La pace di Peres e Arafat ignora il Libano in fiamme di Aldo Baquis

La pace di Peres e Arafat ignora il Libano in fiamme La pace di Peres e Arafat ignora il Libano in fiamme TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Il Medio Oriente è in fiamme, ma il palestinese Yasser Arafat e l'israeliano Shimon Peres non hanno perso la speranza di rilanciare i negoziati bilaterali, anche se su entrambi incombe la minaccia del terrorismo islamico. Nel loro primo incontro a quattr'occhi dopo l'offensiva terroristica di Hamas e della Jihad islamica di un mese e mezzo fa, Arafat ha assicurato che il Consiglio nazionale palestinese (CNP) si accinge a discutere la modifica della Carta nazionale palestinese (che invoca la distruzione dello Stato ebraico) e Peres da parte sua ha ribadito che i negoziati sull'assetto definitivo nei Territori inizieranno ai primi di maggio, e non saranno dunque influenzati dall'imminenza delle elezioni politiche. Nel tentativo di creare un clima più disteso Israele ha spalancato le porte ai suoi nemici più acerrimi fra i palestinesi. Nei Territori sono così rientrati Laila Khaled - la nota dirottatrice di aerei protagonista di episodi drammatici all'inizio degli anni Settanta - e Abu Daud, il progettatore della strage degli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco. Visti di ingresso - per partecipare alla seduta del CNP sono stati rilasciati anche a personaggi implacabili nella loro avversione a Israele come Nayef Hawatmeh (Fronte Democratico) e George Habbash (Fronte popolare). Sia Peres sia Arafat sono giunti al valico di Erez (fra la sti iscia di Gaza e Israele) protetti da numerose guardie del corpo. Una delle guardie di Peres lo seguiva così da vicino che a un certo punto il premier ha perso l'equilibrio ed è quasi caduto da uno scalino. Nel corso dell'incontro - a cui prendevano parte i capi dei rispettivi servizi di sicurezza interna, l'israeliano Amy Ayalon e il palestinese Mohammed Dahlan - Peres ha riconosciuto che gli agenti palestinesi fanno adesso sul serio nella loro lotta contro Hamas e sono riusciti a impedire alcuni attacchi suicidi e infiltrazioni. Mentre i due leader erano a colloquio fonti palestinesi hanno rivelato che i servizi segreti palestinesi di Betlemme sono riusciti a sventare un nuovo attacco di Hamas «tre ore prima che esso avesse luogo». Mercoledì la Jibad islamica aveva promesso nuovi attentati suicidi, in reazione all'Operazione Furore lanciata da Israele in Libano. Arafat ha evocato due que¬ stioni molto spinose per i palestinesi: il mancato ritiro israeliano da buona parte della città di Hebron (Cisgiordania) che avrebbe dovuto aver luogo entro il 28 marzo, e il protrarsi della chiusura dei Territori, che nei campi profughi riduce la popolazione quasi alla fame. Nella sola Gaza il numero complessivo dei disoccupati è di circa 60 mila. La questione di Hebron dovrà essere esaminata da un comitato bilaterale: Arafat e Peres non hanno stabilito quando. La revoca della chiusura dei Territori (imposta per arginare le attività degli integralisti) è molto più problematica perché alla vigilia delle elezioni (29 maggio) una nuova serie di attentati islamici potrebbe sconvolgere il quadro politico israeliano. E' un argomento questo che è chiaro agli stessi palestinesi: lo stesso Dahlan ha detto di recente di augurarsi una vittoria di Peres sui rivali di destra guidati da Benyamin Netanyahu. Arafat si è mostrato incline a dare indirettamente un altro aiuto elettorale al suo «amico Shimon»: la revisione e l'aggiornamento della Carta nazionale palestinese, che dovrebbe iniziare fra il 22 e il 24 aprile a Gaza. Per la destra israeliana, il mancato emendamento è una prova tangibile della scarsa credibilità del presidente palestinese. Se Arafat riuscirà a sconfiggere i radicali in seno al CNP avrà dato a Peres una notevole spinta, verso la vittoria elettorale. Aldo Baquis A inizio maggio la ripresa dei negoziati sull'assetto dei Territori