Bocca: sono per il perdono di Alberto Papuzzi

Bocca: sono per il perdono REAZIONI I PROTAGONISTI DELLA RESISTENZA Bocca: sono per il perdono Ma altri ex partigiani chiedono giustizia CHE cosa pensano della dichiarazione di Toaff (condanna sì, carcere no) e dell'intervento di Montanelli (Priebke non è un criminale) gli intellettuali che hanno combattuto i nazisti nelle file dei partigiani? «Di questi problemi mi era capitato di parlare a lungo con Primo Levi - dichiara Giorgio Bocca, ex GL -, il quale affermava con estrema sicurezza: "La giustizia è la giustizia". Chi ha peccato deve pagare. Non parlava il linguaggio dell'odio o della vendetta, bensì della giustizia, ma con una radicalità che non condividevo. Io sono sempre stato per il perdono. Forse perché mi spaventa l'odio: lo considero un sentimento improduttivo, da cui non nasce nulla: non ripara dalla morte e non apre al futuro. Credo che in questo giochi la mia educazione cattolica». Quindi Bocca è d'accordo con Toaff. Ma lo è anche con Montanelli? «No, Priebke è stato un criminale. Però non poteva non esserlo. Non poteva fare altro. Ci trovia- mo di fronte, nuovamente, al problema irrisolto dei nazisti: come giudicare qualcuno che agisce in stato di necessità. Priebke militava in un esercito la cui ferrea disciplina non permetteva che si mettessero in discussione gli ordini. Diffìcile capire qua! è la sua responsabilità. Certamente ha preso parte a un episodio feroce, ma nelle stesse condizioni si sono trovati centomila italiani e milioni di tedeschi. Allora la giustizia, che condanna solo uno fra tanti, diventa un simbolo, è solo un simulacro». «La mia risposta è molto semplice: il crimine è all'origine», dichiara invece un connazionale di Priebke, il letterato tedesco Heinz Riedt, traduttore di Se questo è un uomo, il quale fece parte della Resistenza a Padova. Perché la sua risposta è semplice? «Perché io dico che il crimine di Priebke sta nel fatto di essersi arruolato nelle SS e di essere diventato un capitano delle SS. Il crimine è di aver scelto di dedicarsi all'ingiusta causa. Se Priebke fosse stato un semplice soldato della Wehrmacht, oggi faremmo un discorso diverso». Ma come giudica Riedt il gesto di umanità di Toaff? «Io manifesto tutto il rispetto che si deve avere per la posizione di Toaff. Gli riconosco una straordinaria capacità di perdonare. Ma ciò non cambia il giudizio sul caso: Priebke non era obbligato a diventare una SS. Ho anche rispetto per le idee di Montanelli, ma quella scusa, "ha fatto solo il suo dovere", l'ho sentita ripetere troppe volte. E' ridicola. C'è sempre il modo di evitare di finire in quelle situazioni. Io ho rifiutato di diventare ufficiale, fingendo una malattia. Non ho dubbi nel giudicare chi, avendo i gradi, partecipava di persona all'uccisione brutale di esseri umani». Eichmann, Kappler, Barbie, Priebke: la storia restituisce alla cronaca un conflitto morale che riappare nelle dichiarazioni di ieri. Ugo Pecchioli del pds: «La proposta del Rabbino capo mi sembra ragionevole ma forse arriva un po' in anticipo: Priebke si becchi la condanna che si merita, poi si valuterà». L'azionista Leo Valiani: «Montanelli è coerente con se stesso: era contro il Processo di Norimberga e continua a esserlo. Mentre io ero favorevole e continuo a esserlo: Priebke è un criminale, come tale va condannato, anche se si possono poi fare gesti umanitari». Alberto Papuzzi Ugo Pecchioli: quella di Toaff è una proposta ragionevole, ma arriva un po' in anticipo

Luoghi citati: Norimberga, Padova