Di nuovo le vetrine neogotiche «L'armeria Reale cambia Torna l'arredo dell'800» di Maurizio Lupo

l'armeria Reale cambia Torna l'arredo deH'800 Di nuovo le vetrine neogotiche l'armeria Reale cambia Torna l'arredo deH'800 Entro quattro anni andrà in cantina il costoso allestimento di 20 anni fa L'attuale allestimento dell'Armeria Reale, concepito con i restauri che dal 1969 al 1977 richiesero circa 250 milioni, sarà smontato entro 4 armi «a lotti progressivi». Il direttore del museo, Paolo Venturoli, vuole «ripristinare l'arredo neogotico del 1892, attribuito a Pietro Ayres di Cagliari». Era stato smantellato circa 19 anni fa, dall'allora Soprintendente Franco Mazzini. Commissionò un nuovo allestimento museale all'architetto Andrea Bruno, mentre affidò la selezione dei pezzi da esporre a Bruno Thomas, allora direttore dell'Armeria di Vienna, che scartò le armi ritenute false o di minore rilievo. «Quell'operazione fu un errore, una disgrazia», dice oggi Venturoli. «Realizzò un museo con imo stile concettualmente superato, in voga vent'anni prima, proprio quando il llilllilii diluito contempo/ meo già discuteva in molti musei il recupero di allestimenti del secolo scorso». «Vorrei ricordare interviene Mazzini - che nel 1986 lo stesso Venturoli, mentre adeguava l'Armeria alle norme di sicurezza, spese altre risorse per confermare l'allestimento di Bruno e mio, che era stato già modificato nel 1980 dal Soprintendente Giovanni Romano». «Sono stupito di quanto dice Venturoli - aggiunge Andrea Bruno - perché Mazzini è un museografo di vaglia. Pensava che quello stravagante allestimento deH'800 non fosse all'altezza. Ricordo il suo rigore scientifico. E quello di Thomas, che fissò le linee museografiche, nel rispetto dell'autenticità dei beni, scartando la paccottiglia. Io ho dato forma a queste idee, che ritengo ancora d'avanguardia». Finirono smantellati anche pezzi allora famosi, come il manichino a cavallo del principe Eugenio di Savoia, con la replica della divisa usata il giorno in cui liberò Torino, nel 1706. «Abbiamo ritrovato la sella e parte della divisa» L'architetto An rea Bruno dice Venturoli. «Saranno restaurate e il manichino verrà ricomposto. Torneranno visibili anche armi acquistate da Carlo Alberto. Furono accantonate da Thomas perché ritenute dei falsi, ma alcune erano repliche che il Re aveva richiesto a armaioli di pregio». «Ma perché - si chiede Bruno anziché smontare un allestimento costato tanti milioni lo Stato non trova mezzi per potenziare il personale e la comunicazione di un museo visitabile solo a giorni alterni? E' secondo per importanza solo a quello di Vienna, merita più dei pochi visitatori che all'anno lo frequentano». Le visite sono in calo: 18.561 nel 1993, 16.211 nel 1994 e 15.066 l'anno scorso. «E' inutile richiamare più visitatori finché non abbiamo migliorato i servizi» osserva Venturoli. «Il mio primo obiettivo per ora è il recupero dell'allestimento ottocentesco, documentato dalle foto scattate nel 1898 da Luigi Avogadro di Guaregna. Parte ora perché nel 1997 avrò più spazi, con la sala studio e i nuovi depositi climatizzati e visitabili, che stiamo allestendo nel seminterrato. Custodiranno le bandiere storiche e le armi d'epoca successiva al 1892. Intanto è in corso il recupero dei mobili del medagliere. Sarà riallestito l'anno venturo, quando verranno smontate le attuali vetrine che custodiscono le armi orientali, per essere riproposte nella Rotonda. Poi nel 1998 riarrederemo la parte finale della galleria del Beaumont. Con la volontà di finire entro il 2000. Sarà un impegno che condurremo senza chiudere il museo». Molto dipende anche dal personale. «In Armeria vi sono solo 2 funzionari, ne servirebbero 5. Contro mi organico ideale di 50 persone ne abbiamo 29». E i soldi? Quanti ne servono? Venturoli non si sbilancia. E non indica per ora alcuna cifra. Maurizio Lupo llilllilii Una delle sale con le vetrine che saranno un po' alla volta sostituite L'architetto Andrea Bruno

Luoghi citati: Cagliari, Rotonda, Torino, Vienna