Dio salvi davvero la Regina

Pio salvi davvero la Regina Pio salvi davvero la Regina Scandali e indifferenza per la Corona IL FUTURO DELLA MONARCHIA OLONDRA RE nere, tristi, queste, per i repubblicani inglesi. Sono depressi e ne hanno ben donde. Perché? Hanno perso due armi formidabili nella loro tenace lotta per abolire la Corona, due armi letali che parevano indistruttibili. Tali erano infatti Fergie e Diana, le due principesse che, con le loro bizzarrie, i loro amori, i loro sciali, avevano trasformato la vita della Royal Family in una tragicomica soap-opera, preda della stampa a sensazione, zimbello di tutti coloro che giudicano la monarchia britannica un costoso anacronismo. Ora, un divorzio ha estromesso Fergie e la stessa sorte subirà tra non molto Diana. Per Elisabetta è il più gioioso compleanno dall'81, quando Carlo sposò Diana e l'unione si rivelò immediatamente infelice. Ora, finalmente, la regina può ripren- dere la direzione della sua «ditta», la firm, com'è chiamata a Buckingham Palace la Royal Family; non deve più attendere ansiosa le prime edizioni dei tabloid, con i loro scioccanti scoop sulle attività delle due nuore. Il compito di Elisabetta è chiaro: ripristinare fiducia e nella Royal Family e nella monarchia, dimostrare e convincere che la Corona è più che mai sensibile a tutte le aspirazioni del Paese. Non sarà un'impresa facile. I danni inflitti da Diana e da Fergie al prestigio reale sono gravissimi, per molti l'immagine della Reggia è ormai indelebile ed è quella di una Corte settecentesca, licenziosa, frivola, spendacciona, arrogante, immorale. Ammettiamo che Elisabetta riesca, in un paio d'anni, a ridare dignità e maestà alla monarchia, a far dimenticare i royal scandals e tutti i loro veleni: si potrebbe allora considerare «fuori pericolo» la Corona britannica? La risposta è no. Il mestiere dell'oracolo è rischioso, la futurologia è un'arte ingannevole, ma questo pronostico è condiviso da tutti gli osservatori e studiosi della monarchia. Per un motivo. Anzitutto vi sono i dubbi creati da Carlo, erede al trono. E' un brav'uomo, ne sono tutti convinti, i suoi timori per l'ambiente naturale e urbano sono genuini, ma non ha carisma, è un po' scialbo, esita, nicchia, tergiversa. Se la madre, spazientita, non l'avesse esortato, pubblicamente, ad accelerare il suo divorzio, Carlo avrebbe accettato i mille indugi imposti dalla pugnace Diana. Sono queste riflessioni che inducono Stephen Glover a concludere così un suo articolo sul Daily Telegraph: «Fino a quando Elisabetta resterà sul trono, i repubblicani non faranno progressi. Ma io tremo se penso a ciò che potrebbe accadere dopo la sua morte». Certo, tutto è possibile, quindi che Elisabetta, donna sana e robusta, viva a lungo, tanto a lungo da poter abdicare, serena, a un certo punto e cedere il trono a un Carlo divenuto, col passare degli anni, più maturo, più royal. Ma ecco affacciarsi un altro pericolo. Che gli inglesi scoprano di poter fare a meno della monarchia e decidano, o con un referendum o con una legge, di sostituirla con una repubblica. Fino a una decina di anni fa una simile ipotesi era impensabile; la monarchia aveva conquistato il cuore e il rispetto degli inglesi, principalmente durante la guerra e nel dopoguerra; non esisteva in quest'isola un solo repubblicano. Adesso, per merito o demerito di Fergie e Diana, il repubblicanesimo fiorisce, e non soltanto tra gli intellettuali: un sondaggio, un anno fa, rivelò che l'idea di una Repubblica era «accettata» dalla maggioranza dei cittadini. Questi sentimenti muteranno, soprattutto se Elisabetta persisterà nella sua politica di «modernizzazione» - da due anni paga le tasse, ad esempio -, ma difficilmente la monarchia riacquisterà il suo prìstino fulgore. E non basta. La Corona ha i suoi fans più ardenti tra gli anziani. I giovani invece manifestano non tanto ostilità, bensì una profonda indifferenza. E' in questa paludosa «indifferenza» che potrebbe affondare la monarchia, dopo la scomparsa di Elisabetta e dopo l'ascesa al trono di Carlo. I monarchici sono convin- ti che non avverrà e rammentano che questa istituzione ha, qui, oltre un millennio di vita. L'Inghilterra ha conosciuto un'altra esplosione di repubblicanesimo dopo il 1870, quando la regina Vittoria, spezzata dalla morte del marito Alberto, si chiuse in una vedovanza ferrea. Mentre le folle cantavano la Marsigliese in Trafalgar Square, l'eminente costituzionalista Bagehot avvertiva la sovrana: «Essere invisibili significa essere dimenticati». Nel 1876, Vittoria riemerse, divenne regina forte e amata, il repubblicanesimo si sbriciolò. Ma non c'era «indifferenza» allora: e, come ricorda uno studioso, le istituzioni muoiono sovente non perché travolte dall'odio, ma perché avvizziscono vittime dell'apatia e della noncuranza. Mario Ciriello Maggie Thatcher ha fatto la pace con lei, la elogia anche il leader laborista Il ritratto ufficiale fatto da un fotografo specializzato in nudi femminili «Happy Birthday Lilibet», titolano con familiarità i quotidiani

Persone citate: Maggie Thatcher, Mario Ciriello Maggie, Regina Scandali, Royal Family, Stephen Glover, Vittoria

Luoghi citati: Inghilterra