Tangenti Metrò otto anni a Craxi di Susanna Marzolla

Risarcimento record: 50 miliardi. Condannati anche Cervetti e Mattioli, Pollastrini assolta Risarcimento record: 50 miliardi. Condannati anche Cervetti e Mattioli, Pollastrini assolta Tangenti Metrò, otto anni a Craxi L'ex leader: sentenza fascista MILANO. Otto anni e tre mesi di carcere e un risarcimento record (oltre 50 miliardi! per Bettino Craxi: questa la sentenza emessa al termine del processo per le tangenti Mm. Un processo tormentato, per le continue istanze presentate proprio dall'ex segretario del psi e respinte dalla Cassazione. Ieri così, dopo mesi, è arrivata la sentenza. La settima sezione penale (la stessa che sta conducendo il processo contro Silvio Berlusconi) ha riconosciuto in pieno la validità dell'accusa di corruzione per Craxi, considerato il «dominus» dell'intero sistema delle tangenti miliardarie pagate dagli imprenditori alla Metropolitana milanese. Ed è andata, se pur di poco, al di là delle richieste dell'accusa: il pm Paolo Ielo avevo infatti proposto una condanna ad otto anni. Il tribunale ha dato ragione alla procura anche sul coinvolgimento di un alto manager Fiat, Francesco Paolo Mattioli, direttore finanziario del gruppo, accusato per quando rivestiva la carica di presidente di Cogefar-Impresit: è stato condannato a 2 anni e 5 mesi di carcere (la richiesta era due anni). Ancora, il tribunale ha accettato le tesi dell'accusa sulle tangenti che avrebbe incassato l'ex pei, ma solo parzialmente. Ha infatti condannato l'ex deputato Gianni Cervetti, all'epoca esponente di spicco dell'area «migliorista»: tre anni di carcere (il pm ne aveva chiesti 4). Ha invece assolto, e con formula piena, Barbara Pollastrini, ex segretaria milanese del pci-pds: per lei Ielo aveva proposto una condanna a 3 anni e 4 mesi, riconoscendo che «non aveva preso una lira» ma ritenendola responsabile di «concorso morale» in corruzione. La sentenza comprende anche la condanna del costruttore Luigi Civardi a 2 anni e un mese (pena richiesta: 2 anni) e l'assoluzione di Cesare Rinaldi, presidente della cooperativa «Cmb» di Carpi di cui lo stesso pm aveva riconosciuto l'innocenza. E' da segnalare, infine, che la maggioranza degli im¬ putati era già uscita dal processo, grazie ai patteggiamenti o per lo stralcio delle loro posizioni. La vicenda delle tangenti Mm era stata quasi agli albori di Mani Pulite: si trattò del primo troncone di indagine che coinvolse pobtici di rilievo e importanti società. E che svelò l'esistenza di un autentico «sistema» in cui per ogni appalto esisteva una tariffa fissa di tangenti, a sua volta ferreamente divisa in quote per i partiti. Prim'attore di tutta la vicenda è sempre stato considerato Craxi: «Era a lui che Silvano Larini (l'architetto-postino, la cui posizione è stata stralciata, ndr) ha portato dieci miliardi nell'ufficio di piazza Duomo, e buona parte sono finiti nelle sue tasche personali». Così Ielo aveva motivato la richiesta di condanna, fatta propria dal tribunale. E così si spiegano i risarcimenti decisi: 36 miliardi solo per lui, Craxi; 6 miliardi in solido con Mattioli; 9 con Civardi; 700 milioni con Cervetti. Alla lettura della sentenza non c'era nessuno degli imputati (Mattioli e Cervetti si erano visti la mattina, prima che i giudici entrassero in camera di consiglio). C'erano mvece fairuliari e amici di Barbara Pollastrini, visibilmente commossi: «I giudici hanno rico¬ nosciuto la sua estraneità non solo ai fatti contestati ma all'intero sistema della corruzione. Una sentenza giusta», commentano i suoi legali Guido Calvi e Giuliano Pisapia. Critico invece l'avvocato Vittorio Chiusano, difensore di Mattioli: «Pur con il rispetto che si deve ad ogni sentenza - dice - devo manifestare il mio dissenso e anche il mio profondo rammarico per la decisione che ritengo errata e ingiusta. Il mio assistito ha subito prima l'onta dell'arresto ed oggi anche quella di una condanna sostanzialmente per via delle dichiarazioni rilasciate dal "penti¬ to" Maurizio Prada (ex esponente de; in attesa di processo, ndr), interessate, contraddittorie e senza alcun riscontro». Cervetti, con un comunicato, preannucia: «Mi batterò affinché sia messa finalmente in luce la verità». Mentre Bettino Craxi invia un durissimo fax da Hammamet: «Neanche negli anni del fascismo si osò strumentalizzare sino a tanto l'uso della ordinaria giustizia penale». E aggiunge: «Vengo ancora una volta condannato senza prove per reati che non ho commesso». Susanna Marzolla L'ex leader socialista Bettino Craxi. Sopra, il suo difensore Giannino Guiso

Luoghi citati: Carpi, Milano