinistra vorrebbe essere, senza trovare mai il coraggio di confessarselo. Trent'anni di predominio culturale alto, a base di cinefonim conferenze dibattiti, hanno portato il bravo ragazzo di area Ulivo a perdere l'entusiasmo per le cose semplici e banab della vita, quella qualità cioè che dal tempo degli antichi Egizi permette alle razze cosiddette barbariche di conquistare il mondo (per poi perderlo regolarmente, non appena la perdono). Nessun compagno, uscendo da un ■ H tiil comizio di D'Alema o da una personale su Fassbinder, riesce più davvero a trovare la forza di strillare «Che bello!» o «Che buono!» davanti a un tramonto o a un gelato al cioccolato. Si sentirebbe ridicolo, come da anni ci raccontano le storie nevrotiche di Nanni Moretti. Il veltronismo, con la sua nostalgia per i biliardini e il Mottarello, non è stato altro che il tentativo di recuperare un rapporto con la poesia spicciola della realtà, ma sempre in chiave struggente e in fondo ancora troppo sofisticata. Fiorello, invece. Se avesse un fumetto vicino alla bocca sarebbe: «Uauh!». E' l'animatore del villaggio turistico che convince la signora timida (la Sinistra) a togliersi la giacca del tailleur e a buttarsi in mezzo alla pista. Esattamente come soltanto Benigni riuscirebbe a farsi dare lo scontrino fiscale da un negoziante incazzato e a far ridere di cuore l'ex ministro Mancuso. Fiorello poi, e per chi è di sinistra non si tratta di un partico¬ lare da poco, è l'unico eroe popolare che sa trasmettere un'immagine gentile, lontanissima dalle rissosità di un Tomba o dai gesti teatrali di un Di Pietro. Infatti a Fiorello si perdona tutto. Anche di aver annunciato in tv la fine della sua storia da rotocalco con Annona Falchi. Perché lo ha fatto con una spontaneità e una tristezza sincera negli occhi che gli hanno guadagnato nuovi proseliti negli oratori di Rosy Bindi e fra le plebi di Sassolino. Insomma, pare incredibile, ma in una fase costituente della politica e ri-costituente della tv, Fiorello è una delle poche figure pubbliche ancora in grado di tenere unito questo Paese. E se siete di sinistra e avete letto quest'ultima affermazione senza storcere il naso, vergognarvi o scoppiare a ridere, vuol dire che qualcosa di sanamente fiorellico sta cominciando ad agitarsi anche dentro di voi. Massimo Gramellini Giorgio Faletti

Luoghi citati: Pinocchietto, Torino