Scognamiglio pace con Scalfaro

Giustizia, da Mancuso un bravo al Quirinale. E il presidente: «Bello essere compresi» Giustizia, da Mancuso un bravo al Quirinale. E il presidente: «Bello essere compresi» Scognamiglio, pace con Scotterò «Non sono contro di lui» ROMA. Campagna elettorale agli sgoccioli e tutti i capipartito impegnati a cercar di diradare le nebbie in cui si aggirano gli indecisi. Che sono elettori di centro e vanno tranquillizzati per conquistarne il voto. Ecco allora Forza Italia che mette la sordina alle polemiche sulla giustizia (manda avanti Mancuso a dire che la lettera di Scalfaro «è da manuale»). Ecco il presidente del Senato, Scognamiglio, candidato di Forza Italia, che nega di avere divergenze col presidente della Repubblica: «I giornali hanno sbagliato il titolo». Non ha firmato la lettera (che la Pivetti voleva firmare) «per affermare il principio della separatezza dei poteri». E Scalfaro dice a sera: «Che bello essere compresi». E, sul fronte dell'Ulivo, ecco Massimo D'Alema che affronta il problema più imbarazzante per il suo schieramento, l'apporto di Rifondazione comunista. «Gli elettori debbono farci vincere con un margine largo. Non è pensabile un accordo con Bertinotti su temi incompatibili. Dopo due mesi salterebbe tutto». E' una risposta a Berlusconi che lo accusava di «guardare la pagliuzza Pannella e non vedere nell'occhio dell'Ulivo la trave Bertinotti». In modo altrettanto chiaro, Rifondazione comunista (Cossutta) risponde all'Ulivo che si impegna a «garantire la nascita» del governo dell'Ulivo se batterà la destra, ma poi andrà per la sua strada. Tra i tanti dubbi in sospeso c'è quello del governo possibile nel caso i poli finissero quasi pari. Si può ricorrere all'aiuto della Lega? Per una volta d'accordo Fini, D'Alema e Berlusconi rispondono «no». E Bossi manda a dire che di certo i suoi voti non li darà. Ma poi, vai a vedere. Berlusconi dice che «Bossi sembra una persona ragionevole, quando vuole». E pare un messaggio. Bossi non si schiera del tutto con la Pivetti sulla giustizia e manifesta una lunga serie di dubbi sui magistrati, «una casta chiusa che reagisce con veemenza ad ogni critica». E pare un orecchio attento alle preoccupazioni di Berlusconi. Il quale continua nel sordo duello (col sorriso sulle labbra) con l'alleato Gianfranco Fini. Che spera di prendere più voti di Forza Italia. E che, se¬ condo Dotti (ex presidente dei deputati berlusconiani), punta a «fagocitare» Forza Italia. «Per questo Fini ha voluto le elezioni». Fini non ha speso una parola a favore della scelta di Scognamiglio e ripete di essere d'accordo con Scalfaro. Anche se «non c'è alcuna divisione interna al Polo sulla giustizia», garantisce. Ma, intanto, brucia il fatto che Berlusconi abbia criticato il livello (scarso) di sensibilità «garantista» di An. «Fini continua dire che il Polo non è una caserma - rivela Ignazio La Russa, di An e che avere un programma comune non vuol dire che si è dei pappagalli. Sensibilità diverse sono un motivo di forza». E, dato che c'è, Fini manifesta anche il suo fastidio per chi, a pi jposito di posti di lavoro da creare usa «slogan cone se si avesse la bacchetta magica». Comunque, «i nostri rapporti sono ottimi, sia sul piano personale che su quello politico» assicura Berlusconi, [a. r.] Il presidente del Senato Carlo Scognamiglio

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