Romano superstar sul palco dell'Ulivo

Romano superstar sul palco dell'Ulivo Romano superstar sul palco dell'Ulivo Cortei, bandiere e lacrime, in piazza scoppia la festa LA GIOIA DEI VINCITORI CROMA OM'è gentil la riotte a mezz'april, specialmente per l'Ulivo che sbandiera a piazza Santi Apostoli, sotto le finestre auguste dello slato maggiore. Megaschermo, Raitre in curetta perenne, applausi anche al marco che va giù e alla lira che va su, applausi con la lacrima al ciglio dei ragazzini con le scarpe da tennis, delle coppiette strette nell'abbraccio della gauche italiana che sogna questo momento da una vita, aria di primavera, aria di gelsomini e anche di gas di scarico degli autobus notturni, e poi la tensione si scioglie all'arrivo del Professore al roof garden di Palazzo Esposizioni a braccetto di Walter Veltroni, sorridente, esultatine, commosso, con tutti gli schermi accesi che propagano le immagini dalla piazza dei Santissimi Apostoli e la folla che scandisce «Romano! Romano! Romano!». Per l'Ulivo festa in due luoghi, distanti fra loro meno d'un chilometro, alla testa e alla coda di via Nazionale che è una strada umbertina, la strada della Banca d'Italia, la strada che lambisce il Quirinale, che termina a piazza Venezia di cui questa piazza della festa è un'appendice, una clessidra laterale. L'altra festa è su, nel palazzo delle Esposizioni, grande e bellissimo edificio rinnovato e modernizzato come museo, e al quale si accedeva ieri sera dall'ingresso laterale di via Milano, proprio all'ingresso del Traforo, altra opera di quelle che hanno trasformato Roma in capitale. La strada è poco affollata, anzi non lo è affatto. Si salgono a piedi lunghe scale, si entra nel grande bar del museo dove alcuni giovani molto sorridenti e cortesi ti muniscono di un passi con spilla da balia, e si prende un ascensore di cristallo come quelli dei grattacieli dei film disastrosi, con cui si arriva al secondo piano, quello della festa. Era come un «surprise party» prima che arrivi il festeggiato. Fuori, non vedi nulla. Dentro, una piccola folla. Una selva di cavi, telecamere, giornalisti che si intervistano fra loro, lei che ne pensa, grazie, previsioni?, nessuna, e lei, grazie, previsioni?, boh, grazie, ah sei inglese? e che ti pare? No, neanch'io sono sicuro, ma non saprei dire. E allora? grazie. Sarebbe, per stare alla nota gag di Mai dire gol, di elezioni telematiche a livello multimediale (te ne intendi tu di sondaggi? no? e allora che parli a fa'?), in cui tutti si sperticano per dire qualcosa di sensato che potrà essere subito smentito. D'accordo, ha vinto l'Ulivo e questa è la casa dei vincitori. Il primo che si vede è Giorgio Napolitano bellissimo e in blu scuro, che sorride rilasciando dichirazioni pacate, non memorabili, ma responsabili. Dice che «l'Ulivo è una coalizione con una forte componente moderata, anche se resta da vedere, dice, se alla Camera ci sarà o no la maggioranza». Ci troviamo di fronte alla forchetta. Cioè alla differenza in punti di percentuali fra i due cartelli. La forchetta si allarga e si stringe, dicono i numeri e così il chiacchiericcio si sposta sulla spessa moquette rossa della sala, con molti camerieri in uniforme, ma poca acqua minerale da bere, tant'è che si registra un esodo verso il bar del piano di sotto. Torniamo alla piazza. La festa si ingrossa, si vede Rosy Bindi che se la prende con Buttigliene («quello del piano di sopra») provocando forti applausi. Ma qui si applaude con generosità tutto ciò che è amico e si fischia, siamo pur sempre di fronte ad un match, tutto e tutti i nemici. Ma il bello sono queste bandiere, tutti se ne procurano una e il verde fa prateria, fa America, fa piazza anche sudamericana, fa non-Italia. Stiamo assistendo alla morte effettiva e definitiva Iraa non ancora ultimata) dei partiti. Ma ecco D'Alema con il primo commento: «Vorrei respirare». E' come sempre scocciato con i giornalisti, solleva gli occhi al soffitto, e dice: «Se si potesse essere un attimo più civili sarebbe molto meglio. Mi sembra evidente che l'Ulivo ha vinto con un margine significativo. Pensiamo che in ogni paese basta lo zero virgola sette. Una vittoria con cinque punti in più è netta e indiscutibile. Non sappiamo che cosa significherà in seggi parlamentari anche se abbiamo una percezione ancor più positiva di quella degli istituti che si occupano dei dati. In Senato ci sarà una chiara e netta maggioranza. Questo risultato è una sfida fra due proposte, due visioni diverse dello sviluppo del Paese e ha prevalso l'idea del rinnovamento nel senso di un nuovo patto di soliadjertà. E' stata respinta la virulenza della destra che ha allontanato gli elettori e credo che il sue- cesso dell'Ulivo segni una garanzia perché le riforme siano fatte attraverso il metodo del dialogo e una garanzia della governabilità del nostro Paese. Vorrei anche aggiungere che riteniamo di dover ringraziare tutti coloro che si sono lanciati con grande passione. L'Ulivo si è conquistato il consenso sul campo con un dialogo con i cittadini...». A Piazza santi Apostoli lo applaudono e sbandierano: «Sono con loro», gli dice guardando lo schermo «e consiglio di restare alzati e aspettare altre novità positive». E con Rifondazione? «Intanto noi non sappiasmo. Abbiamo co¬ minciato la serata con proi 'zioni che davano i seggi in equilibrio. Adesso siamo in vantaggio e chissà che cosa succederà più tardi. Noi in genere sappiamo valutare i dati meglio degli istituti specializzati». Poi aggiunge: «L'Italia ha detto no alla destra e l'Ulivo ha vinto le elezioni e intende governare il paese. Vedrete che ci saranno anche i numeri per farlo». In piazza a questo punto si aggiungono alle bandiere verdi e rosse di Rifondazione anche alcune bandiere cubane e altre con l'effigie di Che Guevara. D'Alema seguita a guardare, da via Nazionale, la piazza delle bandiere. Davanti a lui passano le schermate che annunciano i seggi al Senato: la mezzanotte è passata da quindici minuti e i numeri dicono 99 seggi al Polo e 123 all'Ulivo. Niente a Palmella e Sgarbi, i cui nomi sono ovviamente molto fischiati in piazza santi Apostoli. Il professor Mennheimer garantisce che questa proiezione è altamente attendibile e vai con la pubblicità. Lasciamo il palazzo delle esposizioni e corriamo giù verso il cinema Rialto (vecchia gloria dei film d'éssais degli Anni Cinquanta e Sessanta) e torniamo alla piazza sempre più gremita. Dovunque ti muovi, trovi una telecamera che ti riprende e vedi che la gente, che gode l'evento televisivo nel megatelevisore da piazza, vorrebbe sapere in definitiva se si governa o no, se queste sinistre ce l'hanno fatta una buona volta o no. E guardano di nuovo D'Alema che compare per ripetere che i risultati di mezzanotte sono ancora da migliorare, e che col passare delle ore anche la situazione della Camera dei deputati evolverà e il governo delle sinistre, il tanto sospirato governo, si farà: da Dini e Bertinotti uniti nel partito di lotta e di governo, ed è di questa prospettiva che quasi tutti, sia pure nella febbre euforica, in cuor loro dubitano. Paolo frizzanti

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