E Lamberto si scopre femminista di Antonella Rampino

E Lamberto si scopre femminista E Lamberto si scopre femminista «Le donne non hanno bisogno degli uomini» L'i DI DINI E ROMA le donne? Eh già, le donne, l'incompiuto e insieme l'inevitabile della politica italiana... A un giro d'orizzonte, sotto la romantica luce dei candelabri a colonna, e gli arazzi e gli stucchi cinquecenteschi di un palazzo romano che ha visto nel corso del tempo Andreotti e Spadolini, ma anche Matacena e Alessandra Canale, le donne, vestite Valentino, ingioiellate Buccellati, liftate dagli epigoni di Pitanguy, sembravano angeli del focolare elettorale. Elegantissimi, selezionatissimi angeli, l'elite delle signore, in un élite di grande borghesia e di aristocrazia, nera ma ex fascista, convocata per un dopocena a palazzo Pecci Blunt dalla inarrestabile Donatella, in nome e per conto dell'amico Lamberto Dini. Una di loro s'è alzata, avvolta di chiffon scuro come un'odalisca. Lunghi capelli su occmalini gramsciani, Antonellina Inter- lenghi si è presentata a modo suo, «Sono una femminista», e ha detto: «Presidente, e le donne?». E Lamberto Dini si è sciolto. Come un ghiacciolo sotto i riflettori, come un cinico per contratto: «Ma le donne, degli uomini non hanno bisogno. Le donne i loro diritti se li sono conquistati da sole. Le donne, se fosse per gli uornini non avrebbero nulla. E invece le donne sono tutto». Ha allargato le braccia, le ha ricomposte in un gesto quasi pastorale, ha naturalmente ribadito che «l'integrazione culturale ed economica del femminile nella società italiana è uno dei punti qualificanti del programma di Rinnovamento Italiano», sciorinando formule che ormai sono per lui come padrenostro, anzi l'avemaria, ed è passato a parlare di quote. Sì, di quote. L'argomento scandalo, la penultima frontiera del dibattito post-femminista: siamo o no dei Panda? No, le donne non sono dei Panda. Non hanno bisogno di quote. Sanno farsi valere da sole. E certo, a vedere il parterre di rinnovatrici italiane, è così senza dubbio. Lamberto Dini, che poco prima si era commosso rivendicando orgogliosamente la sua scesa in cam..., e lì si è fermato schivando d'un soffio il lapsus berlusconiano, la sua scelta insomma di candidarsi «e non di stare ad attendere di poter rifare il presidente del Consiglio per questo o quell'altro vincitore», si è allargato in un sorriso. Ha guardato Donatella & Donatella. La moglie che col broncio indossato su un bell'abito bianco e blu, già visto, un Valentino da I mezzasera, diceva «Lamberto, ti prego basta, sei stanco». E Donatella l'amica di sempre, che sotto gli occhi della moglie l'aveva baciato, «Lamberto sei bravissimo, bellissimo». Poi è sceso nell'harem. Si è concesso al fotografo avvinto alla scollatura con push-up della graziosissima Marta Flavi, autrice e conduttrice di programmi Fininvest che ha confessato di «votare Dini, stavolta». Ha chiacchierato con Antonella Lualdi, si è prestato a una foto con Marisela Federici ex Tamraz, bellissima venezuelana habituée della mondanità romana, ha sorriso all'instamatic di Antonia De Mita, in visita per conto di papà. E del resto, se non fosse per le signore, Lamberto non avrebbe avuto neppure una festa. Una festa con un inatteso spot elettorale d'autore, addirittura di Rainer Masera, ex ministro del Bilancio, ex cervello di Banca d'Italia, che ha candidamente confessato di avere sempre avuto, anche a Via Nazionale, Dini come riferimento e modello, «un grande economista». Non avrebbe avuto l'amico Gianni Caravale che, dice, è un bene se Lamberto viene considerato un tombeur de femmes, son cose queste che portano voti. Non avrebbe potuto nemmeno, Lamberto Dini, avere un'occasione per commuoversi in vita sua. L'uomo dei mercati ha pianto, quasi, quando dopo aver illustrato un'intera Italia mutata dall'avvento del suo movimento, dopo un video che lo ritraeva in un climax inarrestabile, con Susanna Agnelli, con Jacques Chirac, col Papa, ha concluso: «Ricordatevi che io non ho ambizioni personali». Ma, forse, Lamberto Dini è davvero dalla parte delle donne. Nel senso che dicevano i fratelli Goncourt: «Per una donna, qualche volta, il troppo è sufficiente». Antonella Rampino Donatella Pecci Blunt A destra: il presidente del Consiglio Lamberto Dini

Luoghi citati: Italia, Roma