Esodo a Tiro per i raid israeliani di Aldo Baquis

I jet di Gerusalemme colpiscono a 2 chilometri dalla Siria. Ancora razzi sciiti sulla Galilea I jet di Gerusalemme colpiscono a 2 chilometri dalla Siria. Ancora razzi sciiti sulla Galilea Esodo g Tiro per i raid israeliani Quattrocentomila in fuga, due nuovi attacchi su Beirut TEL AVIV NOSTRO SERVIZIO Mentre l'Operazione Furore lanciata da Israele contro i guerriglieri filo-iraniani hezbollah ha raggiunto ieri il suo quarto giorno, il Libano e la Galilea sono ormai in fiamme e una soluzione politica del conflitto sembra essere ancora remota. Da ieri il Libano è tornato ad essere un Paese di profughi e di sfollati. Per tutta la mattinata una stazione radio libanese controllata da Israele ha esortato la popolazione di Tiro (100 mila abitanti) e di 40 villaggi vicini ad abbandonare le proprie case perché di lì a poco sarebbero iniziati duri bombardamenti contro obiettivi hezbollah. Sulla superstrada per Beirut si sono così creati imponenti ingorghi stradali mentre Israele sottolineava la serietà delle minacce con duri bombardamenti di artiglieria (migliaia di obici) sulla vicina Nabatye. In tutto, fra 200 e 400 mila libanesi hanno dovuto lasciare le loro case. Sottoposti a una pressione inau-1 dita, gli hezbollah hanno reagito con caparbietà mobilitando 300 «Martiri votati al suicidio» (pronti ad agire nella Fascia di sicurezza) e sottoponendo l'Alta Galilea per tutta la giornata a duri bombardamenti che hanno provocato solo il ferimento di due persone, ma che hanno causato danni ingenti. Sotto il fuoco degli sciiti si sono così trovati gli abitanti di Naharya, Kiryat Shmona, Gonen, Margaliot, Mayan Baruch: fra di loro c'era anche il capo dello Stato Ezer Weizman, giunto in zona per infondere fiducia nella popolazione, che in due occasioni si è trovato a breve distanza dai razzi. Weizman - un comandante dell'aviazione - non ha battuto ciglio. Passata la pioggia di sabato, ieri è tornato il sereno e l'aviazione israeliana ha fatto da protagonista della giornata colpendo stazioni radio e ripetitori della guerriglia sciita a Nabi Shit, a due chilometri dal confine con la Siria, in una zo¬ na dove l'antiaerea siriana è molto fitta. Ancora una volta Israele è andato sul filo del rasoio e ancora una volta - come giovedì scorso - il rischio di un confronto diretto israelo-siriano è stato sventato di misura. Lo stesso comandante dell'aviazione israeliana, Herzl Bodinger, ha riconosciuto: «Noi non abbiamo niente contro i siriani. Ma in circostanze del genere un errore è sempre possibile». L'aviazione israeliana ha inoltre compiuto due raid a Beirut. Il pri- mo è stato a Jamur: «Abbiamo colpito i trasformatori della centrale elettrica di Jamur - ha detto Bodinger - perché il giorno prima era stata colpita la centrale elettrica di Kiryat Shmona. Potevamo fare danni molto più seri. Ci siamo accontentati per ora di un avvertimento», che ha lasciato comunque alcuni quartieri della capitale libanese senza corrente elettrica. Il secondo raid è stato diretto contro un ufficio dei servizi di sicurezza degli hezbollah, nel quartiere di Dahya. I servizi di intelligence israeliani hanno intanto notato che l'ambasciata iraniana di Beirut si è svuotata nei giorni scorsi e che i diplomatici di Teheran - che evidentemente temono di essere colpiti dagli israeliani hanno fatto ritorno in patria. I nuovi attacchi israeliani non sono passati senza proteste. La Francia e la Russia hanno manifestato il loro totale dissenso in messaggi inviati a Gerusalemme, che il premier Shimon Peres ha respinto con decisione. «Come reagirebbe la Francia - si è chiesto - se nel cuore di Parigi si creasse un quartiere terroristico, extra-territoriale, da dove di tanto in tanto partono ordini di bombardare la Germania, o la Gran Bretagna?». «Il governo libanese - ha aggiunto il capo di stato maggiore israeliano, generale Amnon Lipkin Shahak - deve decidere chi sia il vero potere sovrano in Libano, il governo di Hariri o gli hezbollah». «Fintanto che non avremo ricevuto una risposta definitiva - ha aggiunto - continueremo a colpire gli hezbollah ovunque si trovino». Israele chiede in sostanza a Hariri (e in particolar modo al suo potente alleato, Hafez Assad) di disarmare gli hezbollah, così come in passato ha disarmato le falangi cristiane, le milizie druse e gli sciiti dell'Amai. In cambio il governo israeliano fa intravedere la possibilità che - una volta eliminata la presenza militare degli hezbollah a ridosso del suo confine - Israele possa acconsentire a un ritiro dalla Fascia di sicurezza. Aldo Baquis Peres: sospendiamo gli attacchi se gli ultra rinunciano a lanciare razzi Gli elicotteri colpiscono la centrale elettrica della capitale

Persone citate: Amnon Lipkin Shahak, Ezer Weizman, Gonen, Hafez Assad, Hariri, Herzl Bodinger, Mayan Baruch, Shimon Peres, Weizman