inchiesta sulla «sicurezza» Fiat

inchiesta sulla «sicurezza» Rat Esposto di tre Cobas: violato il contratto di lavoro. La difesa: mai esistito spionaggio inchiesta sulla «sicurezza» Rat Romiti: struttura usata contro il terrorismo TORINO. Il procuratore aggiunto della pretura Raffaele Guariniello ha aperto un'inchiesta dopo aver ricevuto un esposto da tre componenti dello Slai-Cobas di Arese. Prendendo spunto dagli interrogatori di Cesare Romiti nell'ambito dell'indagine sui fondi neri Fiat, i sindacalisti sostengono che possa essere stato violato lo Statuto dei lavoratori. Secondo i Cobas, parte civile in quel procedimento, il presidente della Fiat avrebbe dichiarato ai pm Sandrelli e Avenati-Bassi che almeno fino al 1993 sarebbe rimasta in funzione all'interno degli stabibmenti una struttura informativa, «formata da carabinieri, poliziotti e agenti dei servizi segreti, che venivano assunti come normali lavoratori Fiat e retribuiti "in nero"». Si sono schedati i dipendenti? Al Tg3 Cesare Romiti ha dichiarato: «Questa storia non esiste. Se dicono di aver preso spunto da un mio interrogatorio, non hanno capito nulla». Gli è stato chiesto a che servisse la struttura di cui si è parlato. «Ci si deve difendere dai ladri e dalle irregolarità. Non c'entrano niente i dipendenti, nella maniera più assoluta». Ultima domanda: «Quindi, anche questa struttura non esiste più?». E la risposta è stata: «Ma per l'amor di Dio...». «Il compito di questa struttura informativa - scrive lo Slai-Cobas era quello di entrare in fabbrica, avvicinare le maestranze sul luogo di lavoro, vigilare su quanto avveniva e infine riferire all'azienda». In questo modo, secondo i legali dei sindacalisti, si sarebbe aggirato lo Statuto dei Lavoratori, che impedisce al servizio di vigilanza di entrare nei reparti lavorativi. Ai magistrati impegnati nell'inchiesta Fiat, Romiti aveva parlato di fondi neri per un miliardo l'anno accantonati per affrontare il problema del terrorismo e dei furti in fabbrica. E aggiunse: «Quando le esigenze di sicurezza si attenuarono, non si poteva mandare a spasso gli informatori. Non sono dei gentiluomini». Anche Claudio Sabattini, segretario nazionale Fiora, ha preso posizione: «La Fiat usa discrezionalmente tutti gli strumenti che ha uno Stato perché, dalla fine degli Anni 70, è stata protetta da un sistema politico e da gran parte del sindacato (oltreché da intellettuali di questo o quel regime), e non ha avuto bisogno di affrontare il problema della democratizzazione». In serata l'avvocato Vittorio Chiusano ha detto: (Apprendo dell'inchiesta da indiscrezioni giornalistiche: mi astengo dal commentare atti giudiziari di cui nulla mi risulta. Un fatto è certo: il dottor Romiti ha fatto riferimento, nel suo interrogatorio, a un servizio di sicurezza nato, in anni di terrorismo, dall'insopprimibile esigenza di tutelare l'azienda e quanti vi lavoravano da rischi gravi: un servizio che aveva finalità nobili, di protezione nei confronti dell'intera collettività. Chi vuole insinuare che sia stato usato per finalità di spionaggio, travisa le sue parole». Ir. e]

Persone citate: Avenati-bassi, Cesare Romiti, Claudio Sabattini, Fiora, Raffaele Guariniello, Sandrelli, Vittorio Chiusano

Luoghi citati: Arese, Torino