E MICOL SUPERA ANGELICA

N N di Stefania Bettola N ELLA letteratura sudamericana le donne sono molto belle ma un po' faticose, cosi volitive, energiche, magiche, ardenti. Per questo mi piace più di tutte Remedios la Bella, che sta in Cent'anni di solitudine, perché è soltanto bella, però bellissima in assoluto, tanto che ancora bambina si pianta nel cuore di Aureliano Buendia e ci resta per sempre senza fare nient'altro che essere bella, e tranquilla. Una donna di Boterò Una donna di Boterò A creatura femminile più affascinante della narrativa spagnola e latinoamericana del Novecento fa la sua comparsa nel 1885. Frutto tardivo della letteratura spagnola oppure premonizione di quanto accadrà (o non accadrà) una volta che l'impulso romanzesco si trasferisca nel continente latino-americano? Certo è che la protagonista della Presidentessa di Clarin, la bellissima Ana de Ozores, stretta nella sua condizione provinciale di moglie di un vecchio gentiluomo dedito allo studio del codice di onore del Siglo de oro, lacerata tra la devozione religiosa impostale dal canonico della Cattedrale di Vetusta, don Fermùi, in realtà follemente innamorato di lei, e l'attrazione esercitata abilmente dal dongiovanni locale, non avrà discendenti né in Spagna né in America Latina. In Spagna, infatti, la seduzione femminile, abbandonate le vie del romanzo, sembra incarnarsi nella poesia o nel teatro, echeggiare nella lirica della generazione del '27 o nelle donne recluse e appassionate dell'opera di Federico Garda Lorca. In America Latina, invece, prende tutt'altra strada: non è un caso, infatti, come ricorda Angelo Morino nel suo recentissimo e illuminante Cose d'America (Sellerio), che José Marti, ispiratore della nuova coscienza cubana, trovandosi esule a New York nel 1880, manifestasse così tutta la sua ammirazione per l'opera di Gustave Moreau: «Questa Galatea che ha appena terminato, pur possedendo la più soave forma femminile, non è una donna. Sorge circondata da capricciose vegetazioni che assomigliano ai deliri del fecondo pensiero poetico...». l d p pA paralizzare e cattuare lo sgurdo di Marti è l'ornamentazione che, senza cancellare il corpo feniminile, lo ricopre, lo adorna, lo rende appunto femminile e soprattutto singolare. E carica di ornamenti nasce la protagonista latinoamericana, non grazie a Marti che, lasciato da parte un romanzo molto tradizionale, si era semplicemente limitato a invocare una nuova lingua, ma grazie, invece, a coloro, come Mario Vargas Uosa, che questa lingua la crearono. Essi intuirono come, nel vuoto della letteratura latinoamericana, qualsiasi libertà fosse permessa e che «la condizione adamitica, pionieristica» dello scrittore costituiva, nel dominio della creazione (e ci ispiriamo anche qui alle pagine di Angelo Morino), «un incentivo alla sua ambizione». Ma quali attributi, quali ornamenti inventare per la «bella» dell'America Latina che nasce sola, in un paesaggio ignoto, ignota lei stessa perché venuta dal nulla? L'eroina del romanzo ottocentesco europeo di tradizione ne aveva da vendere e la sua ascendenza se la portava, per così dire, addosso. Sono le circostanze immediate e non l'ascendenza a definire Jane Eyre, Anna Karenina, Madame Bovary. Per la «bella» dell'America Latina serve invece la tradizione, l'ascendenza. Nel Reino de este mundo del cubano Alejo Carpentier, troviamo una Premio Grinzane Gavour - tuttOlibi 1 - Salone del libro EMCOL SUPERA ANGELICA

Luoghi citati: America, America Latina, New York, Reino, Spagna