LA VICINA APOCALISSE

LA VICINA APOCALISSE LA VICINA APOCALISSE © FORD 32.000 Mondadori II potere assoluto 31 [2] ©GEMMELL 24.000 Nord Laspadadelle Highland 29 [7] ©LANCHESTER 28.000 Longanesi Gola 28 [1] ©CLANCY 32.000 Rizzoli Op center 24 [13] 0KING 32.900 Sperling Rose Madder 23 [13] «La distanza» di Ceronetti: un diario poetico lungo mezzo secolo Un passo profetico, rambizione di interpretare i segni dei tempi ORSE la presenza costante di Ceronetti come accanito commentatore, fra giornali e libri, di tutte le corruzioni della vita e della storia, predicatore, accusatore, deprecatore, disperato ricercatore di anche un solo aspetto di giustizia e di verità nel mondo moderno, ha finito con il mettere un poco in ombra il fatto che, al di là della prosa, c'è, di lui, un'opera in versi di suprema e sublime bellezza nella sua aspra severità, nella sua violenza espressionistica, nella sua sapienziale e sacrale sentenziosità e visionarietà. Ne La distanza Ceronetti ha ora unito tutte le sue poesie dando come date estreme di composizione 1946-1996: cinquant'anni, cioè, di scrittura poetica, rimasta finora quasi segreta e clandestina, corredata per l'occasione da alcune note dell'autore, che sono, più che esplicative e chiarificatrici, for- LA DISTANZA Guido Ceronetti Rizzo// pp. 388. L. 18.000 Qui sotto, Annie Ernaux, che pubbblica da Rizzoli «Gli armadi vuoti». Nel montaggio in alto, Guido Ceronetti: «La distanza» raccoglie le sue poesie dal '46 a oggi me di sollecitazione nei confronti del lettore a comprendere che si trova di fronte non a una comunicazione di situazioni, di sentimenti, di descrizioni, di citazioni di ardue esperienze della cultura e dello spirito, ma a un processo continuamente rinnovato, di testo in testo, di rivelazione della verità che è al di là delle apparenze mondane. La poesia di Ceronetti, infatti, spesso cita o allude al libro neotestamentario che si intitola, appunto, Apocalisse, cioè «rivelazione»; e, dietro, c'è tutta la tradizione profetica della Bibbia, nell'ambito della quale la funzione fondamentale del poeta è quella di interpretare i segni dei tempi, della storia come della vita, per rivelarne il significato. Di qui non soltanto le molte citazioni bibliche e della cultura ebraica e anche musulmana, nonché cristiana, ma anche la scelta, a un certo punto del libro, in specifiche sezioni, di quadri, più o meno celebri, di cartoline di un passato anche abbastanza lontano, come il primo Novecento e la prima guerra mondiale, di personaggi storici in quanto fissati dall'aneddotica in un atteggiamento, in una situazione, in un gesto esemplari, e poi luoghi dei propri itinerari, la Stazione centrale di Milano o il piccolo paese di Monchiero nelle Langhe, per esempio, o il passaggio a livello a Borgio o Andezeno presso Torino: immagini da interpretare, apparizioni da fissare nel loro significato spirituale e religioso, riconducendole a formare ulteriori tessere della rivelazione dell'essenza delle cose del mondo che è fuori del mondo, nel punto di vista di Dio, mai o quasi mai esplicitamente nominato, ma per questo non meno presente come foce di tutte le correnti con i loro ingorghi. Proprio in forza di tale tensione profetica, che comporta la verifica costante dell'iato fra l'essere che permane e le creature che soffrono e passano, fra lo spirito e la carne tormentata da fisiologiche miserie, da malattie, da impulsi dolorosi e avvilenti, il discorso poetico di Ceronetti si svolge come resoconto di un'unica visione che si rifrange nei singoli testi, conservando tuttavia il riferimento alla totalità di cui fa parte. La vita vi appare nella sua miseria fisica, all'interno di una corporeità patita fino in fondo negli aspetti più penosi e amari, ma perché al di là di essa è da ricercarne e rivelarne il significato, nell'infinita compensazione dal punto di vista di Dio. Allora i versi necessariamente si caricano di segni capaci di illuminare, sia pure in modo quanto mai arduo, a tratti ammiccante soltanto, questo significato ultimo delle miserie della carne, che si riverberano immediatamente nell'analoga miseria delle cose, sottoposte all'uguale decadimento e rovina dei corpi (e spesso corpi e case appaiono intercambiabili). L'ifiit ifi dl pL'infinita imperfezione del corpo e della materia in genere

Luoghi citati: Andezeno, Milano, Monchiero, Torino