Damasco una notte per fare la tregua

Christopher minaccia di disertare il vertice con la Agnelli, de Charette e Primakov, poi ci ripensa Christopher minaccia di disertare il vertice con la Agnelli, de Charette e Primakov, poi ci ripensa Damasco, una notte per fare la tregua // segretario di Stato americano irritato dai troppi «concorrenti» Nella capitale siriana c'è anche il ministro degli Esteri di Teheran BEIRUT DAL NOSTRO INVIATO Si è combattuto ancora per tutto il giorno, ieri, dall'alba alla notte, qui nel Libano, e l'ultima salva di katiuscia contro Israele gli hezbollah l'hanno lanciata che era quasi mezzanotte e il lampo ha rotto il silenzio del buio. Era un brutto segno da interpretare per il vertice che intanto si stava tenendo a Damasco, nella ricerca di un accordo di cessate il fuoco. Il vertice, alla fine si è comunque tenuto, quando sembrava che il disaccordo (e i malumori) fra i ministri invitati bloccassero perfino l'incontro ufficiale. Però la discussione non ha dato tuttora risultati, e per chiudere quest'altra amara pagina di una guerra senza fine bisogna aspettare ancora. C'era però molto di più in gioco, ieri sera, a Damasco, nel confuso girotondo degli incontri politici che hanno preceduto la riunione della notte: c'era la chiusura di un capitolo ambiguo della storia del Medio Oriente. Il titolo di questo capitolo è: Come muore uno Stato. Ieri, infatti, a discutere e decidere del Libano c'era un sacco di gente - americani, russi, francesi, italiani (anche un paio di mullah iraniani s'aggiravano da quelle parti) - ma non c'era un solo rappresentante del governo di Beirut. Comincia ufficialmente la fine del sogno libanese. Era un sogno nato nella prima metà di questo secolo, dentro il tessuto intricato degli imperi coloniali, quando la Francia aveva disegnato il profilo di uno Stato multiconfessionale staccato dai confini siriani; oggi l'indipendenza formale del Libano ancora sopravvive, ma la firma di ieri sancisce la cancellazione di fatto di una sovranità statale ormai impossibile da sostenere, E questa sanzione viene celebrata proprio a Damasco, residenza patronale del nuovo signore del Libano (forse del Medio Oriente), Hafez Al.Assad. ; . . A litigare ieri su una formula accettabile di tregua si sono visti e rivisti, a Damasco, in una spossante trafila di incontri bilaterali, i ministri che rappresentano oggi i poteri del mondo: ospiti del siriano Faruk Al Charah, c'erano infatti il segretario di Stato americano, Warren Christopher, il russo Evgenji Primakov, Susanna Agnelli per conto dell'Europa, e però anche il francese Hervé de Charette, che in questa geografia politica basata sulla divi- sione dei poteri reali un posto non avrebbe dovuto averlo. Ma Chirac da qualche tempo cerca di essere un nuovo de Gaulle (così lo dice senza perdoni anche Jean Daniel, che di Presidenti a Parigi si intende molto) e la presenza francese nel negoziato è un conto pagato alla pronta presentazione di un piano di de Charette per trovare una tregua. La cosa non faceva piacere non soltanto agli israeliani - perché il piano francese prevede che nel Libano del Sud si ritorni alla situazione di prima, come se niente fosse accaduto in questi 11 giorni - ma indispettiva pesantemente anche gli americani, che hanno un loro piano di sistemazione generale del Medio Oriente e non amano perciò doversi misurare anche con le ambizioni di grandeur chira chiane. La Francia, poi, è alla guida del fronte europeo che rifiuta il progetto americano di embargare l'Iran, e de Charette ieri pomeriggio- ha «osato» perfino incontrare due volte il ministro degli Esteri iraniano Velayati, che come un falco nero si aggirava nei palazzi di Damasco per difendere l'alleanza con gli hezbollah (e però anche il ruolo globale di Teheran nel futuro Medio Oriente). Dire che Christopher era indi¬ spettito è davvero poco. In più gli si aggiungeva una imprevista frattura all'interno del movimento hezbollah, dove all'improvviso l'ala filoiraniana si ribellava a ogni compromesso prendendo pretesto dal «giudizio inaccettabile di Clinton a Mosca» sulla loro guerra. E per ripicca, ora gli hezbollah dicevano anche: non vogliamo gli americani tra le forze che debbono controllare un cessate-il-fuoco. Da Beirut il primo ministro Hariri, riunito d'urgenza con il suo governo, mandava anche lui a dire: guardate che prima di tutto, prima di ogni accordo, Israele si deve impegnare a pagare i danni di questi giorni. E ci si metteva in ultimo anche Primakov, che, in cerca di nuovi clienti in Medio Oriente, dimenticava ogni buona maniera e sparava ad alzo zero sulla «irresponsabilità israeliana» e sulla «colpa di Tel Aviv» nel massacro libanese. Insomma, quella che doveva essere una più o meno nonnaie pratica diplomatica si stava trasformando in un dossier intrattabile, dove ognuno piazzava le proprie carte e poco s'interessava all'obiettivo comune, che era poi di salvare la gente dai cannoni. Ma la diplomazia deve saper nascondere ogni risentimento, e quello che conta è, comunque, il risultato finale. Alla fine della giornata, dopo che il vertice è stato rinviato per ben due volte, si è trovato in ultimo una formula di avvio buona per tutti. Ospite dell'incontro diventava però, a questo punto, Christopher, che si ritagliava almeno l'onore di ricevere i suoi partner nei saloni dell'ambasciata americana di Damasco. Come a dire che gli Usa sono poi quelli che contano. Per tutto il giorno, però, Assad se n'era rimasto serafico in poltrona a contemplare le baruffe dei suoi ospiti. Lui aspettava. Tanto, sapeva che comunque da lui prima o poi tutti debbono passare. Comunque fosse andata, ieri la storia stava cambiando l'archivio nominale degli Stati del Medio Oriente. Mimmo Candito E' il trionfo di Assad, che è riuscito a costringere tanti potènti a andare da lui per fermare la guerra Israele-Libano Non c'era nessun rappresentante di Beirut come a sancire la morte geopolitica del Libano Mentre si trattava continuavano i lanci di razzi sulla Galilea e i raid dello Stato ebraico B n I E' il trionfo di Assad, che è riuscito a costringere tanti potènti a andare da lui per fermare la guerra Israele-Libano » Il ministro degli Esteri Agnelli con il collega siriano Al Charah In basso, un giovane che attraversa un posto di blocco a Cana e una volontaria che assiste un bimbo accecato dai razzi israeliani [FOTO ANSA] »