Tirano Scalfaro rischia un attentato

Giovane con una bomba a mano: «Voglio parlare con i presidenti sennò ammazzo tutti» Giovane con una bomba a mano: «Voglio parlare con i presidenti sennò ammazzo tutti» Tirano, Scalfaro rischia un attentato Messo in salvo con il piano «segreto» TIRANA DAL NOSTRO INVIATO Sulla via Scanderberg, lo stradone dello struscio di Tirana, sembra la solita, triste mattinata: sfilano biciclette cigolanti, un bambino senza gambe chiede l'elemosina incollandosi ai pantaloni dei passanti; i caffè sono stracolmi di ragazzi che guardano l'orizzonte. GU unici che sembrano avere qualcosa da fare ma senza l'aria marziale di un tempo - sono quei dieci poliziotti che vigilano il palazzo presidenziale. Sì, sembra la sonnacchiosa Tirana di sempre e invece alle 13,50 scoppia il finimondo. Dal cancello presidenziale sta per uscire la limousine con dentro Scalfaro e per strada - a 15 metri di distanza - un ragazzo si avvicina a uno dei poliziotti e gli urla: «Voglio parlare con i presidenti... Hai capito? Sennò vi ammazzo tutti con questa, la vedi?». E il ragazzo indica un ordigno che sembra proprio una bomba a mano. No, quel ragazzo con il giubbotto jeans non ha l'aria di uno che scherza. I poliziotti capiscono al volo: il rischio è serissimo, se non si ferma quell'uomo, fra 20 secondi la bomba potrebbe colpire il Presidente della Repubblica italiana. Scoppia l'allarme rosso e per 49 minuti il centro di Tirana vivrà nel terrore. Dentro il palazzo presidenziale, Scalfaro viene immediatamente bloccato («Fermate la limousine!»), scatta il «Codice Bianco», il piano d'emergenza del Quirinale per mettere al sicuro Scalfaro, che sale su un'auto blindata ed esce da un cancello laterale. Per la strada invece scatta la caccia all'uomo: il ragazzo minaccerà ripetutamente di far scoppiare la bomba, riuscirà a parlare (per radiotelefono) con il presidente della Repubblica albanese Sali Berisha, i tiratori scelti gli spareranno quattro proiettili, ma sfiorandolo soltanto, per fargli paura. E alla fine, dopo 49 minuti di terrore, colto in un attimo di distrazione, quel ragazzo ancora senza nome viene immobilizzato e arrestato. E quella cosa che aveva in mano era proprio una bomba. Una bomba carica, «da attacco» la definirà il capo della polizia. Qualche minuto dopo l'ordigno viene fatto esplodere: è la prova che avrebbe potuto uccidere. A cose fatte, il capo della polizia albanese Agim Shehu dirà che quel giovane della periferia di Tirana Ylir Buza 0 suo nome - «è uno squilibrato», anche se poi lo chiamerà «terrorista» e, visto che un mese fa è scoppiata un'autobomba che ha ucciso tre persone (un attentato non rivendicato), soltanto nei prossimi giorni si potrà capire se quel ragazzo voleva uccidere o se, come pare più probabile, sia stata la disperazione a offuscare la sua giovane mente. E' finita bene, ma per qualche minuto Tirana sembrava À New York. Tutto ha inizio dieci minuti f prima delle 14. Dentro il palazzo presidenziale, Scalfaro ha appena concluso il suo in- contro con il presidente della Repubblica albanese Berisha, un uomo di centro-destra, un cardiochirurgo che ha studiato a Parigi. Alle 13 e 49, Oscar Luigi Scalfaro, ancora ignaro del trambusto che sta scoppiando per strada, sale sulla limousine messa a disposizione dagli albanesi, una Mercedes 600 nera del 1966, senza blindatura e pronta per l'antiquariato. L'autista ha già acceso il motore, sta quasi per staccare la frizione, quando si sente un urlo: «Pennate quella macchina! Fuori c'è un pazzo con una bomba!». Scalfaro scende dalla limousine e a quel punto scatta il piano di emergenza per mettere al sicuro il Capo dello Stato. Come racconterà più tardi il prefetto Iannelli, capo dei servizi di sicurezza del Quirinale, il piano prevede (d'immediato isolamento e la protezione del Presidente». Scalfaro viene fatto salire dentro la macchina blindata dell'ambasciatore italiano e un quarto d'ora dopo viene fatto uscire da un cancello laterale. Fuori, su via Scanderberg - la ex via Marx - è iniziata una palpitante caccia all'uomo. Un ragazzino in bici cldede a un arcigno poliziotto con i baffi: «Ma stanno girando un film?». Il ragazzo con l'ordigno in mano è agitatissimo: cammina in mezzo alla strada, sale e scende le scale del palazzo dei congressi, torna per strada, seguito a pochi metri dal capo della sicurezza presidenziale Lvadi Suka, un trentaduenne con la faccia larga da contadino e con tanto coraggio in corpo. Sono i minuti più drammatici. «Abbiamo pensato anche di ucciderlo - ammetterà più tardi Suka - ma c'era la possibilta die la bomba esplodesse 10 stesso». Già, perché il ragazzo continua a passeggiare con il dito sull'anello della spoletta della bomba, pronto a farla esplodere. Ylir Buza ora cliiede di parlare «con 11 presidente Berisha» e tuia: '(Voglio 20 milioni di lek!», che sarebbero cii ca 320 milioni di lire, un'enormità da questo parti. Il Presidente ci sta, ma a Yhr non basta e allora scatta la trappola: gli tirano una radio per riparlare col Presidente della Repubblica e mentre Yhr la prende, gli saltano addosso e lo immobilizzano. Scalfaro, più tardi, non farà commenti e a chi chiede alla figlia Marianna se sia stata «ima giornata di brividi», lei risponde con un sorriso: «Brividi di caldo, forse...». Fabio Martini Il capo della polizia albanese «Uno squilibrato, un terrorista che voleva 320 milioni di lire» " >s %.. usimi In alto: il presidente Scalfaro al suo arrivo a Tirana Qui accanto: Yhr Buza mentre minaccia di far esplodere una bomba a mano a breve distanza dal palazzo presidenziale

Luoghi citati: New York, Parigi, Tirana