La Pivetti: che sera, ragazzi di Ugo Bertone

La Pivetti: che sera, ragazzi La Pivetti: che sera, ragazzi «Senza di noi non possono far nulla» IRENE TRA I FEDELISSIMI LVARESE A festa di Irene è qui, nel cuore della Varese leghista. «Che bello ragazzi - dice la Pivetti in piazza - con voi mi sono rimessa in moto...». Quasi tutti i ragazzi, per la verità, sono in giro per i seggi ma la Pivetti ò commossa lo stesso. E un bandierone della Lega sventola quando arrivano, poco dopo le dieci, i primi risultati... «Altro che ago della bilancia - spiega la Pivetti - siamo molto di più. Senza di noi non si fa nulla e dovranno trattare. E che possono fare all'Ulivo, con Dini e Riibndazione?». «Per me - aggiunge - i sondaggi sbagliano, arriveremo alle due cifre. Ma anche con 1*8,6% siamo al massimo storico.La Lega ò determinante per davvero...» Ce tempo solo per questo primo commento, poi di corsa a Milano, a rapporto da Bossi. E la festa continuerà per tutta la notte, se i numeri la giustificheranno. Poi, tutti in trincea, a trattar con Roma e i suoi partiti... «Non ci venderemo mai sillaba all'improvviso serissima la Pivetti -. E il nostro prezzo non cambia: riforma dello Stato, poi del governo, infine dei meccanismi di voto. E non si facciano illusioni: non esistono i buoni e i cattivi, nella Lega. 0 meglio: non è detto che i buoni siano i più malleabili. Forse sono solo quelli con le idee più chiare». Rieccola Irene, il soldatino della Lega uscito dal servizio negli alloggi di Montecitorio («finalmente - dice - è finita una stagione difficile, sola lontana dagli amici...». Eppure, solo pochi mesi fa, la Pivetti era data per sicura partente per altri schieramenti, magari a caccia di nuovi onori istituzionali...«Certo - ammette - di cose me ne hanno offerte. Ma le alternative, agli occhi miei, sono state sempre solo teoriche. E chi può darmi le emozioni della Lega? L'entusiasmo di questa gente». E come si vedrebbe palazzo Chigi? In Borsa, venerdì, l'idea non dispiaceva...«L'ho letta questa storia - sorride - che risate. Se ne inventano di tutti i colori. No, non m'interessa...». Ma Presidente, davvero non prova nostalgia? Che effetto fa lasciare la terza carica della Repubblica a 33 anni? Non si sente frustrata? «Frustrata io? Ma Montecitorio non è mica una sigaretta o una droga pesante. Però...» Però? «Diciamo che di sicuro non può capitarmi due volte nella vita uno choc come quello provato il 16 aprile del '94 quando, all'improvviso, da privata cittadina sono diventata presidente di Montecitorio. Qualunque cosa mi succeda sarà meno traumatica...». Le poltrone pesano, insomma. «No, se servono alla causa della Lega. Altrimenti non mi interessano». E non si commuove, Irene, nemmeno se si cita Scalfaro, l'amato punto di riferimento al Quirinale...«Oh sì - dice - ho avuto un buon rapporto con il Presidente. Anche se spesso i giornali hanno ridotto un dialogo serrato e, a tratti, complicato, ad una sorta di macchietta. Spesso ho preso decisioni che Scalfaro nemmeno sapeva, poi ho letto che erano ispirate dal Quirinale. Ma non mi stupisce: è assai facile l'immagine della ragazzina inesperta che si fa guidare dal vecchio saggio...». Quella «ragazzina» dal carattere di ferro, comunque, sembra già dimenticala. Potenza di una campa¬ gna elettorale frenetica tra Varese ( «qui vicino - dice - i miei genitori hanno una casa di vacanze, a Rovo» due passi da Leggiuno, terra di Gigi Riva), la Toscana e la Liguria. «E' stato molto diverso dall'altra volta... Nel '94 eravamo alleati con Berlusconi e correvo nella periferia di Milano, a Quarto Oggiaro. Adesso, qui a Varese, i problemi della gente erano altri. E mi sono fatta decine di mercati, ho cercato la gente». L'incontro più bello? «La signora Adelina. Sa, all'inizio era un'invenzione di Maurizio Costanzo che in uno show mi aveva detto: provi a spiegare la sua linea a una signora Adelina di Varese. E poi...». E poi? «In un mercato mi ha fermato una signora d'età indefinibile e mi ha detto: mi chiamo Adelina e mi ha proprio convinta...». Altre emozioni? «La Toscana. A Poggibonsi, a Colle Val d'Elsa migliaia di persone ad ascoltarmi. E' da lì che ho capito che le cose per noi pote¬ vano andare molto bene. E poi la Lombardia...Altro che voto di protesta. Questo è consenso politico». Quanta grinta, nonostante la fatica accumulata. La giornata del voto? Inizia con la Messa, naturalmente («badi bene - sillaba - non sono mai andata a Messa a Varese. Non cerco consensi in quanto cattolica. Che pena quella zuffa tra i due Poli, che caduta di gusto..». Poi al seggio a Milano, piazza Zara. E, infine, di corsa a Varese: un concerto in Comune, la visita a una mostra di beneficenza, una passeggiata al Sacro Monte, meta fissa dei varesotti in primavera. «Com'è bella ed elegante - mormora una signora - meglio che in tv». Non sa che in valigia, Irene la leghista, si è portata jeans e scarpe da tennis. Ma stasera, alla fine, prevale ancora il tailleur. Lega di lotta sì, ma chissà, anche di governo. Ugo Bertone «r t ; :-y : '. i v^'jW&gg? f : I i j' Foto grande: Bossi In alto: Maroni Accanto: Irene Pivetti In basso: il governatore di Bankitalia Antonio Fazio