« Vado a celebrare il suicidio » di Maria Grazia Bruzzone

LA STAMPA « Vado a celebrare il suicidio » Pannello, precipita sotto l'uno per cento LROMA ISTA Pannella-Sgarbi ferma a un 2,8, 2,5, fino a un misero 0,3 per cento. I primi sondaggi e le prime priezioni sono come secchi di acqua gelata sulla piccola folla radicale che occupa la sede di Torre Argentina. E le proiezioni sfittano. Intorno a Pannella, con i cronisti e la troupe dei Tg5 ci sono i fedelissimi Sergio Stanzani e Paolo Vigevano. Ma l'aria non è mogia. Il piccolo esercito radicale ne ha già viste di bigie e di nere, nella sua storia. E Marco Pannella, al miracolo di raggiungere il quorum nel proporzionale, alla possibilità di raggiungere quel fatidico 4 per cento che promuoverebbe d'un colpo 12 candidati a parlamentrari (4,6 per l'esattezza, visto che le liste Pannella-Sgarbi si presentano solo in 20 collegi su 26), in fondo, non ha mai creduto. Non ci credeva, non osava neppure sperare. Perché questa volta si gioca tanto, forse tutto, Marco. A 66 anni, da oltre venti è sulla breccia. Diviso ormai dai Tara- dash, Calderisi, i Vito che hanno gettato la maschera per aggiudicarsi la poltrona di parlamentare a fianco di Berlusconi, Marco alla fine si era ritrovato solo. Solo coi suoi fan e i suoi elettori, che pure nel '94 hanno raggiunto il 3,6 per cento. Solo con i referendum che a ogni occasione moltiplica e rilancia, accanto a sé soltanto Emma Bonino, promossa Commissario europeo proprio da Berlusconi. Solo, fuori dal Parlamento, neppure più deputato europeo, dopo la rinuncia a un ruolo che in fondo non era il suo. Finché, fuori tempo massimo, quando le liste dei candidati sono già state consegnate, con la mediazione della Bonino, il sospirato accordo col Polo si fa. Intesa elettorale («Nel Polo non entriamo», ripete Pannella. Ma anche politica, per la riforma presidenziale a turno unico, accordo «anti-inciucio» firmato solennemente alla Camera davanti al pubblico davanti alle telecamere e agli elettori per tentare in extremis di vincolare Berlusconi e tenerlo lontano da nuovi «tavoli» di trattati¬ va con l'Ulivo. Le truppe radicali votano Polo al maggioritario, chiedono voti al Polo per il propozionale. Pannella sorrideva quel giorno, giusto una settimana fa. Eppure alla vittoria non credeva neanche allora. «Vado a celebrare il suicidio» dice ai redattori di Radio Radicale, col suo solito gusto per il paradosso. Estenuato ma soddisfatto dell'ennesimo tour de force, la maiatona di 19 ore filate a Radio Radicale. Le domande più impensate: «Dicci cosa possiamo leggere per essere liberali», e Marco a consigliare i fratelli Rosselli, Salvemini, Gobetti, Ernesto Rossi, i suoi testi sacri. Un ascoltatore chiedeva del rapporto con Pasolini, che Pannella cita sempre. «Ma non era comunista?» chiede la voce. E Marco a spiegare che l'ultimo testo dello scrittore è stata la lettera mandata al suo movimento. «Una lettera che era una dichiarazione d'amore ai radicali in quanto eretici e amici anche dei fascisti». Le telefonate che lo commuovono sono proprio quelle, e sono tan- tissime, dei missini, ex missini, oggi Alleati nazionali, che gli promettono il voto. «Ero della Fiamma, sono di An ma oggi il voto nel propozionale lo dò a te perché te lo meriti», dicono, e sono giovani che spesso lo sostengono nella nuova battaglia per legalizzare le droghe leggere. Che sicuramente approvano la sua lotta per il presidenzialismo puro che è uguale a quello di Gianfranco Fini. Marco lo sa bene che è fra quei giovani ex missini che miete con¬ sensi oggi, più che in una sinistra che pure un tempo gli è stata vicina, almeno col cuore. Lo sa e li incita a non mollare. La voce spesso rotta dall'emozione, come l'altra sera al comizio conclusivo del Polo, unico a salire sul palco dopo aver attraversato la piazza fitta come un autobus in un'ora di punta. Emozionato come stasera, davanti a sei televisori, fumando una sigaretta dopo l'altra. Maria Grazia Bruzzone II leader dei Riformatori Marco Pannella con Vittorio Sgarbi