Rai Moratti se ne va Resta il duello con l'Iri

Martedì la nomina di Morello a reggente Martedì la nomina di Morello a reggente Rai, Moratti se ne va Resta il duello con Uri «L'azienda può diventare grande invece vogliono ridimensionarla» ROMA. Un addio annunciato e consumato ieri tra le pareti di viale Mazzini e le polemiche quello della presidente della Rai Letizia Moratti. Dimissioni dovute visto che i due anni di incarico sono scaduti. Ma anche opportune, per andarsene senza essere pregati di farlo. Cosa che probabilmente sarebbe accaduta in caso di vittoria del centro sinistra alle urne. Al posto della Moratti martedì prossimo verrà nominato reggente il consigliere più anziano Giuseppe Morello. Il eda continuerà nelle sue funzioni fino all'arrivo dei nuovi consiglieri. Anche se non in maniera diretta ieri Letizia Moratti ha fatto capire che nuovi scenari politici renderebbero impossibile la coabitazione. «La Rai - ha detto - potrebbe essere un motore di sviluppo per l'industria culturale, informatica, per le nuove tecnologie. E invece si parla di una Rai ridimensionata, che non può entrare nelle pay tv». In quest'ottica, ha continuato la presidente uscente, «credo di non essere la persona giusta per guidare la Rai». Letizia Moratti ripete la sua ricetta per la tv di Stato: tre reti, due «generaliste» anche se più mirate, e una rete «regionale-istituzionale». Invece oggi, ha commentato dalle pagine dell'Espresso, «c'è un clima politico ostile verso la Rai che non è certo emerso in poche ore; tutti gli ultimi mesi sono stati molto difficili». Un esempio? Le pay tv: «Dopo l'iniziale ostilità eravamo riusciti a convincere una maggioranza della commissione per emendare il decreto. Ma poi il governo non ha reiterato il decreto e lo stesso presidente Napolitano ha in qualche modo smentito i membri del pds che insieme a Lega e popolari avevano formato la maggioranza. Così la Rai è stata tagliata fuori dal vero terreno su cui si giocherà il futuro». La Moratti rifiuta l'accusa di Letizia Moratti parzialità politica nei confronti del Polo. «Berlusconi è un amico come tanti altri imprenditori», dice. «Come Romiti, De Benedetti, Tronchetti Provera». Dei rapporti difficili con due direttori generali la Moratti spiega: con Billia la convivenza è stata difficile perché la Rai «deve essere gestita dalle persone che la conoscono». Critiche anche a Minicucci. Non viene risparmiato l'editore, Tiri: «Il valore della Rai è passato in due anni da mille a 8 mila mibardi e in tutte le battaglie non ho mai avuto l'Iri al mio fianco. E quando la Rai perdeva 450 miliardi cosa faceva?». Immediata la risposta dell'Iri che ricorda alla presidente dimissionaria come, all'epoca, mentre lei era altrove, a Palazzo Chigi l'istituto si batteva per il decreto salva Rai, svolta decisiva per il risanamento economico. Il problema, commentano fonti Iri, è che la signora non si spiega la posizione dell'azionista perché «ha sempre ritenuto di essere lei l'azionista». Polemiche roventi, dunque, ma anche grane da risolvere per Letizia Moratti nelle ultime ore a viale Mazzini. Il giorno prima di rimettere il mandato è stata ascoltata dal pm di Roma Riccardo Fuzio per la vicenda dei diritti del calcio in tv. Un'inchiesta per accertare se vi siano state irregolarità penali che ha preso il via a seguito di un esposto dell'Adusbef (Associazione di difesa dei consumatori-utenti). La Moratti, in quahtà di testimone, durante la deposizione avrebbe precisato che nell'offerta dell'azienda pubblica, oltre al pacchetto originario dell'asta, erano compresi anche 6 miliardi per trasmettere la pubblicità virtuale (quella in sovrimpressione che appare in video durante le partite). Chiuso il capitolo Rai la Moratti tornerà alle sue aziende, [m. cor.] Letizia Moratti

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