La Confìndustria «Meno salari e più posti per il Sud» di Roberto Ippolito

La Confìndustria La Confìndustria «Meno salari e più posti per il Sud» NAPOLI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Più posti. Meno stipendio. All'ombra del Vesuvio si discute. E si cercano le soluzioni per favorire gli investimenti e creare occupazione nelle aree più svantaggiate, ovviamente innanzitutto nel Mezzogiorno. La questione è antica: tanto che non sembra un caso che se ne parli in un luogo storico come il Teatro San Carlo di Napoli. Qui la Confindustria ha promosso un convegno sul tema «Rimettere in moto l'Italia» e dedicato alla mobilità: cioè alla necessità delle imprese di andare dove c'è lavoro e dei lavoratori di mostrarsi più disponibili a trasferirsi dove le assunzioni si fanno. Ieri, primo giorno del convegno, è emersa la possibilità di aprire una trattativa per stringere «un'alleanza per il lavoro», come la chiama il segretario della Cisl Sergio D'Antoni, o «un patto per il Sud», stando alla definizione del vicepresidente della Confindustria Carlo Callieri. La buona volontà non appare in dubbio. Ma sui contenuti dell'accordo ipotizzato c'è ancora molta strada da lare. «Bisogna abbattere il tabù dei minimi contrattuali», fa presente Callieri. Questo vuol dire che, nelle aree più deboli, dovrebbe essere possibile ridurre in maniera significativa (tra il 10 e il 20%?) le retribuzioni, per un periodo limitato e in maniera contrattata in modo da stimolare nuovi posti di lavoro. «Non deve essere un tabù il salario, ma non deve essere un tabù neanche l'orario di lavoro», replica però D'Antoni, che sulla grande alleanza sembra puntare molto. In cambio dell'accettazione degli sconti a tempo sugli stipendi, il leader della Cisl chiede agli imprenditori anche la flessibilità fiscale: «La legge Tremoliti con la detassazione degli utili reinvestiti deve valere solo per il Mezzogiorno per evitare che le nuove iniziative si dirigano altrove». Aggiunge Pietro Larizza: «La flessibilità non deve essere un discorso dogmatico». Insomma si può discutere. Ma fino a che punto? «Me lo sto chiedendo anche io», risponde il presidente della Confindustria Luigi Abete. Con curiosila, Abete attende l'intervento che questa mattina terrà il segretario della Cgil Sergio Cofferati: «La prima giornata del convegno di Napoli - afferma - ci ha rinnovato la disponibilità di Cisl e Uil a negoziare. Adesso voglio verificare se Cofferati è pronto a prenderne atto». La Confindustria vuole cancellare l'immagine di un'Italia immobile (e quindi poco propensa a cambiare lavoro, casa, Comune e status! scaturita dal rapporto sulla mobilità preparato dal suo centro studi e utilizzato come base della discussione. E Pietro Marzotto, consigliere incaricato per il centro studi e prossimo vicepresidente, avverte: «Non esistono formule magiche né ricette facili per riprendere la via del riequilibrio territoriale, ma è evidente che occorre introdurre forme contrattuali flessibili, modificare il sistema di determinazione delle retribuzioni che conduce a troppa uniformità e scarso legame con la produttività, rivedere le regole di ingresso e uscita del mercato del lavoro». Marzotto osserva ancora che «occorre una mobilità fondata sulla possibilità per i lavoratori di riconvertirsi, di modificare le proprie capacità professionali». E «proprio per questo la formazione dovrebbe svilupparsi anche oltre i confini della scuola». Oggi è attesa la risposta di Cofferati. Domani arriveranno i risultati delle elezioni che naturalmente fanno da sfondo a tutti gli interventi del convegno di Napoli. Roberto Ippolito

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