«Confindustria fai politica»

=1 «Confindustria, fai politica» No del Polo al convegno imprenditori-sindacati VIGILIA CALDA E NAPOLI dunque, quello che doveva essere un tranquillo e fecondo convegno confindustriale sul tema «Rimettere in moto l'Italia», qui a Napoli, si è trasformato, a due giorni dalle elezioni, nell'ennesimo teatro della lotta politica. E' capitato infatti che proprio sul palco del San Carlo, sede del meeting confindustriale, la Destra libera e bella, ma anche parecchio nervosa, abbia fatto irruzione e quasi rubato la scena ai grandi temi dell'occupazione, del rilancio del Sud. Il «coup de théàtre» è scattato subito, al primo atto, nel pomeriggio di ieri: in questo laboratorio bassoliniano a loro sempre più ostile, i leader Forzitalioti dì Napoli, con una lettera aperta hanno fulminato la Confindustria, «colpevole» di aver invitato al grande convegno sulla mobilità del lavoro nientepopodimeno che i sindacati. Anzi, la «Triplice», come i duri del Polo continuano a chiamare CgilCisl-Uil. «La manifestazione confindustriale - hanno sparato i berlusconiani di stanza qui sotto al Vesuvio - è stata organizzata per i giorni di venerdì e sabato immediatamente precedenti al voto di domenica. Le cronache della manifestazione, cui sono stati invitati i leader della Triplice sindacale che hanno pubblicamente dato indicazione di voto per l'Ulivo, saranno quindi pubblicate domenica, giorno del voto». E allora? Ecco l'affondo finale: «Allora denunceremo alla magistratura tutti i giornali che, in aperta violazione della legge elettorale e della par condicio, ospiteranno le cronache della manifestazione al di fuori delle pagine dedicate alla campagna elettorale». Al San Carlo il pubblico in sala, come dire, ha sussultato. Ma siccome, al solito, «the show must go on», ufficialmente nessuno, né tra i vertici confindustriali, né tra i leader sindacali, ha voluto replicare. Invece, tra una pausa e l'altra, i commenti ufficiosi fioccavano. Come quello, un po' sprezzante, di D'Antoni. Oppure quello, sarcastico e congiunto, del trio Abete-Callieri-Larizza. E dunque come l'ombra di Banco, al convegno confindustriale aleg già più di uno spettro: l'accusa ossessiva forzitaliota sul presunto inciucione elettorale pro-cen tro sinistra tra i «poteri forti» e quelli «vecchi», poi soprattutto la manifesta insofferenza della De stra iper-liberista verso il sinda cato, e verso la politica deprecata e vincolistica della concertazione. Che a Berlusconi, soprattutto, non piace, non va giù, perché non è reaganiana e sa di vecchie consociazioni. «Per forza non gli pia ce - si lascia sfuggire Callieri - lui la concertazione non sa neanche cos'è. E poi quale inciucione pre¬ elettorale: la data di questo convegno l'avevamo fissata da un anno...». «Sì - aggiunge ancora D'Antoni - Forza Italia ha questo fastidio viscerale, perché è guidata dai dilettanti della politica, quelli ai quali la vicenda delle pensioni in Italia, o le turbolenze sociali in Francia, non hanno insegnato niente: oggi, senza la concertazione, non si fa niente. Mentre noi parliamo, un terzo delle imprese italiane sta chiudendo i contratti aziendali. In questi quattro anni abbiamo rinnovato tutti i contratti senza un'ora di sciopero. Grazie alla concertazione». Vero. Ma certo, la Destra non ha digerito quella presa di posizione della «Triplice» in favore dell'Ulivo, un'iniziativa che ha fatto rievocare ai forzisti il ricordo del sindacato-cinghia di trasmissione. «Ma via - tuona Sergio Cofferati da Roma, in procinto anche lui di partire per Napoli, dove parlerà stamattina insieme a Romiti e Tronchetti Provera quale cinghia di trasmissione, quale soggetto politico! Qui siamo alle solite, la Destra, siccome per il momento non può ancora cancellarci con la gomma, cerca di farci tacere. E poi nessuno di noi ha detto votate l'Ulivo: abbiamo solo detto, invece, che il programma economico del Polo sarebbe disastroso per le categorie che noi rappresentiamo, perché sulle pensioni prevede lo smantellamento della previdenza pubblica, perché in nome di una presunta flessibilità prevede l'abolizione dei contratti nazionali, che renderebbe impossibile ogni ipotesi di politica dei redditi. Non dovremmo dirle queste cose? Non fanno parte dei diritto di esistere del sindacato come soggetto sociale?». Eccola, per la «Triplice», l'om¬ bra più minacciosa: la Destra vuole distruggere il sindacato. Vero o falso? «Ce lo dicano chiaro e tondo - rialza i toni Larizza perché di alternative alla concertazione ce n'è una sola, e si chiama lotta di classe. Se è questo che vogliono...». Alla sicumera un po' minacciosa di Larizza, a conclusone di questa prima giornata di convegno, Cofferati - tra l'altro oscurato dal pasdaran Marco Taradash, che anche in questo caso per par condicio ha chiesto e ottenuto il rinvio a dopo le elezioni di una sua apparizione in Rai al Laureato - preferisce una riflessione più pacata, ma anche un po' più amara: «Dovevo parlare di Verdi e del melodramma, pensa un po'. Ora, se in un Paese qualcuno finisce con l'aver paura di un sindacalista che parla alla televisione della Forza del destino, forse è il caso di preoccuparsi davvero...». Massimo Giannini «La Triplice vota Ulivo, qui a Napoli batte la grancassa quando già la campagna è chiusa»I leader Cgil-Cisl-Uil «Diamo fastidio e la destra vuole cancellarci» Il presidente uscente della Confindustria Luigi Abete, il suo successore Giorgio Fossa ed Emma Marcegaglia che è stata appena nominata alla presidenza dei giovani industriali Da sinistra: il segretario della Cgil Sergio Cofferati e il vice presidente della Confindustria Carlo Callieri

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