Melluso e il caso Tortora; un padre in cerca della figlia scomparsa

Melluso e il caso Tortora; un padre in cerca della figlia scomparsa lettere AL GIORNALE Melluso e il caso Tortora; un padre in cerca della figlia scomparsa I falsi pentiti devono pagare L'invito per «la presentazione di persona soLtoposta a indagini», parla chiaro: sarei colpevole di «avere in un servizio andato in onda sul Tg2 sera del 20 luglio 1995, in concorso con pubblici ufficiali da identificare, rivelalo a mezzo televisione, atti d'indagine segretari consistenti in stralci della deposizione resa in una caserma dei CC dal "pentito" Messuo Gianni sulla vicenda di Enzo Tortora». Proprio cosi: «pentito» Messuo Gianni; che altri non e se non Gianni Melluso; bon quattro errori in un cognome solo è un bel primato. Ma non e certo questo il problema. Sono andato a rileggere la trascrizione di quel mio servizio: «Melluso... ai magistrati ha raccontato che fu portato in una caserma dei carabinieri, c'erano altri sedicenti pentiti, come Giovanni Pandico e Pasquale Barra 'o animale. Non fare il fesso, gli dissero. Quello l'abbiamo già accusato, devi darci una mano. In cambio ti daranno quello che vuoi. Melluso acconsentì. Dichiarazioni video-registrate, in parte saranno pubblicate dal settimanale Visto...». Perbacco, e questa sarebbe la rivelazione di atti d'indagine segretari? Vanitoso e «pavone» quale sono, certo che mi piacerebbe poter dire al magistrato: «Segreto professionale, mi avvalgo della facoltà di non rispondere». Certo che mi piacerebbe poter dire: ò frutto di mie inchieste; di miei contatti personali; e via così. Macché. In quel servizio, ho pure citato la fonte: Visto. Il settimanale, come si fa nei casi del genere, aveva anticipato il contenuto dell'articolo alle agenzie di stampa: Ansa, Italia, Adn-Kronos, Asca... Dunque, mi trovo sotto inchiesta per aver ripreso notizie diffuse da un settimanale, da agenzie di stampa. Che si fa, si ride o si piange? Non so che cosa mi chiederà il magistrato. Ma alcune domande le vorrei fare io. A) Perché Gianni Melluso, la cui inattendibilità è stata straprovata, viene ancora oggi chiamato in un atto ufficiale «pentito»? B) Per caso Gianni Melluso ancora oggi gode del trattamento previsto per i «pentiti»? C) Perché, se il reato l'ho consumato il 20 luglio del 1995, verrò interrogato il 3 maggio 1996? D) Che tipo di indagine è stata condotta, dal momento che non mi risulta sia stata acquisita alcuna registrazione del mio sei-vizio? E) Perché vengo chiamato in causa solo io? Come è possibile che nonostante le indagini compiute (nove mesi) i «pubblici ufficiali» con i quali avrei agito in concorso, sono ancora da identificare? E vengo alla polpa del problema, che si chiama Melluso. Questo signore ha calunniato (lui sì, in concorso) Enzo Tortora. Ebbene: ha pagato? E' stato chiamato, lui e gli altri suoi accoliti di falso pentimento, a rispondere di quello che ha fatto? E chi gli ha creduto, e su quelle parole ha imbastito una delle più sconcertanti mostruosità giuridiche dal dopo-guerra in poi, che ne è di loro? Non uno, mi risulta, è stato cliiamato a rispondere. Per giustificarmi di nulla, il 3 maggio prossimo, perderò una giornata del mio lavoro. Me la ripagherà Melluso? E alla giustizia, tutto questo, quanto sta costando? Ho molta fantasia e immaginazione. Ma la mia fantasia e immaginazione non avrebbero mai escogitato un sistema come questo di (mal) utilizzare il denaro del contribuente. Valter Vecellio, Roma Inviato del Tg2 La vita notturna di un uomo orgoglioso In questa Italia pare dalle multietnie e in parte all'insegna dell'ognuno per sé e Dio per tutti, ecco come per incanto comparire nella vita notturna di Torino il signor Piero Misuriello padre di una ragazza scomparsa da casa sua per alcuni giorni. Questo padre, punto nel suo orgoglio di padre di una minorenne, di giorno ha lavorato e di notte setaccia certe zone della Torino di notte alla ricerca della sua Daniela che non hanno trovato. Cosa si può dire per questo padre sconsolato? Un'infinità di cose belle ed in prin- cipal modo un caloroso grazie da parte mia perché il signore in questione è per me, come si usava dire prima, un padre come lo erano e lo sono tuttora come le mosche bianche, se così è permesso esprimersi. Grazie. Grazie papà Piero, sei stato grandioso e che Iddio ti benedica. Domenico Maxia, Cagliari Tempo e energie per spazi autogestiti L'ultima direttiva del ministro della Pubblica Istruzione, Giancarlo Lombardi, sancisce l'apertura delle scuole superiori nel pomeriggio per non meglio precisati «spazi autogestiti» dagli studenti, sotto la garanzia dei presidi, i quali «avranno il compito di invitare gli studenti ad andarsene in strada, se l'intenzione è quella di creare confusione». Con una tale direttiva il ministro si dichiara convinto di aggirare la ciclica protesta autunnale degli studenti, con contorno di autogestioni, occupazioni, vandalismi ecc. All'ottimismo del ministro si potrebbero contrapporre alcuni dati: nel 1970, su cento alunni che si iscrivevano all'università, giungevano alla laurea in 54; venticinque anni dopo, nel 1995, ne arrivano alla laurea solo 35. Ed è di questi giorni la notizia del degrado cui è pervenuto il liceo classico, una scuola da cui la nazione ha sempre tratto i suoi quadri dirigenti. Di questo passo chi ci rimette sono sempre i ceti meno abbienti, che non possono offrire ai loro figli altro che una scuola di massa, cinica rispetto ai valori della famiglia e promotrice di un utilitarismo spicciolo. La preparazione dei docenti delle superiori merita un discorso a parte. Essi, per approfondire la propria preparazione e tenersi al passo con la cultura, dove ne troveranno il tempo e le energie, dovendo rincorrere tutti i pomeriggi «spazi autogestiti» e corsi di aggiornamento imposti dall'alto? Fosco Principalli, Roma Università, non bastano i docenti illuminati Si sono celebrati, in questa campagna elettorale, un Labour Day e un Tax Day. A proposito di tasse, ce n'è una che più di un rnilione di famiglie in Italia paga, e che, in genere, ammonta a un milione di ure annue: è la tassa di iscrizione dei propri figli all'Università. Possibile che a nessuno interessi come questi soldi (con quelli stanziati dallo Stato, cioè da tutti noi) vengono spesi? Forse per la scarsa «coscienza di classe» della popolazione studentesca - che pure, in terrnini numerici, rappresenterebbe un bacino elettorale notevole - o per la cronica miopia della classe dirigente, il tema della riforma universitaria non ha mai fatto breccia nel confronto politico pre-elettorale. Chiunque abbia messo piede in un Ateneo italiano negli ultimi anni può essere testimone del clima di irresponsabilità e illegalità che vi si è creato. Non saranno alcune «isole febei», o «docenti iUunùnati» a salvare un sistema che, nel complesso, fa acqua da tutte le parti, e rischia di renderci - ben più del tasso di cambio della lira - un Paese di serie B. I nodi a monte da sciogliere sono parecchi. Innanzitutto: - il recupero di centralità del sistema-università come settore di investimento; - il ridisegno globale del sistema formativo italiano, il che implica che si definisca una volta per tutte chi forma chi e per cosa; - il «recupero di responsabilità» da parte delle varie componenti degli Atenei, con particolare riguardo al corpo docenti; - infine, la creazione di un vero e proprio statuto giuridico degli studenti, che, allo stato attuale, costituiscono la vera appendice dell'Università italiana. Quanto di tutti questi problemi trova spazio, non diciamo nella campagna elettorale, ma almeno a livello di programmi degli schieramenti? Spiace dirlo, ma nessuno dei programmi elettorali presentati per la campagna elettorale affronta in maniera dignitosa il problema del rilancio della nostra Università. La Fuci, che si avvia a celebrare a fine aprile a Firenze il suo 53° Congresso, spera di rompere il silenzio su questi problemi. Magari proponendo, per la prossima campagna elettorale - che rischia di aprirsi assai presto - un University-Day. Sarah Numico e Andrea Longhi Presidenti nazionali Fuci Qualcuno pensi al villaggio globale La crisi epocale che attraversiamo è dell'intero pianeta. E' strano che in questa campagna elettorale italiana si faccia scarso riferimento ai problemi generali del «villaggio globale» di cui l'Italia è parte importante. Bisogna avere sempre presenti i problemi globali (rapporto tra il Nord e il Sud del mondo, la riforma dell'Orni, la lotta alle armi convenzionali e atomiche). Bisogna calare questi problemi globali nei problemi concreti (lotta a mafie, disoccupazione, usura, droghe e a favore della vita contro l'aborto, per la difesa della famiglia, per la riforma fiscale, per la riforma della scuola). Giuseppe Perotto, Rivoli (To)

Luoghi citati: Cagliari, Firenze, Italia, Rivoli, Roma, Torino