Priebke, messaggi di morte

Priebke, messaggi di morie Lettere e telefonate da un gruppo neonazista: non deponete Priebke, messaggi di morie Minacciati i testi delprocesso ROMA. Lettere, telefonate, mezze parole. Sono settimane che i testimoni e gli avvocati del processo Priebke vengono bersagliati da minacce anonime. Sono i gruppi neonazisti che «sconsigliano» di intervenire al processo. «Ma non succede niente, non è gente che può arrivare a fare quello che dice», ironizza Riccardo Mancini, settantatré anni ben portati, romanaccio nonostante l'età. E' l'ultimo dei prigionieri di via Tasso. Lui solo può incastrare l'ex ufficiale nazista alle sue responsabilità. E delle minacce si cura ben poco. Dice sempre : «Ma che volete che me ne importi alla mia età. Io, uno che ha passato tre mesi a via Tasso». Anche l'avvocato Pietro Nicotera, che difende alcuni familiari delle vittime, riceve minacce da diverso tempo. «Telefonate in piena notte, in cui vengo offeso e minacciato. Le ricevo ormai da mesi. Quasi tutte le notti. Ma ormai non ci faccio più caso. Io tiro drit- to per la mia strada». Nel suo caso, le minacce hanno preso il via da quando l'avvocato, in rappresentanza dei famigliari delle vittime, ha denunciato Priebke per genocidio. Ha fatto regolare denuncia al commissariato. «Ma non mi sembrano minacce serie. Piuttosto è qualche mitomane che si vuole sentire importante. E non saranno certamente queste telefonate notturne a farmi rinunciare all'incarico». La storia delle minacce, però, è più preoccupante e concertata di quanto si pensi. Praticamente tutti i testimoni e le parti civili ne hanno ricevuto a casa. Ha ricevuto lettere anonime la signora Di Consiglio, di una storica famiglia ebraica romana, che alle Fosse Ardeatine ha perso sette congiunti. «Sono l'ultima rappresentante di una famiglia martire - spiegava nei giorni scorsi - e questi vigliacchi non mi fanno certo paura». Ne ha ricevute la signora Rosetta Stame, che alle Fosse Ardeatine ha perso il padre. ufficiale dell'Aeronautica, antifascista e partigiano. Nicola «Ugo» Stame fu portato a via Tasso, torturato, e poi ucciso alle Fosse Ardeatine. L'ultima persona a vederlo in vita fu proprio Riccardo Mancini, all'epoca giovanissimo socialista, che era trattenuto a via Tasso e picchiato selvaggiamente perché i nazisti cercavano suo fratello. La signora Rosetta, che è l'animatrice dell'associazione Anfim - familiari dei Martiri delle minacce non si cura troppo. Ma dice: «Tendono a spaventarci per incrinare il fronte delle testimonianze che accusa Priebke. Sono intimidazioni anonime, ovviamente, ma condite con slogan e inni di chiaro stampo neonazista». In queste settimane, peraltro, si moltiplicano i segnali inquietanti. Ancora ieri mattina, un incendio nella sede fiorentina dell'Animi. E nei giorni scorsi uno strano furto nella sede nazionale dell'Anfim (il 20 gennaio), un attenta¬ to dinamitardo alla sede nazionale dell'Associazione nazionale partigiani (il 1° febbraio), danneggiamenti vari a corone d'alloro e lapidi che ricordano i caduti della Resistenza (8 e 15 aprile). Non si può dimenticare, poi, che il centro di Roma qualche mese fa era stato invaso di manifesti murali senza firma, con elmetti nazisti in primo piano, che inneggiavano a Priebke e insultavano la Resistenza. In quell'occasione, i manifesti furono addebitati a gruppuscoli neonazisti già sciolti in base alla legge Mancino sulla xenofobia. Ma il vecchio patriarca Riccardo Mancini liquida tutto questo attivismo di minacce e intimidazioni con una battuta: «Tanto non succede niente. Sono cose senza seguito. L'8 maggio s'apre il processo. E insomma, diciamolo, la cosa è comprensibile. Io non ho reagito e non intendo reagire». Francesco Grignetti L'ultimo prigioniero di via Tasso ironizza: «Alla mia età nulla mi fa più paura» L'ex ufficiale nazista Erik Priebke è sotto processo per la strage delle Fosse Ardeatine

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