Salari «flessibili» è scontro sul Sud di Roberto Ippolito

Polemica col segretario Cgil: «E' conservatore». Abete: «Trattiamo subito con chi ci sta» Polemica col segretario Cgil: «E' conservatore». Abete: «Trattiamo subito con chi ci sta» Salari «flessibili», è scontro sul Sud No di Cofferati. Romiti: «Giovani, siate rivoluzionari» NAPOLI DAL NOSTRO INVIATO Venerdì sera sul palcoscenico del Teatro San Carlo di Napoli si esibiscono una ballerina con un candido tutù bianco e l'uomo, nero mascherato da scheletro. Per i millecinquecento ospiti di un convegno della Confindustria, danno vita al Ballo Excelsior, l'eterna lotta tra il progresso e l'arretratezza. Trascorsa la notte, ieri mattina sullo stesso palcoscenico il presidente dell'associazione Luigi Abete ironizza: «Il balletto tra l'oscurantismo e la modernità l'abbiamo già visto». Abete ce l'ha con Sergio Cofferati, segretario della Cgil, e lo dice: «Se Cofferati decide di fare il conservatore peggio per lui». Così, con una polemica plateale, si chiude il convegno di Napoli, promosso dalla Confindustria sul tema «Rimettere in moto l'Italia». Cofferati è accusato da Abete di non essere disposto a concordare alcun cambiamento rispetto ai contratti di lavoro per favorire gli investimenti e quindi l'occupazione nelle aree più deboli, in particolare il Mezzogiorno. Anche il presidente della Fiat Cesare Romiti la pensa nello stesso modo: «Cofferati, persona che tutto sommato stimo, ha espresso concetti di rigido conservatorismo, concetti che non dovrebbero più avere albergo nel nostro paese». Immediata la replica del segretario della Cgil: «Se sono conservatore io, lo è anche lui visto che insieme abbiamo firmato l'accordo per l'organizzazione del lavoro a Melfi». Nella prima giornata dei lavori, i leader di Cisl e Uil, Sergio D'Antoni e Pietro Larizza, si sono pronunciati a favore dell'apertura di una trattativa su eventuali riduzioni di stipendio per i neoassunti in queste aree. Ieri mattina Cofferati scandisce invece il suo no: no ad Abete, no a D'Antoni e Larizza. «Si può discutere di flessibilità sull'orario, sulla formazione e sul salario aziendale, ma non si possono toccare i minimi contrattuali che, tra l'altro, garantiscono la concorrenza tra le aziende» afferma Cofferati. E aggiunge: «Un'alterazione dei minimi contrattuali può paralizzare il sistema delle imprese». Abete è deluso dal no di Cofferati. Da mesi tenta di aprire un dialogo per stringere «un'alleanza per il lavoro» (come la chiama D'Antoni) o «un contratto per la creazione d'impresa» (come lo definisce lui stesso). «A questo punto, superato l'alibi dell'attesa delle elezioni, dobbiamo comunque andare avanti» annuncia il presidente della Confindustria. E lancia l'ultimatum: «Poiché non possiamo più aspettare, nella giornata di lunedì farò partire la lettera di invito ai sindacati per incontrarci e aprire finalmente il confronto sulla flessibUità». Proprio al convegno dedicato dalla Confindustria al rischio di immobilismo dell'Italia, Abete fa pertanto sapere di non avere alcuna intenzione di fermarsi. Lui tira dritto, pur avendo raccolto la disponibilità soltanto di Cisl e Uil. Abete marcia verso un accordo «separato», cioè senza la firma della Cgil? «Quando si apre un tavolo di trattative - risponde - si vede chi ci sta e chi non ci sta. Non siamo noi a volere accordi separati. Il problema riguarda la Cgil». In altre parole, non viene esclusa una decisa frattura con il sindacato di Cofferati: «Certo non apriamo una trattativa per finire a tarallucci e vino» sottolinea Abete. Per il presidente della Confindustria è indispensabile definire regole precise che consentano deroghe ai contratti di lavoro in modo con¬ cordato, per un periodo di tempo limitato e caso per caso. Così, a suo giudizio, diventa possibile attirare gli investimenti nelle regioni meridionali e creare occupazione. E' un ragionamento che, invece, Cofferati ritiene privo di logica: «E' sbagliato - sostiene - scaricare sui minimi contrattuali la responsabilità di risolvere i problemi del Mezzogiorno. I limiti del Sud sono strutturali; fin quando le condizioni delle infrastrutture saranno quelle attuali, qualsiasi sconto sulla retribuzione non servirà a niente». Sconto sì, sconto no: la contrapposizione emersa a Napoli è tutta qui. D'Antoni ammette le deroghe ai minimi contrattuali purché si discuta anche di orario di lavoro e la legge Tremonti, per la detassazione degli utili reinvestiti, valga solo per il Sud. Cofferati non vuol sentir parlare di possibilità di andare sotto i minimi. E propone invece la replica di accordi come quello sottoscritto per la Marzotto (basato sull'elasticità degli orari) e per il porto di Gioia Tauro (riduzione del costo del lavoro del personale impegnato in corsi di formazione). La Confindustria giudica invece inadeguati questi due accordi perché relativi a iniziative imprenditoriali già esistenti e quindi irrilevanti per la stimolazione di nuovi investimenti. Come se non bastasse, le intese riguardano situazioni troppo particolari: l'esigenza della formazione, per esempio, non è uguale dovunque. Abete è convinto che il suo invito ai sindacati per un incontro in tempi stretti apra una fase nuova. E fa leva sulla posizione di Cisl e Uil: «Abbiamo scoperto un grande alleato, il sindacato, e abbiamo preso atto che al suo interno ci sono componenti che rallentano i processi». Roberto Ippolito A sinistra Sergio Cofferati A destra il commissario europeo Mario Monti

Luoghi citati: Gioia Tauro, Italia, Melfi, Napoli