Bossi: la Padania è caduta in trappola di Giovanni Cerruti

Umberto deluso nonostante l'8%: «Sindrome di Stoccolma, il colonizzato vota il colonizzatore» Umberto deluso nonostante l'8%: «Sindrome di Stoccolma, il colonizzato vota il colonizzatore» Bossi: la Padania è caduta in trappola Lega primo partito in Lombardia, «ma sarà all'opposizione» MILANO. E quando tutti si aspettano una Lega in festa, quando i leghisti sono già in festa, ecco Umberto Bossi con la faccia del mazziato. Mezz'ora dopo il primo sondaggio tv, scende nella sala stampa di via Bellcrio e gela gli entusiasmi. La Lega dovrebbe superare l'8 per cento, dovrebbe portare a Roma una trentina di deputati e una quindicina di senatori. In Veneto e Lombardia primo partito. E invece va in onda un Bossi mesto e mogio. «Se certi dati vengono confermati il Nord ha votato per il potere romano, ha votato contro se stesso. E' una specie di sindrome di Stoccolma del colonizzato, che vota per il colonizzatore. La Padania è caduta in trappola?». O finge o lo è. Deluso. «Prendo atto del risultato, come sempre. Se i sondaggi verranno confermati Roma ha stravinto e la Lega ha fallito il bersaglio. Il referendum Padania-Roma l'ha vinto Roma. E noi staremo all'opposizione. Ma attenzione, non stiamo parlando di risultati certi». O finge o è davvero giù di tono. In mezz'ora l'entusiasmo leghista si è già spento. Bossi voleva stravincere, quell'8 per cento e passa non gli basta. «Ora cerco di capire cosa diavolo si può fare con risultati del genere. L'unica nota positiva è che la Lega resiste al maggioritario». E il risultato di Polo e Ulivo? «Affari loro, sono uguali anche con la pareggite». Le telecamere si spengono e Bossi non smette: «Ho in mente un paio di mosse, aspettiamo i risultati definitivi e poi valuteremo la migliore». Un paio, dice. E subito si corregge, sfuma, frena, si ferma e punta i piedi. «Avete sentito? Domandano a noi che tipo di governo ci sarà: affari loro, robe romane. I fatti, non le chiacchiere, dicono che i due sottopoli hanno già l'accordo. Lo mettano in pratica e magari, già che ci sono, mandino Berlusconi a Palazzo Chigi così sarà tutto più chiaro: amici, comanda la Mafia». Ovvio che, per Bossi, un'opposizione solitaria al Governo dell'Accordo sarebbe il massimo. Aspettando i risultati veri, Bossi evita corteggiamenti e corteggiatori. «Noi l'ago della bilancia? Nossignori. Grazie dell'invito, ma abbiamo già dato. L'altra volta siamo andati al governo con Berlusconi mica perché ci piacesse il tipo: è che sennò massacrava la Lega e si fregava il Paese. Ago della bilancia vorrebbe dire, ora che abbiamo vinto noi, ora che la Lega ce l'ha fatta, portar la bombola d'ossigeno al moribondo. Sarebbe da matti. Loro vadano pure al governo, a promettere riforme che non possono fare, e noi andremo all'assalto della casamatta del Potere: da domani il Palazzo è minato». Nel suo ufficio di via Bellerio, Bossi aspetta la mezzanotte e l'arrivo di Irene Pivetti. La tv trasmette confusione, i leghisti vorrebbero sapere quanti collegi si divideranno Polo e Ulivo. «Ricordate il '94? I progressisti presero più voti e meno seggi», ammonisce Bossi. E poi, quanti deputati alla Lega? Ne basterebbero 20, lui ne vuole almeno 30. Aspetta Pivetti e maltratta di chi vuol sapere se ha possibilità, in caso di pareggio, di salire dalla Presidenza della Camera a Palazzo Chigi: «Ma no! La Lega non guarda a quelle cose lì. La Lega sta al Nord, a Mantova. E chi vuole andare a Roma se ne vada fuori dalla Lega!». Bossi non lo ammetterà mai, ma questa attesa è stata la più snervante che ricordi. Si era preparato per una dormita delle sue, almeno fino alle tre del pomeriggio. E invece a mezzogiorno era già al seggio di Gemonio e poi, fino a sera, nel giardino di ca¬ sa con moglie, i tre figli, le due tartarughe e un paio di giornalisti. «Non credo che uno dei due poli possa vincere e governare da solo. Lo temo, ma non lo credo possibile. Non credo che il Polo batta l'Ulivo. E se vince l'Ulivo, che è simbolo di pace, pace all'anima dell'Ulivo. Ma vedrete, il potere di Roma può ancora vincere: basta che si mettano assieme». Sotto la glicine del pergolato, la cima del Mottarone sullo sfondo, il caffè in mano, una tuta grigioviola addosso. Bossi aveva passato il pomeriggio accennando a quel «paio di mosse» che gli ronzano in testa. «Non dovete chiedere a me cosa fa la Lega se l'Ulivo vince e non ha i numeri per governare. Io per uscire da un governo ci ho rimesso tempo e uomini, e non vedo perché mai debba entrare in un altro labirinto. Io penso che non parleranno di Federalismo: si chiuderanno nel Palazzo e ci attaccheranno. L'unica alternativa è ridare potere costituente al popolo. Insomma, io chiedo che si faccia l'Assemblea Costituente. Chiaro?». Giovanni Cerruti «Vadano pure al governo a promettere riforme che non si possono fare Il Palazzo è minato» «Abbiamo perso il referendum Nord-Roma Ora chiederemo la Costituente»

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Irene Pivetti, Pivetti, Umberto Bossi