Il corpo del Papa Storia d'una ossessione

il caso. Dall'antichità a Wojtyla, fra salute e malattia il caso. Dall'antichità a Wojtyla, fra salute e malattia Il corpo del Papa Storia d'una ossessione E c'è un uomo, in questi ultimi tempi, che è continuamente sotto osservazione dei mass-media, questi è I Giovanni Paolo II. Karol Wojtyla, pontefice di Roma, è sempre stato un personaggio di consumo per televisioni e giornali, ma, da qualche tempo, teleobiettivi e cronisti sono particolarmente in agguato per la cattura di immagini del volto e della persona di Giovanni Paolo II. Reporter e fotoreporter ne scrutano le rughe, l'occhio socchiuso, la mano che trema, il passo strascicato, il sorriso o una smorfia sulle labbra... Insomma, scrutano il corpo del Papa. Ora, si dà il caso che II corpo del Papa sia proprio il titolo di un libro, uscito poco tempo fa per l'uditore Einaudi, di Agostino Paravicini Bagliani, che è stato per oltre un decennio saiptor latino nella Biblioteca Apostolica Vaticana; uno studio accuratissimo di quattrocento pagine, dotato di minuziosissimo apparato di note, che esamina la condizione fisica, corporea del Papa a cominciare dal secolo XI fino alla fine del Medio Evo. Anche a quel tempo, naturalmente, veniva osservato l'aspetto fisico del Pontefice, ma sembra che lo si facesse con spirito un po' più devoto. «Allora tutti guardarono il suo volto come il volto di Cristo», è scritto di Alessandro III, quando rientra trionfalmente a Roma nel marzo 1178. «Vox eius sonora», è detto di Innocenzo III, il quale è definito «bello» («pulcher aspectus»). Anche Urbano IV è dotata di «clara voce», è un buon cantore ed è «venustus facie», «hilaris vultu», «in aspectu dulcis». C'è poi una dimensione metaforica che viene caricata sul corpo del Papa. Dove è la presenza fisica del Pontefice, li è la Chiesa romana: «Ubi Papa, ibi Roma». La persona del Pontefice rappresenta l'universalità della Chiesa anche nella sua dimensione spaziale. Il suo corpo è come dotato di una immensità. I cardinali, in quanto titolari delle chiese della città di Roma e, in qualche modo, figura di tutte le altre chiese, hanno una «incorporazione» nel Papa. Sono, per la lette- ratura canonistica, «pars corporis domini Papae», sono «tamquam inviscerati» nel corpo del Pontefice. Per questo, essi sono detti inviati «de latere Papae», quando si presentano a re, principi e imperatori. Avendo presente tale importanza e tale rappresentatività corporale, è naturale che la più alta immagine ideale di Papa espressa nel Medio Evo sia quella del «Papa angelicus». E' tenuta in gran conto la «munditia» del Pontefice: la sua vita deve essere «munda et virginea», il suo corpo «più candido di un cigno». Come conseguenza, anche i cardinali, che esistono come la sua pars corporis, devono essere «più candidi della neve», come scrive San Pier Damiani. A questo proposito, però, sarà bene essere pietosi e non andare a indagare nei secoli sulla munditia cardinalizia e della corte romana dei papi. Per tutte queste ragioni, ad ogni modo, il corpo del Pontefice va custodito, curato e ben vestito. C'è un'interpretazione simbolica della veste del Papa, la quale è bianca e spesso si vede coperta, anche oggi, dal grande mantello rosso. «Il Sommo Pontefice - spiega un Rituale del Duecento - appare sempre vestito di un manto rosso all'esterno; ma all'interno è ricoperto di veste candida, perché il biancore significa innocenza e carità; il rosso esterno simbolizza la compassione... Il Papa, infatti, rappresenta la persona di Cristo, che per noi rese rosso il suo indumento». Il manto rosso richiama, sì, il sangue, il martirio, ma è anche segno di comando. Non solo questo corpo papale deve essere regalmente vestito, ma deve anche essere curato fisicamente. C'è, quindi la Cura corporis, che comprende la Recreatio corporisela Prolongatio vitae. «Dovete sapere, fratelli carissimi - spiega Innocenzo HI in un sermone festivo - che il corpo corruttibile non può resistere a continui affanni, se non si interpone di quando in quando il rimedio della recreatio». Innocenzo, per passeggiare, «spatiandi causa», cammina fino a una fonte, poco lontana dal Laterano, e siede solitario presso la sorgente, Un altro rimedio è andarsene in villeggiatura, a godersi il fresco e a respirare aria buona. In quei tempi, d'estate, star lontani da Roma diventava una condizione di sopravvivenza, se si deve credere a Pier delle Vigne, nella città papale come notarius di Federico II, che scrive: «A Roma vi aspettano un caldo insopportabile, acqua putrida, cibi grossolani e malsani, aria pesante, una quantità enonne di zanzare, una provvista di scorpioni e una genìa di uomini sporchi, cattivi e furiosi...». La Cura corporis comprende, ovviamente, l'uso della medicina per la Prolongatio vitae, con tutti i ritrovati farmaceutici del tempo. Alessandro III prende miracolose pillole che «valgono contro il catarro, chiarificano il viso, corroborano l'udito, espellono il superfluo dal corpo e possono essere prese senza cambiamento di dieta». Per le cure mediche e per le diete o per la cucina dei papi, si potrebbe aprire, però, un orizzonte immenso oltre il Medio Evo, che è il termine di tempo del libro di Agostino Paravicini Bagliani. A pescare nel mare dell'episodica, ci si trova di fronte a papi buongustai, come Clemente XrV, il pontefice che soppresse la Compagnia di Gesù, il quale si teneva un cuoco bravissimo, soprannominato Setteminestre, la cui figura si può ancora vedere, inginocchiato nei giardini davanti al Papa, in un affresco della vecchia Sala del Bigliardo nella villa pontificia a Castel Gandolfo. Benedetto XIV, il famoso Papa Lambertini, così invece, in una lettera, ci descrive i suoi pasti: «Nulla prendiamo la sera, eccettuato un bicchiere d'acqua. Quando non diciamo la Messa, prendiamo la mattina il cioccolato e la nostra tavola della mattina consiste in una minestra; tre giorni della settimana un antipasto, un altro servizio di carne, e negli altri giorni un solo servizio di carne con un pero». In quanto a cure mediche, narrano le cronache quattrocentesche che Innocenzo VTJI era talmente afflitto da gravissimi disturbi gastrici che, quasi parvulus, non sopportava altro cibo che il latte di donna. Ogni giorno, alcune balie romane o ciociare depositavano nel sacro palazzo il loro latte per il sostentamento del Pontefice. Si dice ancora che su questo Papa, così esangue e sofferente, sia stata sperimentata da un medico pontificio la prima trasfusione di sangue nella storia della medicina. Per l'esperimento, all'insaputa del Papa, sarebbero stati comprati, al prezzo di un ducato l'uno, tre paffuti fanciullini di famiglia popolana, che naturalmente morirono dissanguati, senza per altro giovare alla salute di Innocenzo VIII, il quale se ne partì da questo mondo pochi giorni dopo. Cronaca veritiera? Il Gregorovius ci crede. Il Pastor scrive che è tutta una storia inventata. Domenico Del Rio Giovanni Paolo II «sotto osservazione» dei media? Non è una novità Un'indagine ricostruisce tutti iprecedenti nella vita della Chiesa ■ ti/ Karol Wojtyla; a sinistra, Innocenzo Vili; qui sopra il Concilio Vaticano II; a destra, in alto, Benedetto XIV

Luoghi citati: Castel Gandolfo, Roma