Toaff: non vogliamo vendette di Francesco Grignetti

Cronache IL PROCESSO ALLA STORIA Il rabbino: «Ha ottanta anni, gli diano gli arresti domiciliari» Toaff: non vogliamo vendette «Priebke non deve restare in carcere» LROMA A comunità ebraica di Roma, che s'è costituita parte civile contro l'ex ufficiale nazista Erik Priebke, non vuole vendette. Ieri il capo spirituale della comunità, il rabbino Elio Toaff, commentando l'incontro con Papa Giovanni Paolo di due giorni fa al Tg2, ha voluto precisare lo spirito con cui gli ebrei romani partecipano al processo: «Ci attendiamo - ha detto - una sentenza che faccia giustizia. Ma non vogliamo infierire su un uomo di ottant'anni. Un'età per cui non si devono dare pene detentive». Condanna sì, dunque, carcere no. Toaff è anche andato oltre: «Credo che ci sia una legge. Priebke dovrebbe essere agli arresti domiciliari anche se non a Bariloche. Ci sono parecchie persone, qui, che purtroppo si sono offerte di ospitarlo». Ma Priebke, gli chiedono, non rappresenta il simbolo di quella «banalità del male» che è stata la colpa di tanti tedeschi? «Certo - risponde - anche questo tipo di indifferenza è un crimine. Perché vuol dire non partecipare, non sentire quel che si deve provare davanti all'ingiustizia e a determinati atti contro l'umanità». Ma anche il vecchio patriarca Elio Toaff non riesce a dimenticare le vittime innocenti. Priebke, ai suoi occhi, resta l'uomo che ha compilato le liste delle Fosse Ardeatine, il braccio destro di Kappler, colui che ha fatto ammazzare per incuria cinque persone più del dovuto. «Non gli si può mica dare la libertà. La libertà non se la merita. Meglio gli arresti domiciliari che il carcere. Ma attenzione, forse per lui è pure peggio. Sì, perché non potrà uscire e intanto vedrà la gente passeggiare liberamente. In casa vivrà più a lungo. E il pensiero andrà inevitabilmente a quello che ha fatto». Il fatto è che al rabbino capo, e alla comunità che rappresenta, non interessa granché il destino di un uomo. Preme invece che si riapra quella tremenda pagina di storia che fu l'occupazione nazista di Roma, tra il 1943 e il 1944, culminata con la strage delle Fosse Ardeatine. E naturalmente non vogliono processare la storia, ma illumi¬ nare le zone d'ombra che sono sempre rimaste oscure. Lo aveva già detto, a caldo, la signora Tullia Zevi, presidente dell'unione delle comunità ebraiche. «E' un'occasione imperdibile per fare luce sul passato. L'ultima, probabilmente. Servirà per far conoscere alle nuove generazioni quello che accadde. Ed è un'occasione tanto più preziosa in questo momento in cui si sente il vento del revisionismo storico e addirittura del negazionismo». La signora Zevi teme dunque il «revisionismo» storico alla Nolte. Ma soprattutto il «negazionismo», ovvero il colpo di spugna sulla storia. Ci sono storici, infatti, non ultimo l'inglese David Irving, che contestano l'Olocausto. Nei loro libri arrivano a dire che i campi di sterminio non esistevano, che la «soluzione finale» fu tutta una montatura propagandista dei vincitori, e che Auschwitz era un banale campo di raccolta e prigionia. Si carica così di grandi attese e tensioni, questo processo che si aprirà l'8 maggio davanti a un tribunale militare. Davanti ai giudici ci sarà uno degli ultimi superstiti di una generazione che vestì la divisa delle SS. Ed è facile immaginare l'agitazione con cui vivono la vigilia i parenti delle vittime, ma anche la tensione di lui, di Priebke, che da diversi mesi vive in un carcere militare. Ci rivela ora il rabbino Toaff che sono «parecchie» le persone che si sono candidate a ospitarlo. Si sapeva della scrittrice Mary Fiore, che da mesi invia rose rosse all'anziano ufficiale, registra le sue confidenze per scriverci sopra un libro, e di recente ha trovato a Priebke anche un nuovo avvocato. Evidentemente di persone ben disposte verso l'ex ufficiale nazista ce ne sono altre. Ma alla richiesta del legale, Velio Di Rezze, che chiedeva gli arresti domiciliari, la corte militare e la procura hanno già risposto di no. «Motivazioni di sicurezza». Non ci sono solo persone che vogliono ospitarlo, insomma. C'è anche chi vorrebbe vederlo morto. Meglio il carcere militare, allora. Più sicuro per tutti. Francesco Grignetti In molti si sono offerti di ospitare nella loro casa l'ex ufficiale delle SS Sopra, il rabbino Elio Toaff. A sinistra Erik Priebke

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