Ci sono meno pugili che titoli mondiali

Ci sono meno pugili che titoli mondiali NUOVA SIOLA NELLA BOXE Ci sono meno pugili che titoli mondiali TRA 15 giorni, sul ring di casa a Civitavecchia, il 29enne laziale Silvio Branco si batterà per il mondiale medi. Una notizia come tante altre, in un mondo pugilistico inflazionato di trofei, ma è giusto darle maggiore attenzione, perchè il match del 2 maggio costituirà il battesimo a livello europeo - non certo indispensabile per le sorti della boxe - di una nuova sigla internazionale, la WBU, World Boxing Union. Se pensavate che i 68 titoli mondiali amministrati globalmente da Wbc, Wba, Ibf e Wbo fossero troppi, beccatevene altri 17 e fanno 85. La Wbu esce da una scissione nei ranghi della Wbo, con infiltrazioni di riciclati anche da altre sigle. Ne è presidente il pachidermico britannico John Robinson, già responsabile europeo per l'Ibf. La nuova sigla porta a sostegno della sua credibilità criteri apparentemente nuovi nella formulazione delle classifiche: non più decisioni elastiche di comodo - come hanno fatto finora le altre quattro parrocchie concorrenti - ma in base a punteggi computerizzati legati ai risultati. Un tentativo, sulla carta, per essere più veri, immediatamente contraddetto dal fatto che per la corona dei massimi è stato tolto dalla naftalina il matusalemme Foreman senza neppure dargli il fastidio di combattere. Del resto la serietà vera sarebbe quella di sedersi | tutti intorno a un tavolo - Wbc I e compagnia - buttare al diavo¬ lo tutti questi anni da repubblica delle banane e tornare ai tempi d'oro quando i titoli mondiali erano otto come otto erano - e non 17 - le categorie di peso e quando un pugile che diventava campione del mondo era un campione vero. Utopie naturalmente, perché un mondo pugilistico dominato dai dollari, anche se fatica a sopravvivere per carenza di autentici campioni, non può ormai prescindere dagli interessi privati dei maggiori organizzatori mondiali. Don King ha legato al suo carro il Wbc e allunga le mani anche sulla Wba, che non trascura gli interessi di Dan Duva, per parte sua ben introdotto anche presso l'Ibf; la Wbo, dominata dai portoricani, concede lavoro anche all'Italia (Parisi è campione dei superleggeri) ma patisce l'ostracismo spietato di Don King. Resta la Wbu, patrocinata dall'impresario newyorkese Bob Aram che, pur avendo buoni rapporti con la Wbo, si è cautelato per non essere taghato fuori. La Federboxe italiana, per quel che vale, riconosce Wbc, Wba e Ibf, ma non il Wbo (malgrado il trofeo di Parisi) e la neonata Wbu. Il caos aumenta insomma e, finché dura, c'è posto per tutti, aspettiamo la prossima sigla. Nessuno si stupisca se un giorno il pugile Pincopallo si fregerà del titolo di campione del mondo della WBDZA (World Boxing Della Zia Adalgisa). Gianni Pignata ata |

Persone citate: Bob Aram, Don King, Duva, Foreman, Gianni Pignata, John Robinson, Parisi, Silvio Branco

Luoghi citati: Civitavecchia, Italia