Bossi: i poli finiranno arrosto di Irene Pivetti

La folla leghista entusiasta in piazza del Duomo a Milano La folla leghista entusiasta in piazza del Duomo a Milano Bossi: i poli finiranno arrosto Pivetti: stavolta il Nord sarà libero MILANO. Il rosmarino, l'arrostino, un buon profumino... Già domani mattina, a sentire Umberto Bossi, la Padania si sveglierà di ottimo umore. «I due galletti, i due poli dell'Ulivo e di Berluscone, entro sera saranno ben abbrustoliti», dice sotto il palco di Piazza Duomo. Irene Pivetti, maglione rosso cardinale, guarda la Madonnina e saluta i leghisti: «Questa volta ce la facciamo, e il Nord sarà libero!». L'altra sera, Varese, suo collegio, nella bolgia del Palazzetto dello Sport, aveva aggiunto un deciso «Vogliamo per U nostro Grande Nord l'Indipendenza!» e un cauto «nello Stato Federale». Bossi e Pivetti in piazza Duomo, i leghisti eccitati, i candidati ansiosi. «Tranquilli, prenderemo tantissimi voti», ha scommesso Bossi. «Siamo sopra il 10 per cento e potremmo arrivare al 15». Bossi nega l'ottimismo, «il mio è realismo». E il realismo bossiano si traduce in questi numeri: con 20 deputati e 10 senatori, il minimo per poter costituire i gruppi parlamentari, la Lega ha vinto la sua corsa. Dai 20 ai 30 stravince. Dai 30 in su è lussuria. «All'inizio, quando abbiamo deciso di andar da soli e tutti ci davano per morituri - confida Bossi - pensavo di prendere 30 deputati. Ora penso a qualcosa in più, anche 50». Questione di pochissimi voti. Luigi Peruzzotti, senatore di Gallarate, tenta la spiegazione: «Ho fatto un sogno. A Varese e provincia 7 deputati e 3 senatori alla Lega. Siamo in rimonta fortissima e questo sogno è realizzabile. Dipende da una manciata di voti». Lo stesso ragionamento, tuttavia, porta alla conclusione contraria, nessun eletto a parte Pivetti che sembra viaggiare a Varese città con notevole distanza di sicurezza. Dal suo collegio nel trentino anche il dolomitico Erminio Boso ha fatto un sogno: «Bossi che batte Berlusconi nel collegio di Milano 1. Andrei a piedi da Milano a Gemonio». Sogni, scommesse, previsioni. Certezze nessuna, tranne quei 20 deputati e 10 senatori che già sarebbero un successo. «C'è un rischio - ammette Bossi - Ed è che il Polo o l'Ulivo possano prendere la maggioranza assoluta: ma non ce la faranno. E secondo me tra Polo e Ulivo sarà il Polo a perdere. L'ho detto a Berluscone: potrei vivere mille anni, avere la barba lunga come un Matusalemme, ma tu con Fini il meridionalismo non riuscirai a portarlo al Nord, la Padania ti ributta indietro, ti rimanda dal tuo amico ad Hammamet. Non ci fosse stata la Lega, l'incrollabile Lega, allora sì che ce l'avrebbero fatta». La Padania contro Roma-Polo e Ulivo-Polo. Una campagna eletto- rale di corsa, due comizi al giorno e in quest'ultima settimana anche quattro. Bossi che posiziona la sua Lega prima sull'Indipendentismo e poi sfuma sul federalismo. Bossi che va in televisione e colpisce, si distingue da Polo e Ulivo, sempre a suo agio e con battute Minulanti. A Romano Prodi l'altra sera: «Attaccati al tram». A Berlusconi l'altra settimana: «Impara a governare, amico!». A Gianfranco Miccichè, Forza Italia: «Ma va a fà un gir!». A Ombretta Fumagalli Carulli, Ccd: «Ma smettila di trombare nelle orecchie della gente!». Giovedì sera al Palazzetto di Varese, ieri a Milano, Bossi ha chiuso la campagna elettorale interrompendo l'emozione di Irene Pivetti. «E' un mito», l'ha presentato lei in Piazza Duomo. E il Mito ha ripetuto il suo comizio elettorale ormai perfettamente memorizzato. Unica novità un ultimo attacco a Prodi e Berlusconi. «L'altro pomeriggio, a Roma da Nuccio Fava, abbiamo registrato una tribuna politica assieme. Alla fine ho chiamato i fotografi: ecco qui il rappresentante del monopolio pubblico e il rappresentante di quello privato. La didascalia della foto è "Ecc > il nostro futuro: il Paese muore..."». Mentre corre al comizio di Legnano con un'ora di ritardo, Bossi ammette che con la testa è già a martedì. «Comincerà la nostra terza battaglia. Per l'autodeterminazione della Padania e per la Resistenza Fiscale». Per il 25 aprile dice di non aver ancora deciso se sfilare per Milano oppure no. Come non ha ancora deciso se accettare l'invito degli indipendentisti scozzesi, gli eredi di Braveheart che venerdì prossimo si riuniranno per il loro congresso straordinario, una Pontida in kilt. «Vedremo, dipende dai risultati. Se è un trionfo della Lega, se la Padania sbanca il meridionalismo, mi piacerebbe proprio». Dunque Lega ben messa, a sentire Bossi. Lega che non solo non scompare, ma non arretra e avanza. Lega che al momento dà per scontato un accordo tra Polo e Ulivo per il post elezioni. Ma, da lunedì, dal risultato, qualcosa potrebbe cambiare? «Ma no che non cambia», s'irrigidisce Bossi. L'Ulivo, con Prodi e Veltroni, ha già fatto sapere che o chiude il Parlamento del Nord oppure la Lega non esiste, nessun rappporto. Giusto per far capire che il prezzo di qualsivoglia trattativa sarà altissimo. Bossi non ha commentato, ma per sabato 4 maggio ha convocato un'assemblea straordinaria della Lega. A Mantova. Giovanni Carristi Il Senatur libera l'ottimismo «Siamo sopra al 10 per cento Anzi possiamo arrivare anche al 15» Umberto Bossi e Irene Pivetti