Le violenze della tv? Il catalogo è questo

La Fura dels Baus in scena al Palastampa La Fura dels Baus in scena al Palastampa Le violenze della tv? Il catalogo è questo In «M. T. M.» del gruppo catalano come si manipola l'informazione TORINO. «Rilassatevi, ballate». L'invito, proiettato su un grande schermo, sembra fra i più inoffensivi. E infatti chi definirebbe minacciose le folle che si raccolgono in discoteca con lo stesso, gioioso scopo? Qui, però, siamo di fronte a un depistaggio. Il Palastampa trasformato in discoteca è occupato dalla Fura dels Baus, la compagnia più violentemente anarchica che sia apparsa sulla scena europea negli ultimi quindici anni. E se questi campioni catalani della spettacolarità estrema e più duramente eversiva mostrano di sorridere, temetene le conseguenze. In questa sua unica tappa italiana (dopo l'apparizione a Milano nel '95) la Fura rappresenta fino a questa sera «M. T. M.», una creazione ispirata al Gran Teatro del Mondo di Calderón de la Barca, ma centrata sull'idea dell'informazione manipolata e distorta dal potere. Non è uno spettacolo da vedere, ma da vivere. Infatti non c'è separazione tra attori e spettatori. Gli uni e gli altri l'ormano un unico corpo che ondeggia, si sfrangia, si ricompone a seconda del mutare dell'apparato scenico. Il quale è composto da 150 cubi di cartone che, di volta in volta, formano muri, piattaforme, torri, sui quali la Fura dà vita ai suoi tre «giochi», la cui sequenza richiama i tarocchi dell'Oro, della Forza, della Fede, dell'Estasi eccetera. Si comincia braccando un uo- Un momento d lo spettacolo mo, denudandolo e innalzandolo come una vittima sacrificale su una piattaforma, mentre una telecamera insegue la preda e ne proietta l'immagine sullo schermo. Ecco la prima manipolazione: la telecamera isola un particolare e lo trasforma in realtà assoluta. Con il procedere dell'azione, assistiamo al perfezionamento della presa di potere e delle mostruosità che vi sono connesse. Una donna, pur di incoronarsi regina, è disposta a farsi seviziare. Se qualcuno sogna ribellioni, viene freddato con un colpo in bocca. E la telecamera è sempre lì, a spiare, a scegliere e a rinviare immagini secondo il proprio capriccio. E' la sua verità. Che forza può avere il grido: «Basta, non gettarmi più questa merda»? Se pure è importante ciò che si racconta, ancora più importante, con la Fura, è come si racconta. In questo «M. T. M.» c'è mi subisso di tedino music. C'è l'esplorazione sado-maso della violenza, con il sangue (Finto) che sprizza in ogni dove, con i corpi squarciati fino all'esposizione delle interiora, che in un caso vengono persino divorate. C'è il ricorso alla tecnologia più sofisticata, agli strumenti ortopedici, al ritmo sincopato. Insomma, siamo alla disgregazione delle abitudini teatrali e alla creazione di un'avventura sanguinosa e canagliesca che lascia sconvolti. Oggi un po' meno di ieri, però. Colpa nostra. 0 della tv. [o. g.] Un momento dello spettacolo

Luoghi citati: Milano, Torino