«Ruy Blas» prima nazionale con Popolizio e la Cescon

CARIGNANO CARIGNANO LA SFIDA DI RONCONI «Ruy Blas», prima nazionale con Popolizio e la Cescon scopo di essere irrapresentabili, a tradurre teatralmente autori come Carlo Emilio Gadda, una tale peculiarità non poteva fungere che da incentivo. E così è stato. «Ruy Blas», coproduzione del Teatro Stabile di Torino e del Teatro di Roma, per la regia di Luca Ronconi debutterà in prima nazionale ve- Luca Ronconi Sotto, Luciano Virgilio (a sinistra) e Massimo Popolizio durante le prove nerdì 19 aprile al Teatro Carignano. Nel ruolo del protagonista, un «lacchè» che si innamora, riamato, della propria regina, Massimo Popolizio; Donna Maria di Neuburg, infelice regnante trascurata dal consorte e conquistata dalla passione di Ruy Blas, è invece una giovane ex allieva della Scuola di teatro dello Stabile, Michela Cescon. Comprimari, Carlo Montagna nei panni del perfido e vendicativo Don Sallustio, Riccardo Bini in quelli del brillante don Cesare e Luciano Virgilio nel ruolo dell'anziano e patetico Don Guritano. Compaiono inoltre Massimiliano Alocco, Tullio Valli, Angelo Pireddu, Nicola Scorza, Aldo Vinci, Marco Toloni, Massimo Poggio, Luciano Caratto, Carla Bizzarri, Sara D'Amano ed Evelina Meghnagi. Il progetto della messa in scena del dramma di Hugo tuttavia non è cosa recente: risale ad alcuni anni fa, quando Ronconi era ancora direttore dello Stabile di Torino e stava allestendo «Misura per misura». I due spettacoli infatti, il testo inglese e il testo francese, avrebbero dovuto formare una sorta di dittico. Non a caso dunque le scene di Carmelo Gìammello si sono servite, in forma diverse, di una parte della scenografia che era stata approntata per l'allestimento shakespeariano e che in origine prevedeva anche questo secondo allestimento. La traduzione è stata curata da Giovanni Raboni ed è edita da Einaudi. Segnaliamo infine che l'intero incasso della serata del 20 aprile sarà devoluto dal T.S.T. in favore della «Fenice» di Venezia. In quell'occasione i biglietti saranno venduti al prezzo speciale di 25 mila lire. Domenica 21 invece, data di elezioni, non ci sarà la replica pomeridiana. Monica Bonetto Ruy Bios. Teatro Carignano dal 19 aprile al 12 maggio. Feriali ore 20,45, festivi ore 15,30. Lunedì riposo. Piazza Carignano 6. Tel. 517.82.46. Ingresso 36 mila. VICTOR HUGO: «IL RITRATTO DI UN'EPOCA DI CRISI) Dal punto di vista della filosofia della storia, qual è il significato di questo dramma? Spieghiamoci. Il regno barcolla, la dinastia si spegne, la legge cade in rovina, l'unità politica si sbriciola perché l'intrigo la tira di qua e di là. Siccome la malattia dello Stato risiede nella testa, l'aristocrazia che gli sta a fianco è la prima ad essere colpita (...}. Una parte dei gentuuomini, quella meno onesta e meno generosa, resta a corte: il tempo stringe, bisogna affrettarsi, bisogna arricchirsi, ingrandirsi e profittare delle circostanze. Non si pensa più che a se stessi. Ciascuno accumula, senza compassione verso il Paese. Le condizioni disperate del regno spingono l'altra metà dell'aristocrazia, la migliore e d'indole più nobile, su una via differente. Essa se ne torna a casa propria, rientra nei suoi palazzi, nei suoi castelli, nei suoi dominii. Bisogna stordirsi, chiudere gli occhi, vivere, bere, amare, godere: decuplica il numero dei servitori, compra cavalli, arricchisce donne, ordina feste, paga orge, getta, regala, vende, compra, ipoteca, compromette, divora, si pone nelle mani degli usurai e appicca il fuoco ai quattro angoli delpatrimonio. Sprofonda e scompare nella folla, grande massa opaca e nera che, fino a quel giorno, aveva appena intravisto ai propri piedi. Vi si tuffa, vi si rifugia. Non ha più oro, ma gli resta il sole, questa ricchezza di chi nonna nulla. Prima abitava in alto nella società, ecco che ora viene a stabilirsi in basso, e vi si trova a suo agio. Se il duplice ritratto che abbiamo tracciato si presenta nella storia di tutte le monarchie in una data epoca storica, esso assume un particolare rilievo in Spagna, e in una maniera impressionante, al termine del Seicento. Così, se l'autore fosse riuscito, nel dramma che segue, a realizzare questa parte del proprio pensiero, cosa che gli è ben lungi dal supporre, la prima metà dell'aristocrazia spagnola dell'epoca si riassumerebbe in don Sallustio, e la seconda metà in don Cesare. Cugini tra loro, come si conviene. Esaminando ancora quella monarchia e quell'epoca, al disotto dell'aristocrazia così scissa, e che potrebbe, fino ad un certo punto, essere personificata dai due uomini testé nominati, si vede agitarsi nell'ombra qualcosa di grande, di cupo e di sconosciuto. E' il popolo. Il popolo, che possiede l'avvenire e che non possiede il presente, il popolo orfano, povero, intelligente e forte, posto molto in basso e che anela molto in alto; che ha sulla schiena i segni della servitù e nel cuore le premeditazioni del genio; il popolo innamorato, nella sua miseria e nella sua abiezione, dell'unica figura che, in mezzo a quella società crollata, rappresenta per lui, in un divino.fulgore, l'autorità, la carità e la fecondità. Il popolo sarebbe Ruy Blas. Adesso, al disopra di questi tre uomini che, considerati in tal modo, farebbero vivere e procedere, agli occhi dello spettatore, tre fatti e, in questi tre fatti, tutta la monarchia spagnola del Seicento; al disopra di questi tre uomini vi è una creatura pura e luminosa, una donna, una regina. Infelice come donna, perché è come non avesse un marito, infelice come regina, perché è come non avesse un re; china verso coloro che sono al disotto di lei, per pietà regale e fors'anche per istinto di donna, e con gli sguardi rivolti in basso mentre Ruy Blas, il popolo, li rivolge in alto. Victor Hugo

Luoghi citati: Spagna, Torino, Venezia