Nei lini il mistero dei copti

Nei lini il mistero dei copti Aperta a Como mostra degli antichi lini egiziani: ne parliamo con Antonio Ratti Nei lini il mistero dei copti Così nacque la più grande collezione privata di tessuti COMO DAL NOSTRO INVIATO Nel buio del salone i piccoli riflettori puntati sui frammenti di lino e cotone fanno emergere scene di battaglia e di lavoro, motivi geometrici e vegetali, di ispirazione cristiana e islamica. S'inaugura a Villa Sucota una mostra dal titolo un po' criptico: «Cubiti - Tessuti copti». Ma il padrone di casa, Antonio Ratti creatore sia della grande struttura industriale sia della Fondazione, che portano il suo nome non mette a disagio il profano. Dice: «Anch'io ero abbastanza digiuno del valore di questo materiale. Altri campionari, quando incontrai i frammenti copti, mi attraevano. Un collezionista milanese mi disse, tre anni fa: i miei figli non ne capiscono niente, compra tu quello che ho raccolto via via. Acquistai in blocco, mandando tutto a Berna per il restauro, le analisi, la catalogazione. Poi presi qualcosa a Parigi, a Ginevra. Tutti i muri della Fondazione ns erano occupati. Cammin facendo li ho compresi di più. Ho capito la loro forte componente religiosa. Ho studiato. In un museo di Mosca che sta proprio sulla Piazza Rossa due anni fa sono stato chiuso giorni e giorni a fotografare, ricercare nel settore dell'arte ortodossa. Non che - alla fine - ne sia particolarmente ispirato. Sono pezzi che non mi danno una grande emozione. Ma hanno un valore storico. Per questo meritano di essere tutelati». Sotto i piccoli riflettori corrono secoli di storia, dall'impero romano alle crociate. Sono tessuti emersi dalle aride sabbie egiziane di Sakkara, Arsinoe, Antinoe, Akmin. Raccontano l'incrocio delle culture, i contrasti, l'anarchia degli artisti-artigiani e dei «monaci talvolta zotici» fra i cristiani d'Egitto rimasti tali anche dopo le conquiste arabe, i copti appunto. Antonio Ratti dice che gli piacciono di più «le parti grezze» dove meglio si nota la perizia dei tessitori. Ma apprezza la transizione dell'arte copta dal periodo romano alla cultura islamica, lo scivolare da un'epoca all'altra senza traumi, il naturalismo greco-romano, le sottigliezze ellenistiche, gli influssi orientali. Ha compiuto 80 anni. E' considerato il più grande collezionista privato di tessuti, in Italia. Racconta: «Avevo 15-16 anni quando ho incominciato a raccogliere campioni. Li raccattavo qua e là, a volte facendo piccoli acquisti, a volte prendendo quello che qualcuno mi regalava. Avevo appena finito la scuola. Una scuoletta, ma dove si imparava come si tiene il filo, cos'è la trama e l'ordito di un tessuto, il disegno. Ero un disegnatore. Dopo il '45 sono incominciati gli anni felici. Del lavoro e del collezionismo. Molti volevano disfarsi di quello che avevano. Si cambiavano case. Si chiudevano aziende. Per quei pezzi di stoffa non c'era amore né gli si dava valore. Io andavo a Parigi, a Lione, e compravo disegni, cataloghi, campioni. Andavo anche per vendere cravatte, sciarpe, che disegnavo io e facevo fare da altri. Si ricominciava a vivere. Ci si voleva divertire, liberare la fantasia. Parigi era il cuore di quel risveglio. Osservavo le tendenze, quello che poteva coinvolgere l'America dove si affacciava l'interesse anivato ora allo spasimo - per quanto faceva l'Europa. Nel lavoro ci ho dato dentro. Sempre. Infatti sono ancora qui». La sua prima vera collezione importante è stata quella degli scialli cachemire. «Preferisco quelli indiani. Belli anche gli inglesi, anche se copiati e fatti con le macchine dagli inizi dell'800, che a fine secolo però non erano più di moda. Andavo nel Nord dell'Inghilterra, a Paisley, dove ogni mese c'era una vendita. L'avventura era poi rimetterli insieme: lavarli, rattoppare i buchi, conservarli. Facevo inserzioni. Cercavo. Compravo in Francia. Ormai avevo cercatori anche negli Stati Uniti. E contatti con i collezionisti. Con un'indiana che vive a Parigi ci vedia- mo ancora. Adesso è l'Est lo scrigno di questi tesori. Io ci vado a vedere. Ma sono tante le collezioni che non ho e mi piacerebbe avere. Il Futurismo. L'arte contemporanea, ad esempio». Anche lui - benché immerso fra migliaia di libri, cataloghi, singoli esemplari di tessuti antichi, e impegnato in attività come la creazione di un centro tessile al Metropolitan Museum di New York per lo studio e la conservazione dei tessuti del Museo - ha un sogno nel cassetto. Lo confessa dopo una lieve esitazione. Dice: «Adesso voglio le tele di Fontana». Liliana Madeo Scialli cachemire la prima raccolta «Adesso voglio tele di Fontana» Antonio Ratti

Persone citate: Antonio Ratti, Liliana Madeo, Paisley