«Toaff sbaglio nessuno sconto a Priebke»

Roma, manifestazione davanti alla sinagoga dopo la proposta di scarcerare l'ex ufficiale nazista Roma, manifestazione davanti alla sinagoga dopo la proposta di scarcerare l'ex ufficiale nazista «ToaH sbaglio, nessuno sconto u Priebke» Gli ebrei contro il loro capo: sono opinioni personali ROMA. «Toaff rappresenta solo se stesso», «La boria del religioso gli è andata alla testa», «Di che s'impiccia visto che lui a Roma neanche c'era quando hanno deportato gli ebrei alle Fosse Ardeatine?». Da Totò, il bar del ghetto, gli anziani e i meno anziani si accalorano sull'intervento del loro rabbino capo in favore degli arresti domiciliari per Erich Priebke. E così la discussione, nata sul trattamento da riservare all'ex ufficiale nazista, si trasforma rapidamente in una discussione su Elio Toaff, da ieri contestato leader spirituale della comunità ebraica di Roma. Toaff sostiene che la bufera è frutto di un equivoco, e che le sue dichiarazioni non vanno comunque intese come una forma di perdono. Riconosce che sulla questione degli arresti domiciliari «forse ho sbagliato». Ma le sue precisazioni non bastano a calmare gli animi di una larga parte della comunità ebraica. Sin dal primo mattino cominciano a serpeggiare dichiarazioni critiche nei suoi confronti. Poi arrivano le prese di distanza ufficiali. La prima è di Tullia Zevi, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane: «Il rabbino Toaff ha espresso opinioni personali. Ma bisogna comunque stare attenti nel fare dichiarazioni che potrebbero suonare come un invito alla clemenza o un assenso all'assoluzione». E aggiunge: «Se venissero concessi gli arresti domicialiari a Priebke e lui riuscisse a fuggire l'intero processo (inizierà l'8 maggio, ndr) risulterebbe mutilato. E' importante che non lo sia: questa è forse l'ultima opportunità che abbiamo per accertare la verità dei fatti e tramandarne la memoria alle nuove generazioni». Prende le distanze da Toaff anche Claudio Fano, presidente della Comunità ebraica romana e figlio di una vittima delle Fosse Ardeatine: «Aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso senza commentare le singole tappe processuali. Sugli aspetti tecnici sono impegnati gli avvocati che abbiamo nominato». Riccardo Pacifici, che rappresenta i giovani ebrei di Roma, cerca di gettare acqua sul fuoco. Insiste che è «tutto un equivoco». Ma ormai la protesta contro Toaff non si ferma più. Anzi assume forme senza precedenti. Nelle prime ore del pomeriggio alcuni gruppi - i familiari dei martiri delle Fosse Ardeatine, i comitati di base, i ragazzi del 1948 - organizzano una protesta davanti alla sinagoga. E' una piccola manifestazione: una trentina di persone, qualche cartello di cartone ("Toaff non mi rappresenta", "Toaff non è gli ebrei di Roma"). Dura mezz'ora, il tempo di chiamare giornalisti e cameramen. «Non volevamo organizzare una grande manifestazione, solo una protesta simbolica», dicono i partecipanti. Ma tutti sottolineano che un'aperta contestazione a Toaff non si era mai verificata. Settimio Di Porto, esponente del Consiglio della comunità: «Toaff è solo un capo spirituale e non può parlare a nome della comunità, il cui unico e sovrano rappresentante è il Consiglio». I cartelli vengono rimossi ma intanto la discussione si diffonde in tutto il ghetto. I toni si fanno accesi, spesso velenosi. Pietro Nicotera avvocato di parte civile al processo Priebke: «Toaff è uscito fuori dalle righe. Se pensa quelle cose doveva tenerle per sé». Angelo Sermoneta, del Gruppo di Base: «A Roma siamo 30 mila e nessuno è d'accordo con lui. Rappresen¬ ta solo se stesso e la sua ansia di protagonismo». La signora (anonima) proprietaria del negozio di casalinghi: «Toaff è pazzo». Mario Limentani, negoziante: «E' stato il Papa a mettergli in testa quelle cose». E come a confermare i sospetti di Limentani arriva la dichiarazione di monsignor Clemente Riva, vescovo ausiliare di Roma: «Le parole di Toaff sono di alto valore morale e dovrebbero servire da esempio». Al bar del ghetto Lello commenta: «Scaturisce un gran casino da questa storia». E intanto passa quasi inosservata la dichiarazione dell'avvocato di Priebke, Vello Di Rezze: «Apprezziamo l'intervento di Toaff ma non abbiamo intenzione di presentare una nuova richiesta di arresti domiciliari».

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